L’ultima puntata è di inizio ottobre, quando la Camera ha inserito all’ultimo momento una norma anti parity-rate nel disegno di legge sulla concorrenza, che ora è in attesa del passaggio in Senato e della sua approvazione definitiva prevista per la fine dell’anno. Ma le radici della vicenda affondano nell’ormai lontano 2013, anno in cui l’Antitrust tedesco ha imposto ad Hrs lo stop alla parità tariffaria nei contratti con gli hotel, per poi emettere un avviso similare anche nei confronti di Booking.com. Una mossa solo parzialmente condivisa dalle Autorità garanti della concorrenza di Italia, Francia e e Svezia che ad aprile 2015 hanno preso la decisione congiunta di abolire la parity-availability, ma non la parity-rate.
Ecco allora che, alla luce di tali evoluzioni, Federalberghi ha lanciato una campagna significativamente chiamata «Fatti furbo», invitando i clienti a sfruttare le pieghe della sentenza Antitrust, per beneficiare di sconti e vantaggi: “Se contattati direttamente – racconta infatti il direttore generale dell’associazione albergatori, Alessandro Nucara – gli hotel italiani possono già offrire condizioni migliorative rispetto a quelle pubblicate sui grandi portali. Tutte opportunità utili anche per chi, in azienda, si occupa quotidianamente di far quadrare i conti”. Per Nucara la questione è semplice: “Le Olta non sono il diavolo per noi. Quello che desideriamo è semplicemente trovare il giusto equilibrio. Non siamo affatto per bloccare l’evoluzione del mercato, ma per la costruzione di regole equanimi”.
Meno ottimista sui possibili risvolti di una legge anti parity-rate appare invece il direttore generale del gruppo Planetaria Hotels, Damiano De Crescenzo: “La norma, per carità, sarebbe la benvenuta. Tra la realtà legale e quella reale, c’è però spesso una certa distanza”. Il fatto è che le Olta hanno il coltello dalla parte del manico: “Le agenzie online sono libere di venderci o non venderci: nel momento in cui non dovessimo rispettare la parity-rate, ci sono mille modi per non veicolare il business sulle nostre strutture”. E anche sulle opportunità aperte ai travel manager dalla sentenza Antritrust i dubbi non mancano: “La telefonata diretta, è vero, può essere utile: ma chi perde veramente tempo per farla? Le Olta sono semplicemente più comode. E in ogni caso, la soluzione migliore rimane senz’altro la tariffa corporate”.
“Se le dicessi che le Olta hanno inizialmente subito la parity-rate?”. Interpellato da Mission per conoscere il punto di vista delle agenzie online sulla questione parity-rate, il managing director di Hrs Italia, Flavio Ghiringhelli, punta subito a relativizzare la questione: “La parità tariffaria è nata negli Usa per difendere le esigenze di trasparenza degli hotel di catena, nei confronti di alcune agenzie online particolarmente aggressive. Con l’eventuale introduzione di una norma ad hoc anche in Italia, si tornerebbe quindi all’anno zero. Ricadremmo cioè nella stessa situazione di scarsa trasparenza: i clienti non potranno essere sicuri di dove trovare la migliore tariffa e si creerà incertezza sul mercato”. Un discorso, che però precisa Ghiringhelli, varrà soprattutto per il segmento b2c: “Perché nel b2b, dove noi siamo specializzati, nella realtà dei fatti la parity-rate non è mai esistita. Soprattutto nel caso delle aziende di grandi dimensioni, a fare la differenza sono tutti i servizi costruiti intorno alla fase di ricerca e prenotazione: strumenti che possono garantire efficienza, ottimizzazione dei processi e trasparenza, nonché la soddisfazione del viaggiatore”.