Vendita di auto termiche

Stop alla vendita di auto termiche dal 2035, i commenti del settore

Costruttori, associazioni e politica italiana accolgono con riserve o con forti critiche la misura europea che vuole che dal 2035 si vendano solo auto elettriche

Il Parlamento europeo ha confermato lo stop alla vendita di auto termiche a partire dal 1° gennaio 2035. A questo punto manca l’approvazione definitiva del Consiglio Europeo e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue per dare il via a questa misura.

Una misura che rappresenterà una pietra miliare per l’industria automobilistica non solo del Vecchio continente ma anche per quei costruttori extracomunitari che vorranno vendere in Ue.

Ma come hanno reagito gli addetti ai lavori? Cosa dicono i manager di case auto o associazioni? I pareri vanno mediamente in una direzione: quella dell’ok alla misura “ma servono misure parallele per rendere efficiente le auto elettriche.

Traduzione: servono colonnine di ricarica a tappeto e serve investire in tecnologia per tagliare i tempi di “sosta alla spina”.

Vendita di auto termiche, parlano le associazioni

In un’intervista a Il Messaggero, il direttore generale Anfia Gianmarco Giorda laconicamente commenta con un «Le scelte di Bruxelles sullo stop a Diesel e benzina dal 2035 sono un regalo alla Cina». Aggiunge poi che è necessario prenderne atto e stanziare più soldi per la transizione energetica.

In parole povere: bisogna rendere possibile la ricarica di chi sceglie una vettura emissioni zero, ricordando anche che tutte quelle imprese che fabbricano e vendono componenti per auto termiche dovranno chiudere o riconvertirsi.

In una nota, l’Associazione nazionale della filiera dell’industria auto parla anche di altro. Ossia della proposta Ue di revisione del Regolamento europeo sulla riduzione delle emissioni di CO² dei veicoli industriali. Una proposta che inasprisce notevolmente il target già fissato al 2030 (da -30% a -45%). E prevede target decisamente ambiziosi per il 2035 (-65%) e per il 2040 (-90%).

«È infatti molto difficile, se non impossibile, sviluppare in così pochi anni soluzioni tecnologiche in grado di dimezzare le emissioni di CO² degli autocarri».

Anche in questo caso, Anfia sottolinea sull’urgenza di creare «infrastrutture, incentivi all’acquisto, produzione di
energia da fonti rinnovabili, sostenibilità dei costi per gli operatori
».

“Mancano le infrastrutture di ricarca”. La voce delle auto

Molto cauto – per non dire perplesso – anche Maurizio Marchesini che è vicepresidente Confindustria per filiere e medie imprese. Il manager teme che lo stop alla vendita di auto termiche porti a un invecchiamento del parco auto italiano. Motivo? Dopo il 2035, gli automobilisti utilizzeranno per tanto (troppi) anni le vetture Diesel e a benzina perché «le elettriche costeranno troppo e pochi potranno permettersele».

Dalle associazioni ai costruttori. Mercedes, che da anni ha iniziato a investire sui motori a batteria introducendo modelli a emissioni sempre più basse, è favorevole alla misura Ue. A un patto: che l’Italia inizi una vasta campagna di creazione di infrastrutture di ricarica.

[In arrivo il nuovo Ceo Mercedes]

L’azienda di Stoccarda ha in cantiere una strategia ben chiara che la porterà a diventare un costruttore solo elettrico già nel 2030. Soprattutto – o soltanto – in quei paesi che renderanno conveniente e sostenibile possedere una vettura a batteria. Intanto la via dei motori a matteria è iniziata e prosegue spedita, al punto che tra 2 anni le nuove piattaforme delle nuove auto Mercedes saranno elettriche.

Un po’ di “cauto sconcerto” anche da parte dell’amministratore delegato Renault, Luca de Meo. In un’intervista al Sole 24 ore ha sottolineato il fatto che questo Regolamento europei darà ai cinesi un maggior controllo sulla catena del valore. In pratica: utilizzeranno il via libera all’auto elettrica per conquistare quote di mercato in Europa. Nei prossimi anni, la casa della losanga lancerà (insieme alla alleata Mitsubishi) 35 nuovi EV entro il 2030.

Lo stop alla vendita di auto termiche resta sub judice se…

A livello politico, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato un punto importante. Lo stop alla vendita di auto termiche «prevede una clausola di revisione. La Ue è pronta a verificare se la diffusione delle reti di ricarica reti sia adeguata alla scadenza del 2035». In altre parole: se non ci saranno sufficienti colonnine, la transizione elettrica vedrà uno slittamento in avanti.

Sempre a livello politico (ma nazionale) l’attuale governo è piuttosto scettico sulla misura di Bruxelles. A iniziare dal premier Giorgia Meloni, dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Quando si parla di stop alla vendita di auto termiche, la Ue non è da sola. Negli Usa anche gli stati di California, New York e New Jersey hanno detto stop ai motori termici a partire dal 2035. Il governatore di quest’ultimo stato ha annnunciato anche un piano di agevolazioni all’acquisto e di investimenti nella costruzione di impianti rinnovabili.

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