Speciale MissionForum: abbandonare la confort-zone

Advertisement

Per affrontare la crisi non serve ancorarsi  alle proprie certezze, ma cominciare a  spostare la visuale, trovare un nuovo modo  di pensare più creativo, ascoltare gli  altri e con gli altri creare forza. E soprattutto  darsi tempo per cambiare tempo,  ritmo, per accordarsi con una “musica”  che è cambiata per tutti e che mette alla  prova la nostra capacità di intonazione. È  il fulcro del messaggio di Luciano Ziarelli,  manager che nell’intelligenza emozionale  ha trovato il suo punto di forza, fondando  la sua Smile Academy. Durante MissionForum Ziarelli è riuscito a coinvolgere, a  far riflettere e a divertire la platea con un  intervento dal titolo “Il ruolo dell’intelligenza  emotiva per trasformare l’incertezza  in opportunità di business”. Utilizzando  non le solite slide di Powerpoint,  ma canzoni dai testi significativi, citazioni,  fotografie personali, ricordi e racconti.
Con la prima citazione si è entrati subito  nel merito, ma da un punto di vista tutto  particolare: “l’uomo che lavora perde  tempo prezioso”. Proverbio spagnolo con  cui Ziarelli ha introdotto il tema del tempo  come variabile determinante nella nostra  attività; “andare a tempo”, sentire i  ritmi del cambiamento e adeguarsi è diventato  infatti fondamentale. Ma lavorare  a differenti velocità crea anche una forte  incertezza, poiché la continua ed estenuante  sfida con il tempo ci pone di fronte  al rischio di sbagliare, ci costringe a  uscire dai nostri schemi mentali e dai nostri  tempi personali per riuscire a seguire  il flusso del business che, soprattutto in  tempi di crisi, non aspetta nessuno. È qui  che entra in gioco infatti la nostra confort-zone,quella sorta di area di sicurezza  che ci creiamo intorno fin dall’infanzia,  che ci dà tranquillità e fiducia, ma  che ci impedisce di affrontare una situazione difficile con creatività. Solo uscendo  dalla confort-zone, o accettando che  qualcuno vi irrompa slegandone la rigidità,  possiamo capovolgere i nostri problemi  e trasformarli in possibilità: è a questo  che ci obbliga l’incertezza della crisi, un  termine da vedere secondo le due diverse  accezioni cinesi, di pericolo o, appunto,  di opportunità. È lo stesso concetto  del gioco “finito”, ovvero con giocatori  che si muovono dentro confini precisi, e  del gioco “infinito”, in cui i partecipanti  giocano con i confini stessi, escono ed  entrano, sperimentando nuove strade.

Cercare nuove strade
Della confort-zone fanno parte anche  abitudini mentali e pregiudizi che ci ancorano
a un atteggiamento statico e a  una inevitabile perdita di tempo. Un  esempio per tutti: i confronti-scontri generazionali  che immancabilmente nascono  all’interno delle aziende, dove ormai  coesistono tre e a volte quattro generazioni  differenti. Se invece riuscissimo a  vivere il nostro tempo personale, senza  dimenticarci del passato, ma anzi sfruttandone  gli elementi positivi, potremmo  concentrare tutte le nostre capacità e  trovare un punto di forza nel confronto  costruttivo. L’imperativo è sempre cercare  nuove strade, smettere di perdere  tempo a seguire quelle vecchie che, se  anche ci rassicurano, ci allontanano dal  nuovo business. Basti vedere la produzione  mondiale 2004 di un paese come  la Cina (dati del Sole 24 Ore): cifre da capogiro,  come il 70% della produzione  mondiale di microchip, l’80% di penne  biro, il 50% di piastrelle… E noi dove eravamo  mentre la Cina entrava nel mercato  e conquistava fette sempre più ampie? Eravamo rintanati nella nostra confort-zone.  Ma si può cambiare, prima di tutto  facendo squadra, unendo intelligenze  complementari, creando un network con  chi lavora con noi e condivide con noi valori  importanti, perché essere specialisti  non serve a nulla se non si è inseriti in  un progetto più grande. Cavalcare il  cambiamento, essere pronti ad affrontarlo  è il valore principe a cui tutto il network  deve fare riferimento. E alla fine il  segreto è seguire una semplice formula,  che dice che la conoscenza + l’intelligenza + la creatività danno come prodotto  finale l’innovazione.

Testo di Maria Elena Arcangeletti, Mission n. 6, settembre 2009

  Condividi:

Lascia un commento

*