Sicurezza viaggi 2023

Sicurezza nei viaggi aziendali: tre domande da porsi

Dopo la fase critica di Israele, continua lo stato di allerta per la sicurezza nei nei viaggi aziendali: tre domande da porsi e le risposte

Più di una volta nel 2023 su Mission, complice il periodo che vede vari conflitti pesare sul mondo dei viaggi a livello internazionale, abbiamo parlato di sicurezza, anche nei viaggi aziendali: regole, metodi e imprevisti.

Ora, davanti alla nuova e gravissima crisi in Medioriente, sono tre le domande che una azienda o un travel security manager dovrebbero porsi:

    • potevamo prevederlo?
    • quali nuovi rischi questa situazione crea nel mondo?
    • cosa possiamo fare in proposito?

Proviamo a rispondere a queste tre domande, con Roberto Masi, noto specialista del tema e consulente di sicurezza.

Potevamo prevederlo?

«No, Quello che è successo ha sorpreso gli stessi apparati di intelligence dello Stato di Israele, unanimemente considerati tra i più efficienti del mondo. Eppure, l’obiettivo della travel security è racchiuso in una frase che apparentemente rappresenta una contradictio in terminis: “prevedere l’imprevedibile”.

Certamente non è possibile “prevedere l’imprevedibile” ma è invece certamente possibile prevedere dei protocolli operativi flessibili che consentano di riportare una situazione improvvisa e di emergenza a una delle procedure conosciute e concordate tra l’azienda, i suoi travel, e i suoi provider. Non si può pensare a tutto quanto può accadere, la possibile casistica è infinita; possiamo però riportare quanto si è verificato “on the ground” a una situazione pianificata con misure mitigazione.

Questo è ancora più vero nel caso di una trasferta in Israele dove episodi di terrorismo da parte di elementi isolati o lo sporadico lancio di razzi o di colpi di mortaio si ripetono ciclicamente nelle città principali e nelle zone di confine. In questa situazione, nel caso avessimo avuto dipendenti in Israele allo scoppiare della guerra, il protocollo da applicare sarebbe stato quello di: individuare la posizione dei traveler con la maggior precisione possibile; congelare la situazione una volta raggiunto un livello accettabile di sicurezza per guadagnare tempo e analizzare gli eventi all’inizio molto confusi e poi attuare uno dei piani di evacuazione predisposti.»

sicurezza viaggi aziendali

Cosa dobbiamo aspettarci ora?

«Al netto della situazione di rischio in Israele (in questo momento paragonabile se non addirittura superiore a quella dell’Ucraina per la vicinanza della linea del fronte e la presenza di un conflitto atipico), dobbiamo attenderci solo il rischio di atti emulativi contro obiettivi israeliani anche in altre parti del mondo.

Obiettivi che potrebbero essere costituiti principalmente da sinagoghe, ambasciate, società e compagnie aeree israeliane, altre società nazionali che con Israele hanno importanti partnership commerciali ma anche target di Paesi occidentali privi di una specifica valenza simbolica (come avvenuto in Olanda e in Francia) se non la contrapposizione tra due culture e modi di vivere diversi.

Infatti, al di là delle molte manifestazioni di sostegno alla forte e coesa comunità palestinese e delle bellicose dichiarazioni, le altre organizzazioni islamiche (Pasdaran ed Hezbollah esclusi) si sono astenuti dal mettere in campo azioni concrete a sostegno di Hamas. L’organizzazione palestinese, infatti, non gode di molte simpatie al di fuori della Palestina e i Paesi confinati la vedono più come un possibile rischio per la loro stabilità interna che una risorsa.

A oltre un mese dall’inizio delle ostilità, il conflitto non solo non si è allargato ma si sono viste le prime possibilità di accordo seppure in queto momento legate a brevi “cessate il fuoco”. Paradossalmente proprio questa situazione potrebbe vedere aumentare il numero delle azioni violente sia in Israele che in latri Paesi Europei ad opera di coloro che hanno interesse a mantenere alta la tensione nella zona utile anche ad “oscurare” gli altri conflitti o situazioni di crisi.»

Cosa possiamo fare in proposito?

«Premesso che le azioni terroristiche simili a quelle che hanno colpito i Paesi europei sono caratterizzate da un alto livello di imprevedibilità e da una facilità di esecuzione (sono spesso usate solo armi bianche o gli stessi veicoli utilizzati per arrivare sul posto), esistono delle procedure da applicare nel caso si sia coinvolti in simili circostanze chiamate “run, hide and fight” che potrebbero essere oggetto di formazione.

Non è necessario trasformare i nostri Travelers in novelli “Rambo” ma dotarli delle competenze minime per evitare conseguenze gravi attraverso consigli semplici, di facile e immediata applicazione».

 

                   Roberto Masi

 

 

-> In tema di sicurezza su strada invece, per un driver aziendale, alla guida di company car, potrebbe interessarti la guida “responsabile” secondo i corsi dedicati D6.

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