Con lentezza, e spesso troppe incertezze, eppure lo scenario italiano delle infrastrutture aeroportuali si muove. Tanto che anche il piano di riordino dell’assetto generale degli scali nazionali pare finalmente aver preso un certo abbrivio. Niente di definitivo, certo, ma almeno, dopo un’attesa di oltre un quarto di secolo, dalle parole si è fatto finalmente un passo in avanti, in direzione della concretezza. Qualche giorno fa, il Consiglio dei ministri ha infatti adottato il Piano nazionale degli aeroporti, nella versione proposta a gennaio di quest’anno dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, allora in quota al governo Letta.
Tutto fatto, allora? Non proprio, visto che, prima della sua definitiva ufficializzazione, il testo deve ancora passare al vaglio della Conferenza stato-regioni, essere quindi nuovamente approvato, in seconda lettura, dal Consiglio dei ministri, e diventare infine ufficiale, tramite decreto del Presidente della Repubblica. Quando, e se, il Piano diverrà realmente effettivo, esso rappresenterà peraltro un utile strumento di governance: un quadro programmatico per lo sviluppo globale del comparto, volto a ottimizzare l’offerta trasportistica e soprattutto a individuare le priorità infrastrutturali, su cui concentrare le risorse disponibili per gli investimenti.
Alla luce di tali finalità, il testo delinea quindi dieci diversi bacini aeroportuali, individuando, per ciascuno di essi, uno scalo strategico e una serie di aviostazioni di interesse nazionale. Unica eccezione, l’area Centro-Nord, dove, per le caratteristiche morfologiche del territorio, e le dimensioni degli aeroporti, gli scali strategici sono due: quello di Bologna e il Pisa-Firenze, previa integrazione delle due aviostazioni toscane.
Le novità istituzionali non modificano, tuttavia, il quadro piuttosto complesso con cui oggi si deve confrontare il sistema del trasporto aereo nazionale. Come già sottolineato nella prima parte di questa inchiesta sul panorama degli aeroporti italiani, apparsa sullo scorso numero di Mission, il forte sviluppo dei vettori low cost, la questione intermodalità, il dehubbing di Malpensa, nonché la crisi del vettore di bandiera e la conseguente alleanza Alitalia-Etihad, sono fattori in grado di sconvolgere equilibri vecchi e nuovi. In tale contesto potenzialmente foriero di nuovi e sostanziali cambiamenti, proseguiamo quindi il nostro viaggio alla scoperta dei piani di sviluppo dei principali aeroporti della Penisola, parlando questa volta di Milano, Roma, Verona e Napoli.
Milano
Expo, vicenda terza pista di Malpensa, pianoAlitalia-Etihad e infine decreto Lupi su Linate: sono molte le sfide a cui il sistema aeroportuale milanese sta andando incontro in questo periodo. Ma il problema di base rimane uno solo: il secondo aeroporto nazionale per flusso di passeggeri, quella Malpensa che alla fine degli anni 1990 sembrava destinata a diventare uno dei principali nodi del trasporto aereo europeo, non si è ancora ripreso dal colpo del de-hubbing; il trasferimento dei voli lungo raggio a Fiumicino, operato nel 2007 dall’ex compagnia di bandiera italiana, ha ridotto sensibilmente il numero di viaggiatori movimentati dallo scalo meneghino, passati dai quasi 24 milioni di quell’anno ai poco meno di 18 milioni del 2013.
E a complicare ulteriormente lo scenario, non è detto che i nuovi cambiamenti all’orizzonte vadano a migliorare la situazione. Anzi, in alcuni casi potrebbero alterare ulteriormente il delicato equilibrio con l’altro scalo cittadino di Linate, trasferendo ulteriori passeggeri da Malpensa, tramite il city airport milanese, verso hub concorrenti. Nonostante la promessa di una quindicina di nuovi voli settimanali, la freschissima alleanza di Alitalia con la compagnia emiratina minaccerebbe infatti la stessa Malpensa di un ulteriore declassamento, così come, nella medesima direzione, potrebbe muoversi il decreto recentemente promosso dal ministro Lupi, per liberalizzare i voli europei da e per Linate. A ciò si aggiunga, poi, l’annosa vicenda dellacostruzione delle terza pista, oggetto di numerose polemiche soprattutto da parte delle comunità locali: un progetto il cui destino non è stato chiarito neppure da un altro decreto recente, il cosiddetto Sblocca-Italia, che pure lo ha inserito, per 890 milioni di euro, nell’elenco degli investimenti da sburocratizzare.
