I viaggi aerei corporate sono in crescita e rappresentano una fonte fondamentale del fatturato delle compagnie. Numeri alla mano, nel decennio precedente l’inizio della pandemia di Covid, i voli in “cabine premium” hanno generato circa il 20% dei ricavi del settore a livello globale e circa il 30% di tutti i ricavi derivanti dalle operazioni internazionali.
Numeri molto elevati, visto che i passeggeri premium rappresentavano solo il 5%. Percentuale che sale a circa il 7% del fatturato dei passeggeri per chilometro.
Secondo la International Air Transport Association (Iata), alla fine del 2023 il traffico che occupa posti business era al 99,1% dei livelli pre-pandemia. Questo mentre i viaggi in classe economica erano solo al 94,1% dei volumi del 2019.
Nel primo trimestre del 2024, i viaggi aerei corporate hanno ampiamente raggiunto i livelli pre-pandemici sia in termini di traffico che di spesa. Nonostante siano ora tornati a livelli “normali”, la ripresa post Covid è stata altalenante, per molti aspetti ma iniziando da quello geografico.
In base ai dati resi noti da Capa – Centre ofr Aviation Premium Travel, nel 2020 e nel 2021 furono i passeggeri leisure a ritornare a volare. Il business travel è stato molto lento ed è rimasto “coi piedi per terra”. In ogni senso.
Vuoi per la chiusura delle frontiere, vuoi per il timore di contrarre il virus, molte aziende hanno apportato profondi tagli ai budget di viaggio virando verso l’adozione di videoconferenze.
I viaggi aerei corporate e il taglio delle tariffe
E con la crisi dei viaggi d’affari, le compagnie aeree hanno risposto tagliando le tariffe dei biglietti in business class. Tagli non da poco visto che si sono raggiunte punte di -70% contro un calo medio del 30% dei sedili in economy. Seguendo la classica legge della domanda e dell’offerta, la diminuzione delle tariffe ha avuto l’effetto di aumentare l’attrattiva dei posto in business anche in segmenti di mercato più attenti ai costi. Ossia verso i passeggeri leisure, che fino ad allora preferivano volare in economy per ovvie ragioni di prezzo.
Dopo un paio d’anni di stop (forzato) ai viaggi e dopo aver risparmiato denaro molti viaggiatori hanno scelto di ritornare a volare acquistando biglietti per i sedili più costosi. Tutto ciò faceva parte della tendenza dei “viaggi di vendetta”, che a inizio 2022 porteato alla ripresa dei viaggi in cabine premium ed economiche.
Mentre lentamente le tariffe aeree sono tornate alla normalità – sia in termini di valori nominali che di differenza di prezzo tra cabine premium ed economiche – il fenomeno dei viaggi di vendetta si è attenuato. Tuttavia ci sono dei segnali che una parte del pubblico dei viaggiatori è disposta a continuare a optare per i viaggi nelle cabine premium.
Una “nuova normalità” per i viaggi d’affari?
Sebbene i viaggi aerei corporate siano ora tornati a livelli pre Covid, ci sono cambiamenti sostanziali nel traffico di classe premium. Questo riguarda sia i motivi dei viaggi sia differenze a livello regionale.
Prima di tutto, i volumi dei viaggi d’affari sono ancora ampiamente al di sotto dei livelli pre-pandemia e la spesa continua a riprendersi a un ritmo diverso, a seconda del settore. Il settore delle costruzioni, quello dell’istruzione e quello correlato alle attività professionali, scientifiche e tecniche hanno mostrato la maggiore resilienza durante la ripresa.
La Global Business Travel Association segnala che la spesa per i viaggi d’affari sta crescendo soprattutto a causa dell’inflazione. I viaggiatori d’affari stanno facendo scelte diverse in termini di classe di volo e di tipologia di hotel. E al tempo stesso il telelavoro e il bleisure sono entrambi in aumento.
C’è anche una maggiore attenzione alle iniziative di sostenibilità tra le parti interessate all’ecosistema dei viaggi d’affari. A questo si aggiunge la diffusione delle tecnologie per le riunioni in videoconferenza, la rapida crescita di chi lavora da remoto e all’aumento del volume dei viaggi bleisure.
Queste tendenze potrebbero avere un impatto sulla produttività dei viaggi d’affari e sulla sua composizione.
Business travel, ritorno alle forme “classiche” pre pandemia
I viaggi d’affari non hanno subito l’ampia recessione strutturale che alcuni temevano sarebbe derivata dalla pandemia. Sebbene i volumi siano ancora ben al di sotto dei livelli pre Covid, in particolare nella regione dell’Asia Pacifico, c’è motivo di essere ottimisti riguardo alle prospettive complessive.
Sulla base di un campione di 14 paesi (tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Giappone, Spagna e Sud Africa), alla fine del 2023 gli arrivi businss erano pari al 75% dei livelli pre-pandemia.
Tuttavia, la spesa per i viaggi aziendali si sta avvicinando ai livelli del 2019 – al netto degli aumenti dovuti all’inflazione – con prospettive in costante miglioramento. In aggiunta, la tendenza verso modalità di lavoro ibride e da remoto sta creando nuovi tipi di viaggiatori d’affari e nuovi tipi di domanda.
Allo stesso tempo, le forme storiche di viaggio aziendale – per visita a clienti o per riunioni interne – si stanno lentamente riaffermando. E lo fanno grazie al supporto di una ripresa economica e grazie alla ripresa dei budget delle imprese.
Il nuovo rapporto del Capa “The World’s Top 10 Routes 2024” esamina più in dettaglio le dinamiche dei viaggi premium nelle regioni del mondo. Evidenzia anche le 10 maggiori rotte mondiali per posti premium. Ogni elenco contiene un commento dettagliato della prestazione sulla coppia di percorsi.
(Scarica qui il rapporto completo)