Le fiere in Italia hanno imboccato la via della ripartenza. I numeri del comparto fieristico made in Italy sono da “ritorno al futuro” pre-pandemia e l’internazionalizzazione è il propulsore del trend positivo. Infatti delle 531 fiere in calendario quest’anno 267 sono manifestazioni internazionali, cioè il 14% in più rispetto al 2022.
Contraddistinti dal segno più anche gli appuntamenti nazionali. Nel 2023 saranno infatti 264, con una crescita del 10% rispetto allo scorso anno.
La crescente internazionalizzazione della proposta fieristica italiana è il volano della ripresa, sottolinea Maurizio Danese, presidente dell’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane-Aefi: «Le fiere rappresentano un anello di congiunzione insostituibile tra l’economia globale e il nostro sistema: intercettare e presidiare i mercati chiave per il made in Italy è un asset sempre più imprescindibile per lo sviluppo del comparto.
Si tratta di una scelta strategica che gli operatori hanno ormai intrapreso, internazionalizzando manifestazioni già esistenti e spingendo l’acceleratore sugli incoming e sulla promozione all’estero, assieme ai partner istituzionali.
Oggi anche le piccole fiere si stanno muovendo in questa direzione, con ricadute ugualmente importanti sui territori dove attraggono turisti d’affari alto-spendenti».
I settori protagonisti dell’internazionalizzazione
Non stupisce, quindi, che i protagonisti delle fiere internazionali in programma sono proprio i settori del made in Italy con una più spiccata propensione all’export.
Per esempio il tessile, 14 % delle manifestazioni, e il food, bevande e ospitalità, 11%, Questi 2 settori sono seguiti da sport, hobby, intrattenimento e arte, tecnologia e meccanica e gioielli, orologi e accessori.
Fiere in Italia: le regioni più performanti
Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto sono le regioni che ospitano oltre il 70% degli appuntamenti internazionali.
Invece Lombardia, Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Puglia concentrano la gran parte delle manifestazioni italiane nazionali.
Queste puntano a valorizzare in particolare i settori sport, hobby, intrattenimento e arte (17%), agricoltura, silvicoltura e zootecnia (14%) e food, bevande e ospitalità (12%).