Uno scenario dai confini alquanto sfumati, che non può non preoccupare Sea, la società di gestione degli scali di Linate e Malpensa, impegnata da tempo in una serie di ingenti investimenti, molti dei quali indirizzati proprio verso lo scalo milanese situato in provincia di Varese. Dopo aver inaugurato, all’inizio del 2013, il nuovo terzo satellite (35mila metri quadrati di superficie complessiva, 3mila dei quali dedicati alle vip lounge), a Malpensa sono ora infatti in corso i lavori di restyling del terminal 1: un progetto da circa 30 milioni di euro, che mira a rinnovare lo scalo in vista di Expo 2015. L’intervento, raccontano fonti aeroportuali, punta a realizzare «una struttura all’avanguardia, elegante e luminosa, con forme aerodinamiche in acciaio e vetro, pavimenti in marmo e rivestimenti esterni in zinco-titanio». Da completarsi entro aprile 2015, il nuovo terminal 1 raggiungerà così una superficie totale di 350 metri quadrati e conterà su 90 gate di imbarco, con 270 banchi check-in e 41 pontili mobili (loading bridges). Potrà inoltre accogliere contemporaneamente due Airbus A380, i giganti dell’aria a due piani, imbarcando i passeggeri attraverso tre pontili.
Intenso anche lo sforzo digitale di Sea, che ha recentemente dotato entrambi i propri scali di alcune applicazioni ufficiali, in grado di tenere informati in tempo reale i passeggeri sulle condizioni del traffico cittadino e ferroviario locale, di aggiornarli sulla situazione dei voli e di garantire una serie di servizi e prodotti ad hoc. Gratuito, e senza limiti di tempo, anche il collegamento wi-fi per i viaggiatori: il servizio è tuttavia offerto con una velocità di navigazione modulabile in tre fasce, la più efficiente delle quali può essere sfruttata solamente a pagamento.
In tema di sostenibilità ambientale, infine, ancora fonti aeroportuali sottolineano come «da quattro anni Sea produce e diffonde, in forma digitale, un bilancio di sostenibilità, che misura le proprie performance economico-competitive, ambientali e socio-economiche. La metodologia adottata è in linea con quello che è considerato il principale standard internazionale in tema di rendicontazione e sostenibilità (la Global reporting initiative: Gri), e colloca il report milanese tra i più completi bilanci non finanziari, nel panorama europeo delle società private di gestione aeroportuale. Nei prossimi mesi è inoltre in calendario un workshop, con i principali stakeholder del gruppo, finalizzato all’individuazione delle future priorità, anche ambientali, da inserire nell’agenda di sviluppo strategico».
Roma
Se l’alleanza Alitalia-Etihad preoccupa Malpensa, completamente opposta è al contrario la prospettiva della società di gestione di Fiumicino e Ciampino, Aeroporti di Roma (Adr), che dalla partnership italo-emiratina è con ogni probabilità destinata a ricavare notevoli vantaggi. Il piano della compagnia di Abu Dhabi, almeno a grandi linee, è infatti quello di porre il Leonardo da Vinci al centro di una vasta rete di rotte, organizzate in modo tale da collegare l’Oriente e l’Occidente del globo via Italia ed Emirati Arabi. Lo stesso decreto Sblocca Italia, inoltre, che mira a liberare circa 4,6 miliardi di euro di finanziamenti riservati allo sviluppo degli scali nazionali, ne indirizza la stragrande maggioranza proprio verso Fiumicino, a cui sarebbero destinati 2,1 miliardi per la realizzazione di un nuovo terminal e la costruzione di una quarta pista (anche in questo caso contestata dalle comunità locali). Obiettivo di lungo periodo: triplicare la capacità di movimentazione di passeggeri annuadell’aeroporto dagli attuali 35 milioni di viaggiatori a quota oltre 100 milioni.
