Sea Prime: rivoluzione del lusso

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Rivoluzione del lusso, e dei servizi, al piazzale Ovest di Milano Linate per Sea, con le sue controllate SeaPrime e PrimeAviation Services . Con in più, l’idea di creare un piccolo terminal dedicato alla business aviation anche a Malpensa. Dopo l’acquisizione dei servizi Ata nel 2013, la nuova società controllata da Sea, appena rinominata SeaPrime, ha lanciato infatti un piano di investimenti al 2020 da 30 milioni di euro, di cui 12 per la costruzione di due nuovi hangar di ampie dimensioni, da realizzare entro il 2016 il primo ed entro il 2018 il secondo. Un vero cambio di passo per lo scalo leader in Italia per i voli d’affari. Noi di Mission ne abbiamo parlato con Chiara Dorigotti , incontrata in mezzo ai lavori del nuovo terminal in via di consegna, la general manager di SeaPrime e PrimeAviation Services chiamata da Londra e da varie esperienze di investor relations per portare questo scalo executive a livelli europei. Con in più un sano tocco di italian style, grazie anche a Marco Funel, responsabile commercial development della società.

Sea prime: un investimento milionario, con un focus su Linate. Ma non solo. Quali sono i piani di sviluppo?

R. Il piano è certamente ambizioso. Partendo da Linate dove siamo il gestore ed Fbo dello scalo; dagli hangar, alla lounge al business center. E siamo gli unici che abbiamo una postazione di refuelling sulla piazzola. Con PrimeAviation Services inoltre offriamo servizi di handling in concorrenza con altre società. Ma noi puntiamo a un servizio di eccellenza con una grande e funzionale vip lounge, una crew lounge e il lancio di una nostra linea di catering di alto livello, SeaGusto, con menù personalizzati e molto curati. Ma, oltre a Linate, dove abbiamo il 62% di market share dell’handling, siamo presenti a Venezia, con il 70% del mercato e a Ciampino, dove nel grande affollamento dello scalo romano abbiamo raggiunto il 26%. Inoltre da quest’anno operiamo anche su Malpensa, scalo dove l’anno scorso sono cresciute del 30% le dimensioni degli aeromobili business che vi atterrano. Un trend che abbiamo visto anche a Linate, visto che siamo a un più 25% di grandezza media delle macchine.

Aeromobili sempre più grandi che non ci stanno negli hangar attuali. E ci risulta che ci siano già problemi di parcheggio, tanto da utilizzare una pista di raccordo per il parcheggio.

R. Sì, la continua crescita delle dimensioni degli aeromobili executive è un trend da diversi anni e noi lo vediamo in particolare durante le grandi manifestazioni che ci sono a Milano, dal Salone del Mobile a, naturalmente, l’Expo, per il quale vediamo anche tanti voli governativi. Quando la nostra operations manager riesce, con chissà quali alchimie, a parcheggiare i molti velivoli presenti anche sul una pista secondaria. Comunque gli hangar che abbiamo non riescono ad ospitare le grandi macchine come i BBJ o gli A319. Perciò i nuovi hangar dovranno avere dimensioni adeguate, anche se uno dei due ci piacerebbe fosse sede di una società internazionale di manutenzione. Il che alzerebbe di molto l’appeal di Milano Linate Prime come base per molti proprietari di jet executive.

Hangar che non sono però il solo investimento sullo scalo.

R. Certamente no. Con Sea abbiamo previsto anche un investimento di 2 milioni di euro per il restyling dell’aerostazione, per i parcheggi e per la viabilità di accesso. In questo modo vogliamo creare un terminal di business aviation di standard internazionale, con in più un tocco di made in Italy. I 1.260 metri quadrati dell’aerostazione sono pensati come una Lounge fra air side e land side, dove offrire ai passeggeri e agli equipaggi servizi di alta qualità. Tra cui anche un bar, un servizio concierge a cinque stelle, spazi commerciali e spazi pubblicitari. Abbiamo ad esempio chiuso un accordo con Bmw che ci metterà a disposizione due auto per i nostri ospiti e due postazioni fisse per mostrare le loro novità nell’area del parcheggio. Il piano terra di 750 metri quadrati, con l’utilizzo di materiali e arredi che rappresentano lo stato dell’arte della produzione italiana, ovvero grès per i pavimenti, alluminio riflettente sui soffitti, corian per i rivestimenti delle pareti, ora è completamente aperto e offre una prospettiva immediata sul piazzale di sosta, creando un canale di luce naturale che accompagna i flussi di ingresso e di uscita. SEA, inoltre, investirà circa 6,5 milioni di euro per la messa in sicurezza del fiume Lambro in coerenza con il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico, ndr) e in collaborazione con gli enti pubblici e le autorità coinvolte tra cui la Regione Lombardia e il Comune di Milano. I lavori, il cui inizio è previsto per settembre/ottobre 2015, porteranno vantaggi anche per quelle zone di Milano, il quartiere Ponte Lambro di Milano e via Camaldoli, colpite in passato diverse volte dall’esondazione del fiume.

E il vostro sbarco a Malpensa? In quali spazi? Sala Albinoni a parte.

R. Nello scalo c’è una vecchia zona che era adibita a terminal (la palazzina di Gs Aviation, ndr) per i voli business. Stiamo pensando di recuperare quella parte, perché secondo noi anche a Malpensa c’è spazio per l’aviazione d’affari. E’ una zona ricca, anche turisticamente, e, problemi fiscali a parte, potremmo addirittura fare concorrenza a Lugano.

Tante novità e investimenti. Che si basano su quali numeri?R. I numeri della business aviation in generale sono interessanti, con una continua crescita negli ultimi cinque anni in tutta Europa. Se prendiamo però, ad esempio, i numeri di maggio, quando è iniziato l’Expo a Milano, noi abbiamo avuto una crescita del 6%, contro un più 0,7% del settore. E nel primo quadrimestre dell’anno ci siamo piazzati al quarto posto tra gli scali europei, dietro solo a Parigi Le Bourget, a Ginevra e a Londra Luton. Lo scorso anno abbiamo avuto 22 mila 400 movimenti, per 45 mila passeggeri circa. Di cui il 25% con voli domestici, seguiti dal 15% di voli con la Francia e con i paesi ex-Csi, ora in calo, seguiti dal Medio Oriente, all’11%, e dal regno Unito, all’8%. Perciò pensiamo di poter crescere nel quinquennio 2015-2020, coerentemente con il trend di sviluppo delineato per l’intero mercato, del 3,2% nei movimenti annui e del 5,3% nel tonnellaggio.

Dati questi che non dicono però tutto, perché, come sottolinea Funel: “noi vediamo solo la ultima provenienza del volo. Spesso chi viene con voli lungo raggio fa diversi scali nel Continente. Come ad esempio i cinesi. Noi siamo stati a Hong Kong e crediamo che, anche per il settore del Business Aviation, la prossima frontiera sarà lì”.

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