Scatola nera, è il momento di rompere gli indugi

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Da anni si parla di black box come strumento utile per le flotte aziendali. Tutti ne parlano, ma pochi la installano. Ora potrebbe essere arrivato il momento per fare qualche riflessione in più. Con questo articolo, MissionFleet intende fare il punto sullo stato dell’arte in termini di tecnologia, spiegare in modo semplice quali potrebbero essere i vantaggi per le imprese che adottano sul proprio parco veicoli questo sistema di controllo remoto, come si stanno muovendo le compagnie d’assicurazione sul tema scatola nera, quali sono le implicazioni in merito alla normativa sulla privacy e le ultime novità di legge che potrebbero imprimere una decisa accelerazione alla diffusione di questi sistemi.

La Legge sulla competitività
Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto. Nel decreto legge n. 1 del 24 gennaio 2012, avente per titolo “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”, convertito nella Legge definitiva n. 27/2012 il 24 marzo scorso, all’articolo 32 si fa espressamente riferimento alla “scatola nera”. In pratica la legge prevede che agli automobilisti che accettano di installare un “meccanismo elettronico che registra l’attività del veicolo e ne consente il monitoraggio” (citiamo testualmente) derivino tangibili vantaggi economici, e che quindi le compagnie d’assicurazione siano obbligate a garantire tariffe “significativamente scontate”. Le modalità di raccolta dei dati, gli standard tecnologici hardware e software dovranno essere concertati assieme all’Isvap (l’Istituto di vigilanza sulle Assicurazioni) entro novanta giorni dalla promulgazione della Legge. Entro due anni al massimo tutte le compagnie dovranno adeguarsi agli standard identificati dai tecnici. Inoltre, i costi di “installazione, disinstallazione, sostituzione, funzionamento e portabilità” saranno a carico delle compagnie. Cosa significa, in pratica? Che lescatole nere dovranno essere fornite, installate e manutenute dall’assicurazione in modo gratuito e che chi le fa montare otterrà sconti importanti.
Già in passato l’Isvap (a partire dal 2007) aveva condotto un test sperimentale su 14.000 vetture (con un contributo del Ministero dello Sviluppo Economico), in collaborazione con alcune compagnie, le quali si erano impegnate a di praticare sconti non inferiori al 10% sulle tariffe di furto e incendio. La media degli sconti rilevata al termine dell’esperimento, denominato “Check Box” è stata tra il 30 e il 40%. Dunque con benefici per il consumatore largamente positivi.

Vantaggi non solo sul furto
Dicono le statistiche di LoJack, una delle aziende produttrici di impianti antifurto con controllo remoto più diffuse in Italia, che la media dei ritrovamenti di auto rubate dotate di sistemi di questo tipo è di oltre il 95%, quindi la riduzione delle tariffe è comunque conveniente per le assicurazioni. Ma oltre a ridurre in modo significativo le tariffe F&I, la black box può contribuire ad abbassare sensibilmente i costi della Rca (la Responsabilità civile obbligatoria). Perché attraverso un collegamento con la porta diagnostica dell’automobile, la cosiddetta Obd (On Board Diagnostic), può rilevare tutta una serie di parametri (velocità, accelerazione lineare e laterale, numero di giri del motore eccetera). Cioè in pratica è in grado di monitorare lo stile di guida del conducente. Questi parametri, inoltre, possono essere messi in relazione con i limiti in vigore sul tratto di strada che l’auto sta percorrendo, e quindi ottenere un raffronto ancora più dettagliato sul comportamento più o meno virtuoso dell’automobilista.
In pratica chi guida correttamente e in maniera responsabile, ha garantita una riduzione delle tariffe Rca, sia al momento della stipula del contratto, sia negli anni seguenti. E più migliora il suo comportamento, maggiori saranno gli sconti. Questa è la proposta commerciale, per esempio, che Genertel realizza con la polizza Quality Driver che, tra l’altro, in anticipo sui tempi previsti dalla Legge che abbiamo citato poc’anzi, offre la black box in comodato gratuito, con sconti sulle tariffe Rc fino al 25% in più ogni anno, in assenza di incidenti con torto e con uno stile di guida virtuoso. Sulla strada aperta da Genertel, anche altre importanti compagnie hanno realizzato polizze ad hoc, passando dalle vecchie proposte di sconto più o meno elevato (dal 10 al 70 e oltre per cento) solo sulle tariffe F&I, a sensibili riduzioni anche sull’Rc.

