Speciale MissionForum: e gli aerei perdono quota

Tra i player che hanno maggiormente subito  gli effetti della crisi spiccano le compagnie  aeree. Il compito di illustrare l’andamento  del settore è stato affidato a  Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet  (Centro di economia dei trasporti e del  turismo dell’Università Bocconi) e direttore  del Memit(Master in economia e management  dei trasporti).
A detta di Baccelli, la recessione sta incidendo  pesantemente sulla capacità di investimento  dei vettori e sui loro programmi  di sviluppo: la Iata prevede a fine anno  perdite per le compagnie aeree mondiali  pari a oltre 4,7 miliardi di dollari,  con 170 miliardi di debiti. Inoltre, in Europa  si stima una riduzione del 6,5% nella  domanda e del 5,3% nell’offerta. Una  conferma di questo trend negativo ci  giunge da Airbus: negli ultimi 12 mesi la  casa costruttrice ha ricevuto solamente  11 ordini per nuovi aerei, un decimo rispetto  alla media del passato decennio.
La crisi sta incidendo anche sulla capacità  di spesa dei passeggeri: Lufthansa, ad  esempio, ha indicato che chiuderà il  2009 con una diminuzione del 20% di  fatturato, a fronte di un calo del traffico  del 10%. Significativi anche i dati relativi  al low cost Ryanair, i cui prezzi medi,  nell’ultimo trimestre del 2008, sono scesi del 9%, attestandosi su una tariffa media  di 34 euro. «In un panorama del genere –  spiega Baccelli – gli interventi diretti dei  governi sono stati e rimangono tuttora  fondamentali per la continuità delle attività  di alcuni vettori europei, quali Olympic  Airways, Austrian Airlines, Sas, Lot,  Alitalia».
I segnali, però, non sono tutti negativi. il prezzo del petrolio, dopo aver raggiunto i 150 dollari nel luglio 2008, è sceso rapidamente sino agli attuali 60, permettendo a quelle compagnie che non sono rimaste  intrappolate nei contratti di hedging (l’acquisto anticipato di elevati quantitativi di jet fuel, ndr) di rivedere al
ribasso le stime sui costi operativi. Inoltre, gli investimenti nei principali aeroporti  non sono stati bloccati né rimandati: recentemente le società di gestione degli scali di Francoforte e di Londra Heathrow  hanno avuto l’appoggio formale dei governi per la realizzazione rispettivamente della quarta e terza pista. «Tra i segnali
positivi – dichiara Baccelli – spicca anche l’ingresso nel settore di nuove tipologie di investitori, come il Consorzio del turismo della Catalogna, che ha acquisito Spanair».
Per completare l’analisi sull’andamento del trasporto aereo, Baccelli si è soffermato sulle performance delle compagnie low cost, che sembrano affrontare meglio dei vettori tradizionali gli attuali venti di crisi: nell’ultimo decennio queste compagnie hanno ampliato progressivamente la  propria quota di mercato in Europa, passando dal 5% del 1998 al 30% del 2008. Sempre lo scorso anno, il 60% delle quote era appannaggio dei vettori tradizionali, mentre il 10% era equamente suddiviso tra charter e compagnie regionali.

Il mercato italiano
Anche nel nostro Paese, i low cost fanno la parte del leone. Nell’estate 2009, infatti, circa il 50% dei posti aerei era offerto  da questa tipologia di vettori, contro il 38% delle compagnie di linea, l’8%  delle regional e il 4% dei charter. Un dato  eclatante se paragonato al 2004, quando  le “no frills” offrivano appena il 19% della capacità.
Per quanto riguarda invece i vettori tradizionali, la fusione tra Alitalia e AirOne, unita alla forte partnership con il gruppo Air France-Klm, ha consentito lo sviluppo  di un vettore nazionale in grado di occupare una quota rilevante del mercato italiano (circa il 52%). «Questa operazione  – spiega Baccelli – si inserisce in un  contesto di forte accelerazione del processo di concentrazione in atto nel settore aereo europeo, testimoniato dalla recente acquisizione di Austrian da parte di Lufthansa, o dall’imminente fusione tra Britiwsh Airways e Iberia».
Nella sua relazione, Baccelli ha evidenziato anche che il mercato del trasporto  aereo è oggi fortemente condizionato dall’introduzione dei treni ad alta velocità. Attualmente, i treni veloci sono attivi  sulle tratte Milano-Roma, Roma-Verona, Roma-Venezia, Roma-Napoli. «Per il prossimo quinquennio, però, sono in programma nuovi investimenti, con ordini di grandezza assai superiori rispetto a quelli  previsti nel trasporto aereo – spiega Baccelli –: Trenitalia intende bandire una gara di oltre un miliardi di euro per l’acquisto  di treni veloci di ultima generazione.
Altri 4 miliardi saranno impiegati nel rifacimento dei nodi urbani e nella realizzazione di stazioni avveniristiche (a Torino Porta Susa, Reggio Emilia, Bologna, Firenze Belfiore, Roma Tiburtina, Napoli Afragola). Infine, nel 2011 la capacità offerta dai treni veloci aumenterà grazie all’ingresso sul mercato nazionale di Ntv,  società ferroviaria che ha investito 1,2 miliardi di euro in materiale rotabile».
Come affrontano le compagnie aeree la competizione con il trasporto su rotaia? Si assiste a nuove sinergie tra vettori e gestori aeroportuali e tra vettori e operatori del trasporto locale per ridurre i tempi  accessori al volo sulle tratte in concorrenza con l’alta velocità. Inoltre, le compagnie stanno studiando strategie di riposizionamento e adottano politiche  commerciali aggressive a vantaggio dei  consumatori. La vera soluzione, però, consiste nella collaborazione. «Sono quanto mai auspicabili politiche commerciali  di partnership tra vettori aerei, gestori aeroportuali e operatori ferroviari finalizzate  a considerare il passeggero aero-ferroviario come cliente di un intero sistema di trasporto – commenta Baccelli –. Aereo e treno, insomma, non devono solo competere, ma anche cooperare con l’obiettivo di recuperare il traffico
verso i grandi hub europei».

 

Testo di Michele De Gennaro, Mission n. 6, settembre 2009

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