Come si fa a scegliere l’auto giusta per la propria flotta aziendale? Il total cost of ownership (Tco) ha sempre la meglio oppure giocano altri fattori?
Anche di questo si è parlato a MissionForum, il convegno organizzato da questa casa editrice e avente per oggetto il settore delle “company cars”. Settore che – in base ai dati resi noti da Dataforce – ha chiuso il 2019 con 281.301 immatricolazioni, con un +8,99% sul 2018.
Il convegno è partito analizzando i dati relativi all’indagine condotta sui lettori di MissionFleet “L’auto da flotta che vorrei – il noleggio che vorrei”. Il primo elemento che emerge è che le aziende puntano a risparmiare. Infatti 2 dei principali driver nella scelta sono il fattore “economico e saving” e quello “prestazioni in termini di chilometraggio”, ciascuno al 28,26%. In pratica: più della metà degli intervistati punta a risparmiare sul Tco.
La maggioranza relativa, il 34,78%, ritiene invece che la sotenibilità della vettura sia un elemento fondamentale nella scelta.
Scegliere l’auto per la flotta: Erg, Intesa Sanpaolo e Shima Seiki
«La nostra flotta è composta da 300 mezzi tra la sede italiana e quelle europee. Di questi 80 sono in fringe benefit», ha spiegato Laura Campodonico, travel and fleet services di Erg. «Come Erg Italia puntiamo a un total cost of ownership fondato sulla competitività del canone di noleggio in relazione alla qualità del servizio. Nel 2019 abbiamo rinegoziato i contratti, ottenendo un risultato migliorativo».
Come sarà il futuro elettrico di Erg Italia? «Per quanto riguarda il nostro futuro elettrico, il grande passo lo abbiamo compiuto 10 anni fa, passando da raffinatore di petrolio a fornitore di energia elettrica focalizzato su fonti rinnovabili. Sì, stiamo introducendo in flotta delle vetture emissioni zero, come le 20 che nel corso del 2020 forniremo al nostro stabilimento di Siracusa. Siamo fortunati perché non dobbiamo nemmeno “perder tempo” a richiedere la colonnina di ricarica visto che l’energia la produciamo in proprio. Se avessimo dovuto chiederla ad Enel X sarebbe stato lungo e difficile. Per le auto in fringe benefit abbiamo 2 colonnine con 4 attacchi. Ma sono sufficienti perché abbiamo un numero basso di auto elettriche. Se in flotta avessimo migliaia di auto aziendali non sarebbe così semplice creare una rete di ricarica per tutti».
Scegliere l’auto aziendale: motori termici fino a quando?
Qual è la prima difficoltà per chi desidera compiere il passaggio dai motori termici a quelli elettrici? A questo ha risposto Cristian Cortesi, fleet manager Shima Seiki Italia.
«Basata a Milano e con sedi nel modenese e a Treviso, la nostra azienda è presente in Italia dal 1982. Il core business è la produzione di macchine per maglieria computerizzate e sistemi di progettazione grafica computerizzata» ha risposto il manager. «Abbiamo una flotta di circa 40 auto di cui 12 ibride e 28 diesel. Stiamo però procedendo a una graduale sostituzione di queste ultime a favore di vetture al 100% elettriche, con un piano che sarà portato a termine nel giro di 2 anni».
Il sondaggio presentato da MissionFleet indica che il 43,44% dei lettori che ha risposto acquisterbbe una’auto con motore termico fino a quando le infrastruture di ricarica saranno più capillari.
«Per rispondere alla domanda, ritengo che sarebbe importante avere formule di flessibilità da parte dei noleggiatori. Mi spiego: di solito ogni nostra auto percorre 80 km al giorno. E per un dipendente, l’auto elettrica andrebbe benissimo. Ci sono però dei frangenti in cui la necessità è di percorrere anche 300 km, con conseguente impossibilità di fare affidamento su un veicolo a emissioni zero. Per noi sarebbe auspicabile poter associare a un unico contratto anche un’auto termica, da utilizzare quando serve. Mi aspetto di più anche dalle case costruttrici in tal senso».
Da Volkswagen, per esempio, che ha un proprio noleggio lungo termine: «Dovrebbe trovare una formula per aiutarci a elettrificare le flotte aziendali e associare un’auto diesel a una elettrica, proprio per il motivo che ho detto prima. Se ciò non dovesse accadere, la diffusione delle elettriche aziendali sarà difficile».
Flotte auto elettriche? Alle aziende piace ibrido (e diesel)
Scegliere l’auto giusta sul “total cost of mobility”
Infine, l’acclamato total cost of ownership: come le aziende stanno gestendo il quid? «In realtà dovremmo parlare di total cost of mobility, più che di Tco», taglia la testa al toro Antonio Ceschia, responsabile dei servizi generali di Intesa Sanpaolo.
Aggiungendo:«Il desiderio dei driver sarebbe quello di aver un’auto elettrica da 700 km di autonomia e che si ricaricasse in 10 minuti. Ma non esiste. Dobbiamo imparare a parlare alle persone non tecniche spiegando loro come stanno le cose sulle diverse motorizzazioni. Oggi avere un’auto elettrica in sharing aziendale significa averla sempre scarica. Infatti, non possiamo pensare di avere una colonnina per ogni auto».