In attesa di tali promettenti sviluppi, Adr prosegue negli sforzi di miglioramento di offerta e servizi: un piano avviato nel 2013 con l’obiettivo di rendere il Leonardo da Vinci sempre più competitivo a livello globale. Ultima iniziativa in ordine di tempo è l‘introduzione del sistema sperimentale eGates per il controllo automatizzato del passaporto elettronico e la conseguente riduzione dei tempi di attesa. Ma recentemente è stato anche inaugurato, presso il terminal 3 partenze, lo sportello del comune di Roma, «Carta d’identità al volo», grazie al quale è possibile ottenere un documento valido per l’espatrio in pochi istanti. Tutti gli info point dell’aeroporto sono inoltre oggi dotati di fotocopiatrici e fax per le esigenze dell’ultimo minuto, così come gratuito è il servizio di connessione wi-fi. Per un miglior comfort dei passeggeri, sono state poi installate oltre 100 chaise longue e mille nuove sedute su tutta la superficie aeroportuale. In tema di pulizia, e come primo riferimento operativo per i viaggiatori, è stata persino istituita la figura del terminal manager, con l’incarico di responsabile del decoro dell’aerostazione.
In ambito infrastrutturale, Adr ha quindi rinnovato tutti i gruppi di toilette dello scalo, nonché rifatto le pavimentazioni interne ed esterne dei terminal, e sostituita l’illuminazione con tecnologie al Led. Sul lato terra è stato realizzato il nuovo polo bus ed è da poco operativo il «Car valet»: un nuovo parcheggio con servizi ad hoc, quali il rifornimento carburante, il lavaggio e la riconsegna della vettura all’arrivo. Sul versante airside, sono stati invece riqualificati i pontili d’imbarco, sono state realizzate alcune opere di ammodernamento della via di rullaggio e della pista 1, ed è stata completamente ristrutturata la pista 2.
In tema di accoglienza passeggeri, infine, oltre ad aver ottenuto la certificazione Welcome Chinese, rilasciata dalla China tourism academy, lo scalo di Fiumicino ha anche introdotto il profilo degli airport helper: 500 volontari selezionati tra gli stessi operatori dello scalo, formati appositamente da Adr per fornire aiuto e consigli ai viaggiatori in transito. Dopo una fase sperimentale a Ciampino, aeroporto in cui il servizio è stato inaugurato già ad aprile 2013, «abbiamo voluto inserire questa figura professionale anche al Leonardo da Vinci», conclude il direttore airport management di Adr, Stefano Donnarumma. Dove gli helper operano già da oltre un anno, «la percentuale dei passeggeri soddisfatti, relativamente all’efficienza delle informazioni fornite, si è infatti attestata intorno al 92%».
Verona
Dopo Roma (Centro) e Milano (Nord-Ovest), ilsistema del Nord-Est è potenzialmente il terzo mercato aeroportuale più importante d’Italia. Ed è in tale contesto che mira a inserirsi organicamente l’offerta della società di gestione degli aeroporti di Verona e Brescia, Catullo. «Tra le linee guida del progetto per il nuovo Piano nazionale appena approvato dal Consiglio dei ministri», spiega infatti il direttore generale della compagnia, Carmine Bassetti, «particolare rilievo assume la sollecitazione, da parte dello stesso governo, per la costituzione di reti o di sistemi aeroportuali, considerate quali chiavi di volta per superare le inefficienze, ridurre i costi e consentire una crescita armonica degli scali.L’integrazione in via di perfezionamento tra la nostra società e la Save muove proprio da questi presupposti». Il riferimento è all’accordo recentemente concluso tra la compagnia di gestione degli scali di Venezia e Treviso, e la stessa Catullo, per la creazione di un polo aeroportuale del Nord-Est, operante su un territorio di circa 15 milioni di abitanti. Al momento in cui scriviamo, la trattativa per la finalizzazione dell’intesa è in fase avanzata: alla sua conclusione, secondo fonti di stampa, un concambio di azioni e un aumento di capitale dovrebbero portare la Save a controllare il 35% della Catullo. «Il nuovo polo, che ha l’ambizione di essere il terzo del Paese» riprende Bassetti, «mira a coordinare i quattro scali in un sistema competitivo da un punto di vista economico-finanziario, con un modello operativo basato sulle specializzazioni e sulla componente di traffico di ciascun aeroporto».
In tale prospettiva, oltre all’attenzione nei confronti dei viaggiatori, e in particolare di quelli business, che si concreta, tra le altre cose, nell’offerta di servizi tradizionali quali la vip lounge, il fast track e la disponibilità della connessione wi-fi gratuita nell’aeroporto scaligero, la Catullo riserva grande cura anche alle questioni legate alla sostenibilità: «L’attenzione al contesto territoriale è un elemento importante della politica della Catullo, impegnata da tempo a promuovere uno sviluppo dell’aeroporto compatibile con il territorio circostante», riprende ancora Bassetti. «In particolare, oltre a monitorare costantemente l’impatto ambientale delle attività (emissioni, rumore e rifiuti prodotti), l’aeroporto di Verona dedica molte risorse alla pianificazione e alla manutenzione di infrastrutture ecosostenibili, grazie all’impiego di nuove tecnologie e materiali all’avanguardia».
