Un tempo, quando non era poi un grave problema per molti che, in qualche modo “potevano” si diceva che le auto fresche di immatricolazione, uscite dal concessionario valevano già il 20% meno e nel giro di pochi anni, avrebbero potuto valere la metà del listino prezzi.
Poi ci sono stati momenti meno floridi, meno espansivi, la pandemia e la disinformazione (non solo sanitaria, anche industriale) che hanno fatto “risalire” il valore residuo delle auto per il bene di molti. Anche troppo, con “prezzi pazzi” e affari d’oro per chi gestiva auto poco usate.
Adesso, che il mondo si spera abbia capito le auto elettriche essere solo una, delle varie, opzioni per la mobilità, si fanno i conti con la pesante svalutazione di Bev e Phev, oltre il previsto. A farne le spese possono essere in primis gli operatori dell’usato, il mondo flotte e noleggia, oltre che certi investitori.
Quanto cala il valore dell’auto elettrica o plugin usata
Al momento le Bev pesano circa 12,5% delle nuove immatricolazioni in Europa, molto meno in Italia, puntando al 20%, ma la fluttuazione di valore per l’’usato è maggiore, rispetto ad auto termiche o ibride mild.
A dare lumi, numeri chiari, un report Moody’s che valuta per la Bev immatricolata in Germania, ai tre anni dopo l’acquisto, una discesa addirittura vicina al 40% (giugno 2024).
Le Phev se la cavano un po’ meglio, mentre le termiche superano il 50%. Simili, ma con un calo maggiore nell’ultimo periodo, i valori delle auto elettriche usate in Regno Unito: circa 40%.
Invertire la tendenza? Non impossibile e non è detto non avvenga, se si pensa che oggettivamente gli ultimi prodotti sono a un buon livello (non devono rincorrere come i precedenti prestazioni attese ma lontante) e lo stesso calo delle vendite, per assurdo, ne diminuisce la quantità di usato favorendone la tenuta, rispetto a un eccesso di offerta.