Un futuro in chiaro scuro per l’automotive statunitense. Un settore che dà lavoro a oltre due milioni di persone contando la produzione e la filiera commerciale delle due e delle quattro ruote. Settore questo che potrebbe venir influenzato, e pesantemente, dalle prime iniziative che il 45° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che si insedierà nello Studio Ovale il prossimo 20 gennaio.
Tra i punti del suo programma, illustrato il passato 22 ottobre, la rinegoziazione del Trattato di libero scambio nordamericano (Nafta) con Messico e Canada, con l’intenzione di tassare le auto importate dal Messico con un’aliquota che potrebbe arrivare al 35% e dove producono tanti colossi dell’auto tra cui il Gruppo Volkswagen, BMW, Daimler, Toyota e le stesse americane GM e Ford, case con cui lo stesso Trump ha avuto un duro scontro sul fronte della delocalizzazione.
Un’altra mossa sul fronte internazionale vedrebbe inoltre il definitivo ritiro degli Stati Uniti dall’intesa con i paesi del Pacifico (Tpp) e dai negoziati con l’Unione Europea (Ttip) , minacciando la Cina con dazi di ben il 45% sui loro prodotti. Ma questo protezionismo potrebbe però complicare l’export delle auto americane, vendute per ben 2 milioni di unità ogni anno e, fino all’ultimo anno della presidenza Obama, in continua crescita.
Festeggiano, invece, i petrolieri, visto che Trump vuole l’eliminazione delle restrizioni sulla produzione di energie fossili, rilanciare il progetto dell’oleodotto Keystone XL, già bloccato da Obama, e tagliare i finanziamenti promessi all’Onu sui cambiamenti climatici, che, per Trump, sono “un’invenzione”. Il neo presidente vuole anche smantellare l’Epa, l’Environmental protection agency, l’agenzia governativa per la protezione dell’ambiente che, se Trump fosse stato eletto solo due anni fa, non avrebbe potuto scoprire il dieselgate targato Volkswagen, e dotata di un budget annuale di circa 590 miliardi di dollari.
Inoltre Trump si trova anche l’eredità degli investimenti voluti dal governo Obama sul fronte delle nuove tecnologie come la guida autonoma (4 miliardi di dollari in dieci anni), con allo studio nuove regole federali per questo, e lo sviluppo della rete di ricarica per le auto elettriche (4,5 miliardi).
Insomma uno shock anche economico. Ma, come per la Brexit, ci sarà qualcuno in Europa pronto a sfruttarlo? Intanto le Borse risalgono. E l’Apocalisse si allontana…