I potenziali rischi, sia operativi sia finanziari, di far volare aerei in un Paese fortemente sanzionato come la Russia, per compagnie occidentali, sono diventati di dominio pubblico a fine marzo 2024, quando un’autocisterna per l’acqua ha danneggiato la parte inferiore posteriore della fusoliera di un Airbus A380, all’aeroporto di Mosca.
Il caso dell’A380 fermo a Mosca
Nulla di grave, invero, con l’aereo della Emirates che è poi tornato, in sicurezza, alla base di Dubai dopo quattro giorni per le riparazioni, in normale servizio dopo altri due giorni. Una settimana persa, circa. Però gli analisti come Andrew Doyle, di Cirium, sollevano la questione: quanti aeromobili registrati all’estero (gestiti da locatori) sono potenzialmente a rischio di restare bloccati in paesi sanzionati a livello internazionale (o elencati dall’Office of Foreign Assets Control degli Stati Uniti) se subiscono danni pesanti, non riparabili in loco?
Quanti aerei esteri o locati volano in Russia
In Cirium usano lo strumento Asset Watch, per identificare gli aerei widebody, sia Airbus sia Boeing, gestiti da società straniere e locatori che visitano gli aeroporti russi.
Durante il mese di maggio 2024, sono stati in Russia 155 aerei passeggeri o cargo costruiti in Occidente, da compagnie aeree dell’Asia centrale e orientale, del Medio Oriente e dell’Africa: un totale di 963 voli e 2.940 ore di permanenza a terra. 55 di questi widebody erano sotto la gestione di 18 diversi locatori, rappresentando 264 voli e 982 ore di tempo a terra.
Ora, statisticamente, su base annua ci si potrebbe aspettare che due o forse tre widebody operati all’estero subiscano un livello di danni elevato mentre sono a terra in Russia (un incidente ogni 5.000 arrivi circa).