Ripresa nel business travel

La ripresa nel business travel: lesson di The European House Ambrosetti

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Ripresa nel business travel, quali sono le prospettive? Il numero delle trasferte risale molto lentamente a causa di due fattori: la stabilizzazione dello smart working, che comporta un maggiore utilizzo delle piattaforme digitali a discapito dei viaggi, e l’incremento dei prezzi dell’energia causato dalla guerra russo-ucraina. Su questo tema Francesco Galletti, consulente area Scenari & Intelligence della società di consulenza The European House Ambrosetti, ha tenuto una lesson nel corso di MissionForum, l’evento di Newsteca del 29 marzo scorso.

Ripresa nel business travel, l’andamento è lento

La pandemia di Covid-19 ha determinato effetti sul business travel mai riscontrati in precedenza.

Secondo The European House Ambrosetti, nel 2020 si è osservata una flessione cinque volte superiore a quella che si era verificata nel 2001 a seguito del crollo delle Torri Gemelle: se dopo l’11 settembre, infatti, i viaggi aziendali erano diminuiti in media del 10,9%, nel 2020 il calo è stato del 51,5%. E il recupero oggi c’è, ma è lento.

Per il momento, infatti, solo il 67% delle aziende italiane consente i viaggi domestici (contro il 40% registrato nel febbraio dello scorso anno) e il 29% quelli internazionali (rispetto al 10% del febbraio 2021). «Ben il 30% dei lavoratori – racconta Francesco Galletti – preferisce ancora viaggiare meno rispetto al passato, anche se c’è un 55% che vuole viaggiare come prima e un 12% intenzionato a fare più trasferte».

Ripartenza dei viaggi d’affari, cambiano le scelte legate alla mobilità (anche in città)

Le scelte di mobilità degli italiani sono radicalmente mutate, e questo incide sulla ripresa nel business travel.

Dallo studio presentato da Francesco Galletti emerge che ancora oggi gli spostamenti per lavoro sono inferiori al periodo pre-crisi, anche in ambito urbano. «Nella maggior parte dei casi si registra ancora un andamento degli spostamenti in flessione del 10% rispetto al 2019. Sono cambiate anche le preferenze dei viaggiatori in termini di mezzi di trasporto. L’84% opta per l’auto privata, il 69% per il bike sharing, il 66% per lo scooter sharing, il 61% per il car sharing e il 59% per i monopattini a noleggio. I mezzi pubblici, invece, si posizionano all’ultimo posto con una percentuale del 43%. Proprio sul trasporto pubblico pesano le incognite più pesanti per il futuro».

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Non c’è più correlazione tra il business travel e il Pil

Uno degli effetti della pandemia è stato che si è spezzata la correlazione tra Pil e viaggi d’affari che, per anni, è stata alla base di uno studio che The European House Ambrosetti realizzava in collaborazione con Uvet Gbt. I dati raccolti anticipavano di oltre 45 giorni i dati Istat.

Galletti: «A partire dal 2020 questa correlazione è cessata: i viaggi di fatto si sono quasi azzerati e la spesa per il business travel è calata del 63%, a fronte di un -8,9% del Pil. Una tendenza che riguarda anche il 2021».

Ripresa nel business travel, ecco quanto cresce il mercato

Lo scorso anno, rispetto all’anno precedente, si è registrato un incremento del mercato del business travel in Italia intorno al +16%. Ma questo ritmo di crescita, ha spiegato Galletti, appare insufficiente per riuscire, nell’arco dei prossimi 5 anni, a recuperare tutto il valore perso.

In base all’elaborazione dei dati dell’Osservatorio sul business travel in Italia nel 2021, realizzato dal Politecnico di Milano e dall’Università di Bologna, si prevede che nel 2022 il mercato del BT raggiungerà i 10,8 miliardi di euro. Un volume che rappresenta il 52% in meno rispetto ai 20,6 miliardi del 2019, anche se segna una crescita rispetto ai 7,6 miliardi del 2020 e agli 8,8 miliardi del 2021. «Ipotizzando un incremento del settore parametrato all’andamento del Pil, nel 2025 il mercato potrebbe essere di poco superiore ai 15 miliardi di euro» ha detto Galletti.

Ripresa nel business travel

Le incognite che potrebbero remare contro

Ma quali sono le incognite per il futuro del business travel?

