L’austerity colpisce le trasferte dei dipendenti pubblici. La legge n. 266 del 23 dicembre 2005 recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” (la cosiddetta Finanziaria per il 2006 – art. 1, comma 213 e successivi) ha infatti soppresso una serie di norme “storiche” che prevedevano la corresponsione di una maggiorazione retributiva giornaliera per il personale delle amministrazioni pubbliche in missione.
In particolare, a partire dal 1 gennaio 2006, viene eliminata l’indennità di trasferta di cui all’art. 1, comma 1, della Legge n. 417/1978 e all’art. 1, comma 1, del Dpr n. 513/1978. Si tratta di una diaria corrisposta al personale civile – dirigente e non – dello Stato, nonché ai professori universitari, ai magistrati, agli avvocati, ai procuratori dello Stato, agli appartenenti alle Forze armate, quando vengano chiamati a prestare temporaneamente (per un minimo di quattro ore) o continuativamente (fino a un massimo di 240 giorni) servizio fuori dalla sede ordinaria in località distanti almeno 10 chilometri. Inoltre viene abrogata l’indennità supplementare – che si andava a sommare al rimborso delle spese di viaggio per trasferte effettuate in Italia e all’estero – prevista dall’art. 14, comma 1 e 2, della Legge n. 836/1973 e pari al 10% del costo del biglietto a tariffa intera se il viaggio viene compiuto in ferrovia, pullman o nave o al 5% qualora il mezzo di trasporto utilizzato sia l’aereo. Indennità che veniva riconosciuta anche nel caso di viaggi per missione compiuti gratuitamente, grazie a particolari concessioni dovute alla qualifica rivestita o alle funzioni svolte dal dipendente. Ancora, viene “tagliato” l’art. 8 del decreto legislativo luogotenenziale n. 320/1945 che prevedeva l’indennità di trasferta anche per il personale dei ruoli centrali dello Stato in servizio presso uffici con sede fuori della Capitale.
La norma, poi, ha un impatto ancora più ampio poiché sopprime le analoghe disposizioni contenute nei contratti collettivi nazionali e nei provvedimenti di recepimento degli accordi sindacali, compresi quelli relativi alle carriere prefettizia e diplomatica e al personale delle Forze Armate e di polizia. Inoltre stabilisce (art. 1, comma 214) che le altre amministrazioni adottino – secondo i rispettivi ordinamenti – analoghi provvedimenti, anche in deroga a specifiche disposizioni di legge e contrattuali.
Il rimborso delle spese di viaggio
Il contenimento dei costi si fa sentire anche in tema di rimborso delle spese di viaggio aereo: il comma 216 della Finanziaria, infatti, limita l’importo da corrispondere a tutto il personale delle Pubbliche Amministrazioni che si reca in missione all’estero, dirigenti compresi, al costo del biglietto di classe economica, indipendentemente dalla durata del percorso. Invariata invece la disciplina inerente il trattamento delle altre spese di viaggio (trasporto non aereo, vitto, alloggio).
Ripercussioni della nuova normativa
Ma qual è l’impatto della nuova normativa sulle Amministrazioni? «Si tratta di una misura – spiega Paolo Carli, dirigente del settore Risorse Umane del Comune di Milano – che nel nostro caso ha un impatto molto limitato, data l’esiguità degli importi che ci venivano riconosciuti a titolo di indennità di trasferta (le cifre erano regolamentate dai contratti collettivi delle singole Amministrazioni e quindi potevano differire dall’una all’altra, ndr.). Basti pensare che per una missione di 12 ore un nostro dipendente riceveva un’indennità pari a circa 3,50 euro, oltre al rimborso delle spese di viaggio. Oggi il trattamento di missione è costituito dal solo rimborso a piè di lista dei costi effettivamente sostenuti, entro determinati massimali (vedi tabella in formato Pdf)».
La protesta delle amministrazioni pubbliche
Ma nonostante l’esiguità degli importi in gioco, l’introduzione delle nuove norme ha creato non poco malcontento all’interno delle amministrazioni pubbliche, soprattutto da parte di quei dipendenti che devono spostarsi con una certa frequenza magari in zone disagevoli. Ma ha anche spinto il travel management alla ricerca di nuove soluzioni per evitare almeno che il personale sia costretto ad anticipare risorse. «I dipendenti pubblici inviati in missione – spiega il responsabile viaggi di un’Amministrazione Pubblica che preferisce rimanere anonimo – possono richiedere anticipi di cassa per fronteggiare il pagamento delle spese di viaggio. Ma anche quando il sistema degli anticipi funziona, capita che si debba partire per una missione in tutta fretta e quindi non vi sia il tempo di richiederli. L’indennità di trasferta che veniva precedentemente riconosciuta “compensava” in un certo qual modo anche questo tipo di situazioni. Ecco allora che stiamo lavorando proprio per ridurre gli esborsi da parte del personale attraverso l’introduzione di nuovi strumenti quali convenzioni con strutture alberghiere».
Testo di Sasa Carpaneda, Mission N. 3, aprile 2006