Alle volte, per non dire quasi tutte le volte, quanto fa Musk desta clamore essendo tanto geniale e lodevole in ambito professionale, quanto fuori dalle righe e per qualcuno anche da logiche importanti nella visione di certi elementi classici.
Se ci sommiamo Donald Trump e la sua ennesima forte campagna, ecco l’ultima sparata dell’ex-presidente: altro che Tesla Cybertruck per “combattere i nazisti” in Europa, da regalare a russi o ceceni, se vince Donald, uno che avrebbe dichiarato guerra al secondo lui nonsenso della transizione verso le auto elettriche, Elon Musk si trova sul piatto un bel posto al Governo o come consulente dello stesso.
Quanto di vero e quanto di pura propaganda, quella a cui ormai siamo tristemente e in modo ridicolo abituati da anni in quasi ogni ambito, non lo sappiamo, ma potrebbe essere. Musk ha in effetti già espresso il suo supporto a Trump, anche finanziario e a conti fatti, la citata guerra alle elettriche di Trump si potrebbe tradurre in una eliminazione di credito d’imposta che pesa 7.500 dollari, per i veicoli elettrici, americani. Una mossa non da poco ma in qualche modo gestibile, per Tesla. Con Musk che potrebbe semplicemente ringraziare e declinare l’offerta ma rimanere ai vertici delle cronache e dei dibattiti per il quadriennio presidenziale, con indubbio vantaggio di popolarità, reciproca.