Due in particolare: la stabilizzazione dello smart working e le dinamiche inflattive dei prezzi energetici, fattori che potrebbero far frenare la ripresa. «Riguardo allo smart working, l’Italia prima della pandemia era il Paese più arretrato d’Europa. Ma a causa del Covid-19 è stato quello che ha registrato l’incremento più forte. Nel 2020 la percentuale di lavoratori che svolgevano la loro attività da casa è salita del +12,2%, contro il +3,6% registrato nel 2019. Questo, tradotto in numeri, significa che due anni fa circa 2,2 milioni di occupati potevano svolgere quasi integralmente la loro attività da casa».

Del resto, durante il lockdown il 90% delle grandi imprese e il 73% delle medie hanno introdotto o esteso il lavoro agile. E anche le piccole e micro imprese non sono state da meno: la percentuale è stata, rispettivamente, del 37% e 18%.

In futuro lavoreremo ancora a casa?

Sulla base di questi dati, The European House Ambrosetti prevede che entro il 2025 la quota di lavoratori italiani in smart working possa aggirarsi intorno intorno al 25% per imprese di medio-grandi dimensioni (con punte fino al 40% nel settore dei servizi), allineandosi così alle medie dei Paesi più avanzati.

Di conseguenza, gli spazi all’interno degli uffici diminuiranno di circa il 30%. Ciò potrebbe comportare una diminuzione degli spostamenti giornalieri verso i posti di lavoro e una stabilizzazione degli incontri business sulle piattaforme di videoconferenza. La conseguenza potrebbe essere un calo dei viaggi d’affari, che sarebbero svolti quasi esclusivamente dai dirigenti.

I travel e mobility manager, quindi, si troverebbero a fronteggiare maggiori complessità organizzative e a dover valorizzare sempre più gli strumenti digitali.

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Impatto del caro energia

A incidere sul futuro dei viaggi d’affari sarà anche l’aumento dei prezzi di gas e petrolio causato dalla guerra in Ucraina.

Si potrebbe infatti assistere a un aumento generalizzato dei costi di trasporto. Questo potrebbe provocare, sul fronte degli spostamenti casa-lavoro, una spinta all’utilizzo di mezzi collettivi a discapito di quelli privati. Potrebbero inoltre verificarsi un incremento del lavoro agile e, per quanto riguarda il business travel, una significativa riduzione nel numero delle trasferte.

Sostenibilità e strumenti digitali, le leve del new normal

Quali saranno le leve strategiche per la ripartenza?

Secondo Galletti, gli elementi chiave rimangono la digitalizzazione e la sostenibilità. «Oggi le aziende sono molto propense a gestire gli spostamenti con gli strumenti digitali. E il 98% delle imprese ha avviato un processo di digitalizzazione del proprio travel management», sottolinea.

Lo studio evidenzia anche che il 67% delle imprese ha introdotto sistemi di rendicontazione digitali delle spese sostenute in viaggio. E che la digitalizzazione pesa maggiormente sugli investimenti: nel biennio 2020/2021 la percentuale sul fatturato è stata del 5%, contro l’1% del biennio 2018/2019.

Questo processo trova però un freno importante nella mancanza di competenze adeguate. «Ben il 51,5% delle imprese sottolinea che proprio questo è l’ostacolo maggiore che devono affrontare per sfruttare al meglio le opportunità offerte dai dati».

Soluzioni green nel travel management Ripresa nel business travel

Riguardo alla sostenibilità, dall’elaborazione dei dati dell’Osservatorio Business Travel risulta che oggi l’85% delle aziende adotta soluzioni improntate alla sostenibilità.

In particolare, il 78% ricorre alle digital workplace per ridurre le trasferte. Solo il 9% ha introdotto una green travel policy. Inoltre, un altro 9% ha un budget dedicato alla compensazione delle emissioni di CO2 prodotte dall’azienda.

Nuove sfide per i travel manager

In questo scenario, le aziende dovranno affrontare nuove sfide: ad esempio, dovranno trovare un equilibrio tra gli incontri fisici e quelli digitali. In più, dovranno gestire meglio i costi di viaggio e i servizi digitali, oltre a sviluppare policy sempre più orientate alla sostenibilità. Dunque, i travel manager avranno un ruolo sempre più consulenziale.

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