I consumi nel mirino
Ma la scatola nera è in grado di fare ancora di più: con il monitoraggio delle stile di guida, si può incidere significativamente anche sui consumi di carburante. Che in una flotta aziendale costituiscono ormai dopo i recenti rincari, una voce di spesa che rappresenta il 25-30% del Total Cost of Ownership. Realizzare un software che monitora i consumi e suggerisce come ottimizzare il proprio stile di guida, è relativamente semplice (ricordate l’eco:Drive di Fiat, che è un software attualmente utilizzato da oltre 70.000 utenti?) e quantomai efficace. Con l’odierna tecnologia sarebbe persino possibile utilizzare il proprio smartphone (mediante il modulo radio Gprs) per trasmettere gli stessi dati, scaricando un app specifica e un collegamento che permetta di interfacciarsi nella lettura dei dati della porta dell’Obd. Dai test condotti in forma sperimentale su alcuni parchi aziendali (composti soprattutto da veicoli commerciali), una riduzione media dei consumi effettivi del 10-15% è facilmente alla portata. In sostanza, è l’applicazione pratica del concetto virtuale di riduzione dei consumi promesso dai costruttori che propongono auto sempre più virtuose in termini di rispetto ambientale e fabbisogno energetico, ma alla fine tutto dipende dal piede del driver.

Meno costi, più benefici
Anche nell’ambito della gestione integrata ed efficiente della flotta aziendale, la black box può dare un valido contributo. Un chiaro esempio è costituito da un apparecchio di recente introduzione sul mercato, denominato “Remote Angel Fleet Pro” sviluppato dall’azienda pugliese Mac&Nil che è caratterizzato dalle dimensioni ridotte (è grande come un mouse), ma permette di comunicare con l’autoveicolo, localizzarlo e visualizzarlo in tempo reale su mappe cartografiche satellitari. Un “angelo della strada” polifunzionale che permette l’assegnazione dei punti di carico e scarico, il controllo dei parametri del mezzo (temperatura, pressione gomme, consumi), delle rotte programmate, delle soste e dei parcheggi, della temperatura del vano frigo, la tracciabilità dei prodotti agroalimentari e, ovviamente, il controllo del consumo di carburante. In fase di analisi sulla sperimentazione, l’utilizzo di questa black box ha portato ai seguenti risultati: per il 70% delle aziende c’è stata una significativa riduzione dei costi, per il 68% un aumento del livello del servizio e per il 14% un miglioramento dell’immagine aziendale.

Soccorso automatizzato
La telematica legata al concetto di black box, ovviamente, può essere un valido aiuto nella riduzione degli incidenti stradali, avendo quindi un forte impatto sul tema della sicurezza, ma anche nell’aiutare l’automobilista a ottenere soccorso in una situazione d’emergenza. Anche in questo ambito, la legislazione (in questo caso europea) è già parecchio avanti. Si chiama “eCall”, ed è un sistema che, in caso di incidente, fa partire direttamente una chiamata di soccorso al numero unico 112 per le richieste di emergenza (l’Italia non si è ancora adeguata, perché queste tre cifre sono ancora per il momento assegnate ai Carabinieri). Tutte le auto di nuova fabbricazione a partire dalla fine del 2012 dovranno essere dotate di serie di sistema eCall.
Infine lo scoglio della Privacy. Questi apparecchi che impatto hanno con la tutela del dipendente aziendale? La giurisprudenza è abbastanza incerta, al momento. Nel senso che ogni richiesta di pronunciamento del Garante ha dato parere positivo, vincolato però da parte dell’Authority all’obbligo che  l’installazione della scatola nera a bordo fosse fatta secondo un protocollo d’intesa con le rappresentanze sindacali. Però proprio qui sta il problema. Ben difficilmente i rappresentanti dei lavoratori accettano questo tipo di “telecontrollo”, anche nonostante le più ampie garanzie di trattamento dei dati soltanto ai fini della sicurezza e della riduzione dei costi. Va però sottolineato che un profondo cambiamento di mentalità è in atto, per lo meno a livello di automobilista privato: pur di risparmiare sul costo dell’assicurazione, il 66% degli italiani sarebbe disposto a essere monitorato (come asserisce un recentissimo sondaggio del portale facile.it) senza alcun problema di ledere la propria privacy. A ulteriore dimostrazione che la percezione del concetto di privacy sta cambiando rapidamente, c’è un’altra statistica interessante e indiscutibile: sono oltre 170.000 gli italiani che hanno già scelto di installare una scatola nera sulla propria vettura. La maggior parte dei quali lo hanno fatto tra il 2011 e il 2012.

Testo di Marco Di Pietro, MissionFleet n. 2, aprile-maggio 2012

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