Nel paese dei Tafazzi, all’indomani dello sciopero Atm durante il Salone del Mobile di Milano e di quello Alitalia, che ha visto il 60% dei suoi voli cancellati, un ennesimo colpo alle già sinistrate casse del vettore (o forse tenendo fermi alcuni aerei e riempiendo i rimanenti la compagnia perde meno soldi?) ripartono oggi le discussioni con le parti sociali e le istituzioni.
Gli scioperi una mossa per fare pressione. Atm e la situazione Alitalia…
Se a Milano il Sindaco Sala è più accomodante, “il dialogo con le forze sindacali va avanti perché del futuro di Atm non sono interessati solo i sindacati e i lavoratori. Siamo molto interessati anche noi e vogliamo fare le cose per bene e al momento giusto”, a Roma si affilano le armi per la situazione Alitalia, perché i sindacati sottolineano che lo sciopero è stato fatto: “per dire ‘NO’ a un piano industriale non credibile e che mira alla sola sopravvivenza di brevissimo periodo senza gettare alcuna base di rilancio”, e per il “tentativo di ricatto che vorrebbe che i lavoratori si assumessero loro la responsabilità del fallimento del progetto ‘Compagnia a cinque stelle’ varato nel 2014 dalla gestione Etihad”. Perciò l’incontro previsto per oggi e poi slittato a domani dovrebbe essere serrato fino al 14 aprile. E poi….
I numeri sul piatto nella trattativa nella situazione Alitalia. Con Lo stato ben presente
Il piano industriale presentato lo scorso 17 marzo da Alitalia ai sindacati prevede:
- 2.037 esuberi più altri 400, di cui
- 1.338 riguardavano i contratti a tempo indeterminato (633 dovrebbero uscire dall’azienda per l’esternalizzazione delle relative attività)
- 558 i contratti a tempo determinato (103 per esternalizzazione)
- 141 il personale all’estero (77 dei quali nelle attività destinate a essere cedute in outsourcing)
- a cui si aggiungono 400 contratti in scadenza ad agosto che non verranno confermati
- Un taglio di circa un terzo delle retribuzioni (32% per i piloti, 28% assistenti di volo corto-medio raggio e 22% per assistenti su voli a lungo raggio)
- Una riduzione della flotta di aerei a medio raggio, 20, di cui 13 già fermi, a fronte dell’arrivo di 14 velivoli a lungo raggio nel corso del piano 2017-2021 (incredibilmente alla presentazione erano 7…):
- uno nel 2017 e nel 2018
- 3 nel 2019
- 7 nel 2020
- 2 entro il 2021
Il piano industriale di Alitalia
Intanto l’acredine del mondo economico e mediatico contro la situazione di Alitalia esplode
“Alitalia crepa, loro scioperano” titola Libero, con il direttore Vittorio Feltri che si scaglia contro le attenzioni particolari che tutti i governi hanno dedicato e tutt’ora alla compagnia sin da quando Silvio Berlusconi nel 2009 bloccò la vendita a Air France e in nome e dell’italianità chiamò a raccolta la cordata dei capitani coraggiosi. “Ma ormai non c’è più spazio”, il quotidiano riporta la posizione dell’esperto di aviazione Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli e presidente-fondatore della compagnia del gruppo Alpitour Neos (che ha appena aperto voli sulla Cina da Milano Malpensa) che non vede alternative al matrimonio con un Grande player come Lufthansa, anche se non è detto che i tedeschi siano disponibili a rilevare tutta l’attuale Alitalia. Quindi? Attendiamo ancora, sperando che Alitalia non sia un agnello da sacrificio come quelli che verranno macellati per la Pasqua in arrivo…