Prima uscita per il neo ad Fs, Mazzoncini, che frena sulla privatizzazione

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Non ha bisogno dell’uomo morto per frenare i piani di privatizzazione delle Fs che, con i precedenti vertici e, soprattutto, con gli annunci del ministro dell’economia Padoan, avevano subito un’accelerazione degna del Frecciarossa 1000. Il neo amministratore delegato del gruppo Fs Renato Mazzoncini, alla sua prima uscita pubblica, ha infatti tirato il freno a mano sulla privatizzazione dell’azienda, parlando piuttosto di “quotazione in Borsa”. E, probabilmente, “non nel 2016”.

Una quotazione legata al varo del nuovo piano industriale, dove ci sono da superare diverse criticità dalla riqualificazione dei collegamenti regionali a una miglior integrazione gomma-ferro.

“La quotazione decisa dal governo prevede che una parte del 40% di azioni sarà oggetto di un azionariato diffuso, il che è ben diversa da una privatizzazione che implica l’entrata nell’azionariato di altri gruppi industriali” ha commentato Mazzoncini, che ha precisato che “la quotazione è un mezzo e non un fine, perché non si vuole fare cassa, ma dotare il sistema-Paese di un Gruppo industriale che ha tutti i numeri per eccellere”. Numeri, come già scritto da big:  fatturato di 8,4 miliardi di euro, 69mila dipendenti, 8mila treni al giorno e investimenti già decisi per 4,3 miliardi di euro. Un gruppo che, con Trenord, ha un market share dell’oltre il 90% in Italia per quanto riguarda il trasporto ferroviario.

Infine Mazzoncini si dice  soddisfatto dell’interesse verso Grandi Stazioni e sottolinea come l’integrazione con la gomma, soprattutto nelle metropoli, sarà un tema importante nel prossimo futuro.

 

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