Nel business travel i trend cambiano rapidamente, come ha mostrato una ricerca effettuata negli ultimi 12 mesi negli Stati Uniti da Concur, azienda di gestione del business travel con sede oltreoceano che noi abbiamo recentemente pubblicato (leggi: Lo Stato del Business Travel secondo Concur).
Nel suo dettagliato report sullo stato dell’arte del settore, Concur ha iniziato stilando una serie di 6 differenti profili di traveller o di travel manager che popolano le aziende americane e – c’è da scommettersi – di tutti i paesi occidentali. Dei profili cui sono stati attribuiti nei nomi divertenti:
- Sam l’esperto: un grande consumatore di viaggi d’affati, che fa una media di 25 spostamenti l’anno prenotati in proprio. Il viaggio d’affari è un male necessario. Scioperi, ritardi e cancellazioni sono molto irritanti perché hanno ripercussioni sulle relazioni coi clienti e diminuiscono il tempo trascorso in famiglia. Tra le “paure” c’è quello di non poter spendere i punti fedeltà e quello di aver problemi legati alla sicurezza e alla lingua quando viaggiano in posti sconosciuti. Sceglie hotel buoni ma non di lusso. Rappresenta il 9% dei viaggiatori col 27% della spesa.
- Jeremy il jet set: un manager che viaggia frequentemente, preferendo viaggiare un prima classe e soggiornare in hotel 5 stelle, prenotati da un’assistente. E’ molto abile a risolvere gli imprevisti e a spendere degli extra per stare meglio purché il business travel abbia lo stesso confort di casa propria. Tra le paure c’è quella di non essere connesso a internet, di non potersi riposare e di ammalarsi, oltre a quella di non poter raggiungere l’assistente in azienda quando qualcosa va storto. Ha molta influenza sulla travel policy aziendale. 4% dei viaggiatori e 19% della spesa.
- Anna high tech: una giovane “millennial” che viaggia una volta ogni trimestre, spesso combinando trasferte lavorative con soggiorni personali. E’ molto attenta al risparmio ed è contenta di essere pagata per vedere il mondo, anche perché allunga al weekend la permanenza. Prenota i viaggi in proprio, utilizzando lo smartphone e cerca boutique hotel. Le paure? Viaggi di lavoro noiosi, aver problemi contabili con le spese extra e non essere rimborsata rapidamente. 16% dei viaggiatori e 21% della spesa.
- Carlo l’attento: è un business traveller da 1 o al massimo 2 spostamenti l’anno. Solitamente programma e prenota con molto anticipo ma non ha molta dimestichezza con la travel policy aziendale e con i processi. Quando viaggi, arriva 2 ore prima del volo e va direttamente al gate. In hotel preferisce ordinare mangiare in camera o nell’hotel del ristorante. Tra le sue paure c’è quella di non arrivare a casa in tempo e senza problemi, prenotare un hotel in una brutta zona e venire ripreso dal travel manager per non aver aderito alla politica aziendale. 55% dei viaggiatori e 13% della spesa.
- Alan il manager: non viaggia molto ma dà il via libera alle trasferte altrui e alle spese correlate e tiene sott’occhio i costi esigendo che rimangano nei limiti prestabiliti. Vuole che i dipendenti decidano di prenotare in posti sicuri e confortevoli in grado di renderli produttivi. Senza questi parametri, iniziano le sue ansie lavorative che sono anche legate al fatto che chi viaggia non rispetti la politica aziendale. 14% dei business traveller e 17% della spesa.
- Tania addetta alle prenotazioni: prenota trasferte per gli altri e diverse volte alla settimana compila le note spese per i suoi colleghi. Utilizza l’email per comunicare i parametri del viaggio e informa i traveller di eventuali cambiamenti. E’ sempre pronta a rispondere in caso di emergenza dei suoi colleghi in viaggio. Le sue paure? Non sapere dove si trova il dipendente, non essere in grado di prenotare in base ai desideri del collega, dimenticare il numero di tessera fedeltà del passeggero o il suo status. 2% dei traveller e 3% della spesa.
Dallo studio emerge anche che più della metà dei business traveller sono come Carlo l’attento, che però arrivano a rappresentare solo il 14% delle spese totali annuali nel settore dei business travel. Dall’altro lato, Sam l’esperto e Jeremy il jet set rappresentano il 46% della spese complessiva visto che – anche se numericamente non sono preponderanti – scelgono trasporti e sistemazioni di primo livello.
Un trend per il 2016 è emerso essere il largo uso di Airbnb, Vrbo e HomeAway, aziende leader di mercato nell’affitto di appartamenti per business traveller. Tra inizio 2015 e inizio 2016, il loro utilizzo è aumentato del 56% con una media di permanenza di 5 notti, rispetto a una media di 3 notti quando si soggiorna nei tradizionali hotel.