Sicurezza aerea

Sicurezza aerea, pochi incidenti ma l’attenzione rimane alta

Negli Usa, la salute mentale dei piloti è da tempo sotto la lente di ingrandimento della Federal Aviation Administration. Ossia il soggetto che si occupa di sicurezza dei trasporti

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La sicurezza aerea è sempre al centro delle attenzioni di chi vola. Ma soprattutto di chi è preposto al mantenimento di tale “safety”, come viene chiamata nel linguaggio internazionale preso in prestito dall’inglese.

Dall’America arrivano un paio di recenti incidenti allarmanti, che stanno sollevando nuove preoccupazioni sulla sicurezza aerea. Il più “spiacevole” è quello di un pilota fuori servizio che ha affermato di aver preso funghi psichedelici prima di far quasi schiantare un aereo.

I controllori del traffico aereo e altri esperti avvertono che il sistema è sovraccarico, quasi come l’Autostrada del Sole il primo sabato di agosto. Una recente ondata di “quasi incidenti” sta suonando come una sirena d’allarme che impone che il tema della sicurezza deve essere affrontato.

(Leggi del futuro del trasporto aereo in Italia)

Sicurezza aerea: i dati sono comunque confortanti

I dati, comunque, sono confortanti: l’aviazione commerciale statunitense ha trascorso quasi 15 anni senza un grave incidente aereo. Un periodo notevole, ma che nondeve far ababssare la guardia.

L’ultimo inconveniente si è verificato il 16 ottobre scorso all’aeroporto internazionale di Portland, nell’Oregonin fase di decollo o atterraggio.

I piloti di un volo Alaska Airlines che eseguivano una riattaccata hanno seguito brevemente le istruzioni di virata di un controllore del traffico aereo destinate a un jet SkyWest che decollava su una pista parallela. Tutto registrato, comunque.

Il primo ha virato verso il secondo in partenza prima che il controllore si accorgesse della situazione emergente e reindirizzasse il jet dell’Alaska. Non è chiaro se il controllore abbia sentito il pilota dell’Alaska rileggere le istruzioni iniziali destinate a SkyWest.

L’equipaggio dell’Alaska «ha seguito le indicazioni della cabina di pilotaggio e ha reagito immediatamente per aumentare la separazione dagli altri velivoli». Così ha affermato Alaska Airlines in un comunicato. «L’aereo ha comunque mantenuto una certa separazione laterale durante l’intero evento».

Decolli e atterraggi su piste parallele sono comuni in molti aeroporti. Ma richiedono maggiore attenzione da parte di controllori e piloti. La Federal Aviation Administration, nel frattempo, ha dato priorità a nel risolvere il problema di questi spinosi mancati incidenti.

La salute mentale dei piloti è una priorità per la sicurezza aerea

C’è poi un altro evento che ha lasciato sgomenti tutti gli addetti ai lavori: un pilota fuori servizio di Alaska Airlines è stato accusato di 83 capi di imputazione per tentato omicidio. Questo dopo aver tentato di spegnere i motori di un jet poco dopo il decollo da Everett (Washington) di un aereo diretto a San Francisco.

Il pilota stava viaggiando sullo “strapuntino”, dove solitamente si siede l’equipaggio fuori servizio. All’improvviso ha raggiunto gli interruttori che avrebbero disattivato i motori.

Per fortuna, lo staff di bordo lo ha fermato e, neutralizzato. Il volo, operato da Horizon Air – partner di Alaska Airlines – è stato dirottato su Portland.

Il pilota ribelle, Joseph David Emerson, 44 anni, ha poi confessato alla polizia le sue condizioni psicofisiche. «Non dormivo da 40 ore, da circa 6 mesi combattevo contro la depressione ed era la prima volta che prendevo allucinogeni».

«Nel corso della sua carriera, Emerson ha completato le sue certificazioni mediche obbligatorie FAA che mai gli sono state negate, sospese o revocate» si legge nella dichiarazione della compagnia.

«Il nostro equipaggio ha risposto senza esitazione a una situazione difficile e molto insolita. Siamo orgogliosi e grati per le loro azioni» ha aggiunto. La FAA «sostiene le forze dell’ordine nella loro risposta e si concentrerà su qualsiasi considerazione di sicurezza per il futuro che emerga dalle indagini», ha aggiunto il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg.

L’incidente sta puntando nuovi riflettori sulla salute mentale dei piloti e della sicurezza aerea. Questo porta alla mente quanto accaduto nel 2015 al volo Germanwings 9525 sulle Alpi francesi. In quel caso, il copilota fece deliberatamente schiantare un Airbus A320 contro una montagna, uccidendo tutte le 150 persone a bordo.

La posizione della FAA sulla salute mentale dei piloti

Alcuni piloti sostengono da tempo che la FAA abbia una linea troppo dura sui problemi di salute mentale. Talmente dura da rendere riluttanti i piloti a cercare l’aiuto di cui potrebbero aver bisogno. Tutto per paura che la comunicazione di un problema di salute mentale costi loro il posto.

In questo caso c’è un delicato equilibrio. I piloti con gravi problemi di salute mentale potrebbero non essere idonei a volare, ma quelli con condizioni meno gravi sì. E potrebbero stare meglio se seguissero semplici terapie mediche senza paura di perdere il lavoro o la licenza.

Nel frattempo la FAA sta lavorando per “ridurre lo stigma” nei confronti della cura della salute mentale.

Da notare: il fatto che entrambi gli episodi citati abbiano coinvolto l’Alaska Airlines e l’aeroporto internazionale di Portland è solo una coincidenza. In entrambi i casi, il cosiddetto “modello svizzero” della sicurezza aerea ha evitato il disastro.

Nel primo, un controllore del traffico aereo alla fine si è accorto dell’errore del pilota e ha inviato istruzioni correttive (che comunque si sono aggiunte ai probabili avvisi automatici provenienti da un sistema anticollisione). Nella seconda, l’equipaggio in servizio è riuscito a neutralizzare il pilota fuori servizio.

Sono comunque eventi allarmanti. Sebbene l’aviazione commerciale rimanga notevolmente sicura, anche i mancati incidenti ricordano che in qualsiasi impresa complicata come il volo commerciale, l’autocompiacimento può portare al disastro.

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