I voli tra il Regno Unito e l’Europa continueranno anche in caso di “Brexit no deal”, cioè una Brexit senza intese commerciali tra i Paesi. In questo caso, il Regno Unito lascerà l’Unione europea il 29 marzo senza negoziati né rassicurazioni sul futuro. Il “senza accordo” fa, infatti, decadere il periodo di transizione.
Il Parlamento europeo tranquillizza, quindi, compagnie aeree e travel industry: le aerolinee con base in Uk potranno volare nello spazio aereo europeo e sono autorizzati alle soste. Non ci sono nemmeno le limitazioni al numero di voli (il cosiddetto “flight cap”), come a sua volta previsto durante le consultazioni.
Circa il 61% dei cittadini britannici prevede di fare un viaggio in Europa quest’anno. I Paesi europei beneficiano di 37 miliardi di sterline in spese di viaggio e sostengono 870mila posti di lavoro. Con questa decisione, l’operatività dei collegamenti aerei può rimanere inalterata fino alla fine del 2020.
In questa settimana decisiva sulla Brexit e mentre a Londra si susseguono i voti in Parlamento tra diversi emendamenti, di pochi minuti fa l’annuncio che la Camera dei Comuni ha approvato la mozione di posticipo della Brexit oltre la scadenza fissata del 29 marzo.
Mercoledì scorso, il parlamento britannico aveva espresso il NO a una Brexit senza accordo per un soffio: la proposta, presentata da laburisti e conservatori, era passata per soli quattro voti.
Come si vede, lo scenario è in continua evoluzione. Solo a fine anno scorso, si dipingevano quadri nefasti su un “deal” ancora tutto da definire, come vi scrivevamo qui. Forse merita ripassare l’argomento con una puntuale voce Wikipedia, a questo link, sulla rivolta epocale dei britannici nei confronti degli “eurocrati di Bruxelles” come li definì il compassato Financial Times. Che lo storico referendum sia stato un risultato “di pancia”, come spesso è stato scritto dagli analisti di politica, lascia ancor più pensare oggi, a valle delle lunghissime trattative. Sulle quali non è ancora stata scritta la parola “fine”.