Potenziare i voli intercontinentali – che nel 2015 sono già cresciuti del 13,6% sull’anno precedente –, intercettare il segmento dei low cost “con efficienza e incentivi commerciali”, investire sulle attività commerciali, come parcheggi e negozi interni. Sono questi i tre assi portanti su cui si basano le Linee guida generali per lo sviluppo degli aeroporti del gruppo Sea, ovvero gli scali milanesi di Linate e Malpensa. L’investimento, da qui al 2020, prevede un budget di 400 milioni di euro: “puntiamo a incrementare il numero di passeggeri in transito, portandolo a 34 milioni dai 28 attuali”, specifica il presidente di Sea, Pietro Modiano, e poi “vogliamo consolidare Linate come “City airport d’eccellenza”, continuare a puntare sul traffico merci, che negli ultimi anni è cresciuto a 2 cifre e che si prevede aumenti in futuro di un altro 5 percento, e sui voli privati, con Sea Prime che vale 15 milioni del fatturato”, che nel 2015 è stato di 700 milioni. Sea spera anche nel fattore “attrattività di Milano” e a un accordo con Fs per potenziare i collegamenti con gli aeroporti.
Ma in agenda c’è anche la questione della possibile fusione con Sacbo, che si occupa dello scalo bergamasco di Orio al Serio, e che potrebbe arrivare “anche prima di maggio”.
La società avverte invece preoccupazione sullo stop da parte della Commissione Europea al decreto Lupi, che prevedeva la possibilità di viaggiare da e per Linate non solo dalle capitali europee, ma anche da altre città del Vecchio Continente. “Compromette gli equilibri degli scali: il rischio è quello di un allargamento delle possibilità di far atterrare voli internazionali e intercontinentali su Linate, che è un dedicato ad altro e già saturo, a detrimento di Malpensa”, dice Modiano.
Sugli aeroporti milanesi ha pesato poi “l’effetto Parigi”: il traffico passeggeri di Malpensa e Linate a Expo concluso stava crescendo a un ritmo del +10,5% su novembre 2014. Ma l’incertezza causata dal terrorismo ha fatto subire una battuta d’arresto, e novembre 2015 si è chiuso a +6,7%.