Da tendenza pandemica a rivoluzione, lo smart working sta trasformando non solo il mondo del lavoro, ma anche la mobilità nelle grandi città italiane.
A rilevarlo è l’analisi condotta dal Centro Studi di Assolombarda, in collaborazione con Zucchetti. I giorni più gettonati dai lavoratori sarebbero il giovedì e il venerdì, con un impatto notevole sulla riduzione del pendolarismo e il miglioramento del traffico urbano.
Lo studio, che ha coinvolto 900.000 lavoratori e 15.000 imprese distribuite tra il Nord Italia e l’Emilia Romagna, ha rilevato che il venerdì è il giorno in cui si concentra il maggior numero di ore di smart working, con un’impressionante percentuale del 24%. Subito dopo, il giovedì con il 20,2%. Il lunedì segue con il 19,1% e il mercoledì con il 17,9%. Questi numeri sono un chiaro segnale che, mentre la settimana volge al termine, sempre più professionisti scelgono di lavorare da remoto, alleggerendo così le strade e i trasporti pubblici, che, in assenza di pendolari, possono respirare e vivere una pausa dalla frenesia del traffico cittadino.
Milano: la Capitale dello smart working
A confermare questa tendenza, la provincia di Milano e l’intera area metropolitana emergono come i veri protagonisti. Milano è la regina dello smart working, con un 16,7% di lavoratori che scelgono il lavoro da remoto. Nel centro la percentuale sale fino al 17,6%, mentre nell’hinterland milanese scende a un 14,8%. Non sorprende che anche le province limitrofe come Monza, Lodi e Pavia si collochino ai vertici, con il 16% di aderenza alla modalità di lavoro a distanza. In confronto, il resto del Nord Italia segna una quota media del 11,6%, con una media complessiva per l’intera area settentrionale che si attesta al 13,3%.
Un alleato per il clima e il risparmio
Lo smart working non solo trasforma la gestione del traffico urbano, ma si rivela anche un alleato fondamentale nella lotta al cambiamento climatico e nel risparmio di risorse. In un contesto globale di transizione ecologica e sostenibilità sociale, il lavoro da remoto contribuisce a ridurre le emissioni di CO2, alleggerendo il carico di traffico e diminuendo i consumi energetici. In un periodo di carenza di risorse e con il continuo aumento dei costi, le aziende vedono lo smart working come una soluzione pratica e vantaggiosa, non solo per la produttività ma anche per il bilancio aziendale e l’ambiente.
Le generazioni e lo smart working
Un’altra interessante scoperta riguarda l’età dei lavoratori che prediligono lo smart working. I millennials (nati prima del 1996) sono i più grandi utilizzatori di questa modalità, con percentuali in crescita in base alla diminuzione dell’età. Al contrario, i lavoratori della Generazione Z (sotto i 27 anni) sono quelli che ne fanno meno uso, con una percentuale che si ferma al 4%. Questo potrebbe essere dovuto a diversi fattori: da un lato, molti giovani si trovano in settori che non si prestano al lavoro da remoto, dall’altro, sono spesso neoassunti e quindi impegnati in attività che richiedono la loro presenza fisica in ufficio.
Un nuovo volto del lavoro: l’innovazione e la mobilità
Nel panorama lombardo, il ricorso allo smart working è più intenso nelle aziende grandi e tecnologicamente avanzate. Con il 51% delle aziende di Confindustria Lombardia che adottano lo smart working, e punte del 68% nelle realtà di Assolombarda, si evidenzia come il lavoro a distanza sia una pratica consolidata soprattutto in quei settori legati all’innovazione, al terziario avanzato e alle funzioni amministrative di grandi imprese.
In conclusione, lo smart working sta cambiando il volto del lavoro e della mobilità nelle principali città italiane. Tra i benefici immediati per le aziende e la sostenibilità ambientale, emerge un dato fondamentale: il cambiamento è già in atto e, con la sua crescente adozione, promette di trasformare definitivamente il modo in cui viviamo e lavoriamo. La domanda è: siamo pronti a cavalcare questa onda di innovazione?
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