Uno studio sulla mobilità aziendale indica come cambieranno le flotte nel 2021. L’indagine “Flotte aziendali: fringe benefit, prendere o lasciare?” si è basata su un sondaggio promosso dall’Osservatorio Top Thousand, composto da fleet e mobility manager di grandi aziende, con il patrocinio di Aniasa.
Hanno risposto 47 professionisti, con un parco auto totale di oltre 70.000 veicoli.
Punto primo, prevedibile: nel 2021 si ridurranno le immatricolazioni dei veicoli a benzina e a gasolio e aumenteranno le elettrificate, soprattutto ibride. Ma ancora più interessante è il fatto che lo studio sulla mobilità aziendale ha valutato l’impatto della normativa sul fringe benefit, visto che da luglio scorso è cambiata con l’aumento della quota tassabile per chi usa vetture con maggiori emissioni di CO2.
Se prima, infatti, la percentuale di uso sottoposto a tassazione relativa al tempo libero era identica per tutte le vetture (30%), adesso si differenzia in base alla sostenibilità ambientale.
Come abbiamo avuto già modo di spiegarvi, nel 2021 sulle immatricolazioni farà sentire il suo peso anche l’entrata in vigore del metodo di calcolo delle emissioni secondo il ciclo Wltp. Questo prenderà il posto dell’Nedc correlato e determinerà di fatto un innalzamento dei valori. Cosa vuol dire?
Che si potranno così ritrovare oltre quota 160 gr/Km anche alcune vetture medie a benzina e medio-grandi a gasolio.
Approfondisci sul carico fiscale sull’auto.
Studio sulla mobilità aziendale: il 50% assegna al dipendente la maggiorazione della tassa sull’auto
Quanto spiegato significa che la novità della nuova tassazione del fringe benefit, pur applicandosi soltanto alle vetture di nuova immatricolazione e assegnazione, prevede un aggravio fiscale non da poco con 3 possibili soluzioni.
Innanzitutto con l’addebito in busta paga al driver della nuova aliquota.
Secondo e terzo: l’azienda si assume l’onere oppure modifica la car policy, rinunciando ai modelli penalizzati dalla nuova tassazione.
Come si stanno organizzando i responsabili dei parchi auto di fronte a questo cambiamento?
Il 50% del campione della ricerca dichiara di voler attribuire il costo maggiorato al dipendente, mentre il 47% è pronto a rinunciare ai veicoli interessati da una maggiorazione della tassa. Dunque modificando la propria car list e sostituendolo ad esempio con modelli mild hybrid.
Solo il 3% delle aziende prevede di aumentare lo stipendio del dipendente, facendosi carico del maggiore onere.
«In questa fase iniziale – osserva Gianfranco Martorelli, presidente di Top Thousand, – la nuova normativa rischia di penalizzare tutti. I driver, che in alcuni casi trovano una consistente decurtazione in busta paga; i fleet manager, che si vedono invischiati in complicati calcoli, e l’azienda ‘costretta’ a modificare la propria car policy. Senza contare le case automobilistiche che in prospettiva vedranno diminuire le vendite di alcune categorie di auto con maggiore redditività».
A rimetterci sarà infine anche l’Erario, destinato a incassare un minor gettito fiscale come conseguenza del downsizing delle flotte.