Hervé Barmasse è un alpinista. Ma, prima ancora, un uomo che ama la scoperta. E che non perde occasione di farsi testimone di uno stile di vita che rispetti e tuteli l’ambiente.
È un uomo di record e di sconfitte.
È un uomo di montagna capace di coinvolgere con la sua capacità affabulatoria anche chi non lo è. Ed è il motivatore per antonomasia, perché è caduto e si è rialzato e ha compiuto imprese storiche contando sulla sua forza. Fisica, certo, e soprattutto mentale. Animato sempre dalla passione.
Hervé Barmasse: le sfide
Nato in Valle d’Aosta ai piedi del Cervino 45 anni fa da una famiglia di Guide Alpine da generazioni, Barmasse da adolescente era una promessa dello sci.
Un incidente, però, cambia i piani. Finisce il futuro di professionista sciatore. Complice la prima scalata al Cervino con il padre, inizia il presente e il futuro da alpinista.
Sue le prime ascensioni e solitarie non solo sul Cervino (è il primo ad averne scalato tutte le creste in solitaria) ma anche sulle alpi italiane, in Himalaya e Patagonia.
Il coraggio di fermarsi
Grandi imprese, dunque, compiute con coraggio, anche di fermarsi. Quest’inverno (2022), infatti, ha rinunciato all’ascensione della parete Rupal del Nanga Parbat.
Le proibitive condizioni atmosferiche hanno messo la parola fine alla spedizione durante la quale l’alpinista e il compagno David Göttler avevano, per primi, cercato di scalare la parete più alta del mondo in inverno e in stile alpino.
Lo stile alpino è uno “stile senza”: senza ossigeno, senza corde fisse, senza campi pre allestiti e, quindi, senza rifiuti abbandonati in montagna. Perché per Barmasse il rispetto della montagna e dell’ambiente è la priorità.
Motivazione e team building
Alpinista e guida alpina, regista e scrittore, Barmasse è conferenziere per eventi aziendali e coach motivazionale.
Per le aziende che vogliono arricchire il bagaglio dei propri manager o dipendenti, Hervé offre la possibilità di vivere un’esperienza outdoor, alla scoperta del territorio e della cultura della montagna.
Lo abbiamo incontrato a metà luglio a Breuil-Cervinia in occasione della Settimana del Cervino, evento di 7 giorni di eventi e appuntamenti culturali, da lui ideato.
Qual è la ragione che ti ha spinto a intraprendere l’attività di speaker motivazionale?
«Le aziende fanno spesso riferimento agli atleti per motivare i top manager e i propri dipendenti. Io porto l’esempio della montagna e dei suoi insegnamenti in termini di paura, senso di responsabilità, scelta e giudizio.
Qual è il valore della montagna che ami maggiormente trasmettere al mondo aziendale?
«A me la montagna ha insegnato il valore della vita. Quando rischi la vita ne comprendi appieno l’importanza. Non solo: comprendi l’importanza di realizzare degli obiettivi e come farlo.
La montagna, come diceva Walter Bonatti, è una scuola di vita: se superi sfide di un certo peso in montagna riesci ad affrontare tutto quello che succede nella vita con meno apprensione e più leggerezza. Quindi attraverso le parole di un alpinista la montagna si fa portatrice di messaggi che possono essere utilizzati nella vita quotidiana».
Il leader è quello che raggiunge sempre gli obiettivi o anche colui che accetta di dover fare un passo indietro?
«Il vero leader è chi fa raggiungere gli obiettivi al team. Ci sono persone che raggiungono risultati, ma non sono leader. Il leader è chi spiega agli altri come raggiungere i risultati con il proprio esempio e consigli».
La montagna e le dinamiche aziendali
In montagna si è spesso costretti a prendere decisioni rapide. E anche nelle aziende, con repentini cambi di strategia. Ci sono tecniche che rafforzano questa capacità?
«Più che di tecniche parlerei di senso di responsabilità. È questo che fa compiere la scelta giusta al momento giusto. Inoltre, direi che è fondamentale uscire dagli schemi.
Le grandi innovazioni in campo aziendale, infatti, sono spesso frutto di esperienza e della capacità di spingersi oltre quello che gli altri non vedevano.
Una persona si deve sbilanciare: l’alpinista si sbilancia e corre il rischio. La paura dà la responsabilità di fare la scelta giusta nel momento in cui si corre il rischio di spostare la mano sull’appiglio.
Non scegliere, stare fermi, aspettare che succeda qualcosa è peggio».
C’è un gruppo aziendale che hai portato in montagna e ti ha particolarmente colpito?
«Sicuramente alcuni giovani provenienti dalla Cina. Erano atterrati a Milano Malpensa e, dall’aeroporto, si erano trasferiti al Monte Bianco dove li avevo accolti per una cena bellissima sotto un tendone trasparente, con vista sulla montagna illuminata dalla luna.
Una parte di loro è rimasto all’aperto, guardando il cielo. Alla mia domanda sul perché non si unissero agli altri la risposta è stata: “Sono tre mesi che non vediamo le stelle“».
[Le foto sono di Valentina Celeste]