Non è un tema facile, ancora chiaro per tutti, la tassazione di una ricarica “casalinga” dell’auto aziendale elettrica. Di recente, emerge l’interpretazione per cui se si indica il consumo preciso, si può cercare di rendere esentasse la ricarica domestica.
Un interpello recente (421/2023) ha permesso all’agenzia delle Entrate di ribadire che i rimborsi delle ricariche Bev a dipendenti con auto a uso promiscuo, sono soggetti a tassazione. Sarebbe una tassazione maggiore, in termini di “rifornimento” per le auto elettriche già di loro non sempre facili da accogliere in flotta, per un mobility manager. Una visione in contrasto con altre norme fiscali recenti e di politica europea in genere.
Ricordiamo infatti che ci sono vari incentivi per le Bev, non solo di acquisto ma anche gestione fiscale, secondo le Tabelle ACI del costo chilometrico. Le ricariche sono ancora oggetto di discussione, mentre il carburante classico è parte del costo di esercizio. Perché le auto elettriche a volte si ricaricano con delle wallbox private e va ben separato il rimborso escluso da tassazione, se la ricarica è nell’esclusivo interesse del datore di lavoro.
Ricarica domestica esentasse, Come
Una visione, può essere quella secondo cui le wallbox che danno una precisa ricevuta di consumo per la ricarica dell’auto elettrica aziendale, permettono all’azienda di rimborsare il dipendente solo di un costo effettivo dell’energia, internamente a quello generico della bolletta provata. Costo che, mediamente, è molto inferiore per le ricariche private domestiche, rispetto a quello idi colonnine pubbliche.