Paolo Donadio è il nuovo direttore generale di Triumph Group International e guida il gruppo dal primo di settembre.
Il nuovo mandato è una importante dichiarazione dell’indirizzo che la società vuole intraprendere.
Con il desiderio di inserirsi in un mercato globale e adeguare il modello operativo aziendale alle esigenze del new normal, infatti, c’è bisogno di una decisa riorganizzazione interna.
Internalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità vogliono essere le parole chiave di questo cambiamento.
Il primo passo è stato fatto lo scorso settembre, quando Triumph Group ha inglobato una società di digital marketing. Ne avevamo fornito i dettagli in questo articolo.
Lo step successivo è quello di interpretare il nuovo paradigma di business e Donadio è la scelta i questa direzione.
«L’ingresso del dottor Donadio conferma l’impegno del gruppo per lo sviluppo sul lungo periodo. Vogliamo proseguire con il percorso intrapreso 35 anni fa e rafforzare ulteriormente la nostra posizione competitiva in un mercato sempre più impegnativo», dichiara Maria Criscuolo, chairwoman di Triumph Group International.
Il nuovo – e creativo – direttore generale di Triumph Group: chi è Paolo Donadio?
Paolo Donadio ha 49 anni e una laurea in Economia e Commercio. Nella sua esperienza lavorativa spicca la forte vena innovativa e creativa, coerente con il nuovo posizionamento pensato da Triumph Group.
Infatti, da Viacom CBS è passato a Banijay e MTV networks: dai grandi gruppi media globali alla casa di produzione di format TV innovativi, per intenderci.
«L’equilibrio a cui si va incontro è dinamico e si trova tra fisico e digitale, tra reale e virtuale. Tutto è caratterizzato da rapidità e interconnessione tra ambiti e contenuti che si contaminano e danno vita a nuovi scenari dove la creatività ha un peso sempre maggiore», osserva Donadio.
Aggiunge: «Il modello di business di TGI è risultato flessibile e resiliente e in grado di affrontare il cambiamento e la complessità dei mercati. Per me, la scelta di questa nuova sfida proviene, non solo dalla fiducia che ripongo nelle potenzialità dell’azienda, ma anche da una innata propensione a nuove opportunità e sfide».