A caldo avevamo scritto delle prime reazioni (preoccupate) del mondo del travel dopo il referendum che ha deciso la Brexit (leggi: Terremoto Brexit, le prime reazioni dal mondo del travel), ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.
Preoccupazioni che serpeggiano in tutti i settori economici del paese, tanto che le nazioni che avevano votato per il remain, come Scozia e Irlanda del Nord, stanno studiando come rimanere in Ue e uscire dal regno Unito. Addirittura il neo sindaco di Londra Sadiq Kahn ha annunciato una petizione per rimanere in Europa…
E anche dove la vittoria dei leave è stata schiacciante, ovvero nell’Inghilterra operaia, pare arrivino i primi ripensamenti, come racconta l’inviato del Corriere a Sunderland Marco Imarisio, dove la Brexit ha avuto il 61% dei voti. E dove si trova un enorme stabilimento Nissan dova lavorano ben 1200 dipendenti che arrivano a 32 mila lavoratori nel settore automotive con l’indotto. E dove, come racconta Imarisio, vengono prodotte 550mila auto, di cui il 70 per cento viene venduto nei Paesi dell’Unione Europea. E ora, anche i leader dell’Ukip, gli euroscettici britannici, hanno paura di un forte ridimensionamento del sito produttivo.
Automotive, insieme a Finanza e Travel, che sarà uno dei settori più colpiti da questa decisione, che “subirà enormi conseguenze negative” dalla Brexit come sottolinea anche Matthias Wissmann, presidente dell’associazione tedesca dell’automotive VDA, parlando del sistema produttivo britannico che vede la presenza di numerosi costruttori esteri, come Nissan, Toyota e Honda, oltre a quella dei marchi inglesi Jaguar, Land Rover, Rolls-Royce, Bentley e Aston Martin che sono però sotto il controllo di investitori esteri, tra cui molti tedeschi.
Proprio l’industria tedesca, comprese le aziende della fornitura, “conta su cento società in Gran Bretagna e se ci saranno conflitti commerciali tra Unione Europea e Regno Unito i danni saranno enormi per tutti” ha spiegato Wissmann. La prima conseguenza dell’uscita dalla Ue potrebbe essere quella di un blocco degli investimenti programmati dalle Case costruttrici in Gran Bretagna che, accanto all’introduzione di dazi doganali (10% all’uscita e 4% all’ingresso) per le automobili e le parti staccate, vedrà soffrire il settore.
Gli analisti di Evercore ISI hanno stimato che nel 2016 le vendite nel Regno Unito dovrebbero scendere del 4,5% a fronte di una previsione pre Brexit di una crescita del 3%. E nel 2017 l’impatto dovrebbe essere ancora più forte: meno 10%, molto di più rispetto ad altri beni industriali (una media ponderata del 2,7%), portando ad una diminuzione della produzione di automobili nell’intera Europa del 2,5%.
E le società finanziarie e bancarie hanno già detto che potrebbero spostarsi da Londra, così come Fca, soprattutto se dovessero vincere i separatisti anche in Olanda…