Le tariffe alberghiere corporate negli Stati Uniti nel 2016 subiranno il più grande aumento da almeno una decade, del 6,5-7,5% anno su anno. A dirlo un professore della New York University, Bjorn Hanson, che ha sentito diverse aziende e travel manager proprio nel periodo delle nuove negoziazioni con gli hotel.
“La mia proiezione si basa naturalmente a parità di città e di hotel utilizzati, non al netto delle eventuali novità” ha detto Hanson, che ha proseguito: “i travel manager pensano di aver fatto un buon lavoro schiacciati dalla ripresa delle tariffe alberghiere ma, anche, dalla consuetudine, almeno delle giovani generazioni, a prenotare direttamente sul web. Sempre che le aziende glielo permettano”. Tariffe che crescono grazie anche alle prenotazioni sempre più aperte e ai gestionali degli hotel sempre più sofisticati, che riescono a leggere alla perfezione la situazione del mercato alberghiero locale.
Un innalzamento di tariffe che potrebbe spingere a adottare un downgrading di alberghi, anche scegliendoli in località vicine a quella di destinazione. Anche perché gli alberghi cercano sempre di più di guadagnare con le ancillary, escludendo servizi, vedi ad esempio la colazione, che un tempo erano inclusi.
Secondo Hanson già quest’anno le tariffe si sono alzate del 6,25%, aumento che non accadeva dal 2006.
Con in più il problema che in momenti di picco di occupazione (la media negli States è di circa il 65%, ndr) alcune tipologie di tariffe negoziate non sono più disponibili. Ecco perché il continuo ricorso alle prenotazioni via web, con tariffe dinamiche, anche fuori dai tool aziendali. Anche booking.com business ad esempio, si rivolge anche come back up alle grandi aziende per trovare stanze in località non coperte o tariffe che non hanno nel loro usuale portfolio di accordi.
Le tariffe negoziate contano negli Usa circa il 20% per le room night e quasi il 30% del revenue dell’industria alberghiera a stelle e strisce. Un segmento che attira anche l’extra-alberghiero, tanto che anche AirBnB starebbe pensando di introdurle. Visto che, almeno nelel travel policy, aziende come il re della sharing accomodation, ancora non ci è entrato in maniera considerevole. Anche se già nel 2016 ci sraà un deciso cambiamento di tendenza.