Diverse sono quindi le iniziative intraprese dallo scalo veronese per giungere a una gestione più efficiente e sostenibile. «Grazie a una diagnosi energetica condotta nel 2013, abbiamo per esempio adottato tutta una serie di misure per l’efficientamento dei consumi: dopo l’ottimizzazione dell’utilizzo degli impianti di riscaldamento e condizionamento, siamo infatti intervenuti sui sistemi di illuminazione, mediante l’adozione della tecnologia Led, in grado di ridurre di un terzo gli stessi consumi, con il conseguente abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, per una quantità stimabile attorno alle 60 tonnellate all’anno».
In corso di valutazione, infine, è la fattibilità dell’installazione di pannelli fotovoltaici, nonché della messa in opera di un impianto cosiddetto di trigenerazione, capace di garantire un’ottima efficienza energetica. «Ma anche per la riqualifica della via di rullaggio dell’aeroporto, attualmente in fase di progettazione», conclude Bassetti, «prevediamo di servirci di una nuova modalità costruttiva: una tecnica in grado di riciclare, per ogni strato di bitume e cemento necessario, il materiale componente la vecchia via di rullaggio da sostituire».
Prospettive positive paiono infine aprirsi anche per lo scalo strategico del bacino aeroportuale campano: l’aeroporto di Napoli, infatti, dopo il sensibile calo di passeggeri sperimentato nel 2013 (-6,2% rispetto all’anno precedente secondo i dati Assaeroporti), nei primi otto mesi del 2014 ha fatto segnare un ottimo +9%, in termini di viaggiatori movimentati, grazie soprattutto a un riequilibrio generale del proprio traffico verso le destinazioni internazionali: «Questi risultati lusinghieri», conferma Armando Brunini, amministratore delegato della società di gestione Gesac, «sono frutto del significativo lavoro svolto con le compagnie aeree, per il potenziamento del nostro network di collegamenti extra Italia».
Tale trend positivo non potrà peraltro non beneficiare dei progetti di sviluppo contenuti nel Masterplan 2014 – 2023 che, dopo gli interventi di ampliamento del terminal realizzati negli ultimi anni, mira ora all’ottimizzazione e alla riqualificazione delle aree aeroportuali e del servizio, nonché all’innovazione tecnologica, all’efficientamento energetico e allo sviluppo sostenibile. In attesa di vedere quali e quanti degli investimenti preventivati verranno effettivamente realizzati, un primo risultato lo si può tuttavia già osservare nella nuova sala imbarchi, inaugurata a luglio di quest’anno: l’intervento, durato approssimativamente sei mesi, ha riguardato un’area attorno ai 1.700 metri quadrati, al piano terra in area airside, per un importo di spesa complessivo pari a circa 1,6 milioni di euro. Obiettivo dell’intervento, ottimizzare gli spazi operativi, migliorando il flusso passeggeri e omogeneizzando gli standard in tutto l’aeroporto. Il progetto definitivo, che verrà completato entro la fine dell’anno, comprenderà infatti il potenziamento dell’esistente collegamento verticale con una nuova scala e un ascensore vetrato a elevata capacità, favorendo così l’osmosi tra i due piani del terminal.
La società di gestione dello scalo partenopeo punta chiaramente a un miglioramento sensibile dei livelli del servizio dedicato ai passeggeri, tanto che, entro la fine del 2015, è previsto anche l’avvio di un sistema di customer relationship management (Crm) integrato. «L’idea», racconta il direttore commerciale consumer Gesac, Sergio Gallorini, «è quella di offrire, a tutti i tipi di segmento di clientela, i servizi e i prodotti più indicati. Questo progetto ci permetterà, in particolare, di emanciparci dalle classiche segmentazioni leisure – business, nonché di garantire adeguato supporto a ogni viaggiatore, in base ai suoi stili di consumo specifici e indipendentemente dalla classe di volo acquistata».
Testo di Massimiliano Sarti, Mission n.6, ottobre 2014