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Trump scatenato: sfida l’elettrico e la sostenibilità

L'America abbandona gli accordi di Parigi sul clima: sì alle auto tradizionali con l'intento di rafforzare le imprese USA

Non ha perso tempo Donald Trump. Il nuovo presidente degli Stati Uniti sembra aver scambiato i tradizionali “100 giorni” chiave per i leader neoeletti con le prime cento ore di mandato. Il 47esimo presidente degli Stati Uniti sta già correndo la sua maratona a ritmo serratissimo e ci sono vari elementi che toccano più o meno direttamente il mondo della mobilità, come avevamo anticipato su missionline.it.

Le firme di Trump che toccano Travel e Fleet

Il primo passo del presidente, mosso dalla smania di “fare tabula rasa” del passaggio del suo predecessore Joe Biden, è stato quello di firmare numerosi ordini esecutivi, molti dei quali mirano a revocare provvedimenti precedenti. Alcune di queste disposizioni non destano sorpresa, in quanto già annunciate durante la sua campagna elettorale con lo scopo dichiarato di aiutare le imprese americane nel contesto interno ma anche internazionale, rispetto alla concorrenza estera.

Dichiarata l’emergenza nazionale

Tra i provvedimenti più significativi che toccano gli spostamenti, Trump ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale alla frontiera con il Messico, dando il via a una vera e propria caccia allo straniero irregolare all’interno del Paese. Sembra di tornare negli anni ’60, con l’imminente costruzione di un muro atta a bloccare l’immigrazione, e poi un po’ più indietro nel Medioevo ai tempi dell’inquietante caccia alle streghe. “Drill baby drill”, ama ripetere Trump, con la testa fra il petrolio, ma qui sembra aver scavato così tanto da aver toccato il fondo.

USA fuori dagli accordi di Parigi

Ma uno degli ordini esecutivi firmati ha avuto un impatto più diretto anche a livello globale. Trump ha decretato l’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima. E la ragione dietro questa scelta, come già anticipato, sembra essere puramente economica: un risparmio di tre miliardi di dollari.

Una mossa che ha subito scatenato commenti e reazioni nel mondo, anche in Cina, principale nazione esportatrice di manufatti verso l’Occidente e gli USA.

Nuovi dazi commerciali

Infatti, la linea commerciale di Trump è chiara: “America First”. A partire dal 1° febbraio, entreranno in vigore dazi del 25% su Messico e Canada, e non è escluso che in futuro misure simili vengano adottate anche contro l’Europa.

Revocato l’obbligo di vendita di auto elettriche

Ma la strategia di Trump non si limita al commercio. Nel suo mirino c’è anche l’ambiente, con una decisione che potrebbe avere effetti devastanti sull’industria automotive mondiale. Trump ha infatti revocato il piano di Biden che incentivava la vendita di veicoli elettrici con l’obiettivo di raggiungere il 50%  entro il 2030, lasciando così libertà agli americani di acquistare il tipo di auto che preferiscono. “Negli Usa potrete comprare l’auto che volete”, ha dichiarato il presidente, lasciando intendere che la politica economica dovrà prevalere sull’emergenza ambientale.

“Make America great again”, almeno dal punto di vista economico. L’obiettivo di Trump è infatti quello di risollevare la produzione e la vendita automotive, noncurante dell’emergenza ambientale che questo comporti. Un approccio che rispecchia perfettamente il suo stile: un pragmatismo cinico alimentato da un annichilimento dei valori in favore dell’inseguimento della produttività.

Ma l’effetto di queste scelte rischia di penalizzare ulteriormente Paesi come il nostro, che, al contrario, si stanno muovendo verso normative sempre più stringenti, come il divieto di vendita di vetture a motore a combustione dal 1° gennaio 2035 nell’Unione Europea.

In questa maratona, Trump ha già preso il largo, correndo veloce, in nome di un ritorno all’America del passato.

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