Dici tassa di soggiorno e tutti pensano a quella imposta che bisogna pagare ogni volta che si va in una città turistica e il cui importo non è mai uguale.
Un’imposta che è stata introdotta con il DL n.23 del 14 marzo 2011 e che, come ricorda l’articolo 4, ormai tutti ci siamo abituati a versare per i viaggi in: “capoluoghi di provincia, unioni dei comuni nonché comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte che possono istituire con deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno”.
Ma in cosa consiste? Come si paga e per quanti giorni? C’è qualcuno che è esente? Cerchiamo di scoprire tutto in questa nostra guida alla tassa di soggiorno in Italia.
Cos’è la tassa di soggiorno
Innanzitutto la tassa di soggiorno è un’imposta a carattere locale che la persona che pernotta in una località versa all’albergatore, proprietario di B&B, di agriturismo e altre strutture ricettive, all’arrivo o alla partenza del proprio soggiorno.
Come in molti sapranno, è una tassa che non ha un importo fisso, ma può variare a seconda di diversi fattori come:
- il comune in cui si alloggia (la tassa di soggiorno a Roma, per esempio, è più alta rispetto ad altre città);
- periodo: se alta o bassa stagione;
- misura dell’imposta: fissa o in percentuale;
- tipo di struttura;
- numero di notti.
Perché si paga la tassa di soggiorno?
La tassa di soggiorno è stata istituita con lo scopo di aiutare il settore turistico in Italia attraverso delle somme che portino denaro nelle casse dei vari comuni, senza incidere sui residenti, ma tassando direttamente i turisti. Nel caso di Roma, la tassa di soggiorno viene utilizzata per la manutenzione dei siti storici, nel caso di Venezia, dove c’è anche un ticket di ingresso, è destinata alla conservazione della città.
Novità sulla tassa di soggiorno nel 2025
Nel momento attuale, la tassa di soggiorno viene applicata in circa 1200 comuni italiani (su un totale di 7900) e può andare da un minimo di 1 euro a un massimo di 10 euro.
Dal 2025 ci potrebbe essere una novità ossia che tutti i comuni del territorio nazionale potranno decidere, come previsto dalla Legge di Bilancio, se applicare o meno la tassa di soggiorno in base a una soglia.
Tra le novità per il 2025 ci sono anche gli aumenti per alcune città come Milano: la tassa di soggiorno per gli alberghi a 1 stella passerà da 2,50 a 3,50 euro; per gli alberghi a 2 stelle da 3,50 a 4,90 euro; per gli alberghi a 3 stelle da 4,50 a 6,30 euro; per gli alberghi a 4 e 5 stelle da 5 a 7 euro.
Non solo hotel, la tassa di soggiorno milanese è destinata ad aumentare anche per i residence: quelli a 2 stelle passeranno da da 2,50 a 3,50 euro, quelli a 3 stelle da 3,50 a 4,90 euro, quelli a 4 stelle da 4,50 a 6,30 euro.
Chi deve pagare la tassa di soggiorno in Italia?
Secondo quanto previsto dal DL del 2011, l’imposta di soggiorno è dovuta, in linea generale, da tutte le persone che soggiornano in luoghi in cui è, appunto, prevista. Indifferente se siano residenti in Italia o stranieri, se viaggino per turismo, lavoro o per motivi di salute, la tassa è richiesta quando si trascorrono una o più notti fuori.
Chi è esente?
Ci sono, poi, delle eccezioni. A non dover pagare la tassa di soggiorno in Italia sono:
- persone con un’età inferiore ai 12 anni
- chi appartiene alle forza di polizia
- militari in servizio
- persone con disabilità
- ospiti istituzionali del comune
- guide turistiche
- autisti dei pullman
- studenti provenienti da un’università italiana o straniera per un periodo superiore ai 30 giorni
A queste, si aggiungono ovviamente tutte le persone che, per lavoro, gravitano intorno alla struttura.
Ci sono poi le eccezioni che variano di comune in comune: in alcuni, per esempio, la tassa di soggiorno non è dovuta da giornalisti che stanno lavorando nel luogo, in altri, come a Milano, per i residenti che trascorrono una o più notti fuori.
Come si paga la tassa di soggiorno?
Si può versare questa imposta in contanti o pagare con bancomat/carta di credito, al momento dell’arrivo nella struttura e prima di lasciare. A seguito del pagamento, bisogna sempre avere una ricevuta, utile anche in caso di viaggi di lavoro per avere un rimborso quando, al momento della prenotazione, non si è riusciti a pagare tale imposta.
Tassa di soggiorno: per quanti giorni si paga?
In generale chi pernotta in una struttura ricettiva è tenuto a pagare la tassa di soggiorno per massimo 10 giorni di seguito. Ci sono, però, delle eccezioni: per esempio, a Verona dall’1 luglio 2024 si paga per massimo 4 giorni di seguito. Decisione che il Comune di Verona ha preso per aumentare il tempo di permanenza dei visitatori nella città.
Un buon modo, sicuramente, di valorizzare il turismo.