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Tesla: la violenta caduta per colpa di Elon Musk

Gli attacchi a Tesla e il suo crollo finanziario. Donald Trump prova a controbilanciare acquistando Tesla Model Y

Elon Musk sta lentamente affossando Tesla, la sua creatura a quattro ruote. Un declino inesorabile, quello del marchio pioniere dell’elettrico, alimentato dalla smania di potere di un imprenditore miliardario che si improvvisa politico. Il rischio reputazionale per il marchio è alto, eppure Elon lo accetta senza esitazioni, con effetti disastrosi. È il prezzo da pagare quando il volto dietro un brand è tanto divisivo quanto veicolo di valori anticonvenzionali.

“Non comprare una nazi-car”, “Davvero vuoi comprare una svasti-car?”. Questi sono solo alcuni degli slogan contro Tesla, che in questo caso assume i caratteri antropoformici del suo creatore. Come può un’auto, in fondo inanimata, rappresentare una fazione politica? La risposta, ovvia, non può. Ma nulla è più umano del tentativo di boicottare ciò che non ci piace. E così, anche i più moderati si schierano con il “Boycott Tesla”.

Concessionari Tesla sotto attacco

Un fenomeno che non sembra destinato a fermarsi. Le proteste, talvolta violente, continuano a crescere. I concessionari di auto elettriche, simboli di Musk, diventano anche bersagli di atti vandalici. A Salem in Oregon, i rivoltosi lanciano molotov artigianali contro le vetrine di uno showroom Tesla. E non è una coincidenza che l’attacco viene sferrato nella notte del 20 gennaio, il giorno dell’insediamento di Donald Trump, che da presidente avrebbe poi nominato Musk a capo del «Doge», il Department of Government Efficiency, come già preannunciato a novembre.

Le violenze non si fermano qui. Da allora, si sono susseguiti numerosi attacchi a concessionari, auto, e stazioni di ricarica. Pneumatici rubati, svastiche dipinte sui veicoli Tesla, e auto vandalizzate con uova (nonostante la crisi imperante), e addirittura escrementi. A Seattle, un incendio ha danneggiato quattro Cybertruck. Il culmine della violenza si è avuto il 13 marzo, con colpi di arma da fuoco esplosi contro un concessionario Tesla a Tigard, sempre in Oregon. Proteste anche in Australia, dove è stata vandalizzata una vetrina con la scritta “Vuoi davvero guidare una swastika-car?”

Elon Musk e l’autogol su X

Nel frattempo, Musk continua a calcare la mano su X, con dichiarazioni sempre più controverse. Un suo recente post ha scatenato polemiche per aver assolto Stalin, Hitler e Mao dalle atrocità commesse, attribuendo la responsabilità a dipendenti pubblici. La sua visione politica e le sue scelte aziendali continuano a infiammare le opinioni, contribuendo a minare ulteriormente l’immagine di Tesla.

Proprietari Tesla “non sto con Elon”

Chi non può svendere la propria Tesla, ma al contempo non desidera essere mira di atti vandalici ha trovato un escamotage, che in breve tempo è diventato un vero e proprio trend. Per dissociarsi dalle politiche controverse di Elon Musk, i proprietari di Tesla hanno iniziato a tempestare le loro auto di adesivi come “L’ho comprata prima che Elon impazzisse“. La popolarità di questa nuova protesta silenziosa diventa un business globale, con una categoria dedicata su piattaforme come Amazon e AliExpress.

Le difficoltà economiche di Tesla

Non solo la reputazione è in crisi: anche i numeri finanziari di Tesla parlano chiaro. Dopo aver toccato il massimo storico a 461 dollari ad azione a dicembre, il titolo Tesla ha visto un crollo di oltre il 40% da inizio anno. In Europa, i numeri sono preoccupanti: le vendite in Germania sono crollate del 76%, in Francia del 45%, in Svezia del 42%. La nuova Model Y, appena lanciata in Europa, non sembra in grado di risollevare le sorti del marchio, Trump sì. “Voglio comprare questa auto. La brutta notizia e che non posso guidarla, non guido da molti anni”, ha detto il tycoon.”La terrò alla Casa Bianca, la userà il mio staff. È un ottimo prodotto e quest’uomo ha dedicato tutta la sua vita a questo”, ha aggiunto Trump. Nella stessa giornata le azioni di Tesla hanno chiuso in rialzo di quasi il 4%.

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