Mobility manager 2021, quo vadis? Con un panel di stakeholder del fleet management indaghiamo quale approccio aziendale è possibile negli spostamenti casa-lavoro e nella gestione della flotta, alla vigilia dei decreti attuativi che rilanciano la figura professionale del mobility manager.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo Bertuccio, presidente di Euromobility, Massimiliano Loconzolo, fleet and Toyota Professional senior manager di Toyota Motor Italia, Gianfranco Martorelli, presidente di Top Thousand e fleet & mobility manager di Tim, e Valeria Braidotti, head of procurement mobility services di Siemens Italia durante una puntata di Road to Mfa 2020.
La tavola rotonda online ha l’obiettivo di tenere il pubblico di MissionFleet Awards “ingaggiato” sulla quinta edizione del premio, di cui dobbiamo ancora celebrare la serata di gala. Nelle nostre previsioni è in programma a marzo 2021, appena gli eventi in presenza in Lombardia saranno nuovamente consentiti.
Mobility manager 2021: come si inquadra nel fleet management?
Lorenzo Bertuccio: «Il mobility management è una pratica di promozione della mobilità sostenibile, ma soprattutto di gestione della domanda per il cambiamento di atteggiamento, comportamento e abitudini: questa è la definizione di Epomm, la piattaforma europea realizzata da un’associazione di Stati europei al fine di riorientare la domanda di trasporto per il ri-equilibrio modale. L’obiettivo è far sì che che l’automobile venga usata il più possibile in condivisione, in car sharing o in car pooling, ad esempio».
Le due figure di fleet e mobility manager – continua il presidente di Euromobility – esistono da tempo, ora si allarga la platea di aziende che devono dotarsi di questa figura professionale.
«In quest’ambito anche i fringe benefit come l’auto aziendale dovrebbero prioritariamente essere ri-orientati verso modalità alternative. E a proposito di questo, ricordo che l’articolo 51 del Tuir limita il fringe benefit annuale di beni e servizi di qualunque tipo ad una soglia che andrebbe aggiornata al potere di acquisto attuale».
Top Thousand: come le grandi aziende integrano le due figure professionali
Gianfranco Martorelli: «Molte aziende di grandi dimensioni hanno già unificato le due funzioni, nella consapevolezza che risultati apprezzabili per il bilancio di sostenibilità si ottengono con la contestuale messa in campo di azioni concrete nelle due aree: da una parte la mobilità privata dei dipendenti e dall’altra la flotta aziendale. Per i piani di spostamento casa-lavoro, si cerca di incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici e di integrarli con servizi ad hoc, come lo sono le navette dedicate per raggiungere l’ufficio».
E per quanto riguarda la flotta?
Continua: «Premesso che l’obiettivo è comune, cioè la riduzione delle emissioni e favorire una mobilità sostenibile, si realizzano più interventi: si introducono vetture che rispondono a normative emissive più attuali con l’introduzione di auto ibride ed elettriche. Cercando inoltre di adottare modalità innovative di car sharing nella flotta e di car pooling come prassi di mobility management. Ciò permette di dimensionare meglio il parco auto, considerando però il contesto odierno che crea problematiche di distanziamento sociale».
In ogni modo, «ottimizzare gli spostamenti è l’obiettivo delle grandi aziende e l’unificazione dei due ruoli è avviato».
Il percorso di Siemens Italia nell’unificazione delle professioni della mobilità
Valeria Braidotti: «Fino al 2018 il mobility manager era collocato nelle HR ed era focalizzato agli spostamenti casa-lavoro. Successivamente il ruolo è stato spostato nella funzione di procurement e mobility services di cui sono responsabile. La decisione è dovuta alla volontà di sfruttare la conoscenza del mercato e la collaborazione con i principali player, in modo da sviluppare una strategia complessiva della mobilità aziendale, che tenesse in considerazione aspetti sociali, ambientali e di risparmio energetico».
Infatti, nelle funzioni di procurement e mobility services sono confluite altre responsabilità. Quella del travel manager, del fleet manager e anche della gestione della partecipazione a eventi e fiere.
Continua: «C’è un obiettivo comune per queste aree: la sostenibilità, molto importante per Siemens che è in posizioni rilevanti nei principali ranking come il Dow Jones Sustainable Index. Ecco che, nel passaggio dalle risorse umane, il ruolo del mobility manager in Siemens ha acquisito compiti più ampi: deve raccogliere le esigenze di mobilità dei dipendenti, ottimizzare i costi, valutare le opportunità di mercato e proporre interventi migliorativi per incontrare gli obiettivi di welfare aziendale e le performance del lavoratore».
Quali consigli alle aziende che devono implementare la funzione di MM?
«Consiglio di non lavorare solo sugli spostamenti casa-lavoro ma in collaborazione con altre funzioni aziendali e su diversi aspetti che impattano la mobilità, come travel e flotta – conclude Braidotti -; per quanto ci riguarda, lo smart working che dal 2018 coinvolge tutti i lavoratori in Siemens Italia è stato un altro elemento di pianificazione della mobilità aziendale».
Mobility manager 2021: l’interazione con una casa automobilistica
Un fleet manager che vuole costruire una mobilità integrata come costruisce con una Casa questo progetto a 360°? Lo abbiamo chiesto a Toyota che da due anni è in profonda trasformazione da automotive a mobility company.
Massimiliano Loconzolo: «Oggi siamo in grado di dare a fleet e a mobility manager molte possibilità di diminuire le emissioni di CO2, avendo aperto l’elettrificazione dell’auto con Prius nel 1997. La nostra è una gamma completamente trasversale con auto come Yaris, perfetta pool car ad esempio, fino al top di gamma di un Rav 4 oppure con i prodotti premium di Lexus, senza tralasciare la forza vendite di un’azienda che trova in Corolla o CH-R o in Lexus UX le risposte per una mobilità sostenibile nel senso più ampio. Da una parte una gamma full hybrid che ormai è testato per viaggiare oltre il 50% del tempo in modalità solo elettrica senza necessità di infrastrutture di ricarica. Inoltre, da quest’anno abbiamo lanciato il brand di mobilità Kinto, per offrire car sharing e car pooling con i marchi Kinto Share e Kinto Join».
Il car sharing era partito da Forlì e da Venezia e si chiamava Yuko, con una flotta Yaris. Oggi prende il nome di Kinto che include anche il noleggio a lungo termine tradizionale, Kinto One.
Come si evince, le Case stanno interpretando un concetto di mobilità molto più ampio.
Da costruttori diventano noleggiatori e attraverso la tecnologia digitale vestono sempre più spesso i panni di provider di mobilità. E’ facile intuire che occuperanno un posto in prima fila nell’interazione con i mobility manager.
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Scenari della mobilità aziendale
Guarda su Youtube la registrazione di Road to MFA 2020
La tavola rotonda di Road to Mfa 2020 riserva altri spunti di riflessione che vi invitiamo a cogliere seguendone la registrazione. Tra i temi:
- Cosa dobbiamo aspettarci dal decreto attuativo, che con probabilità non sarà uno soltanto?
- Il car pooling – che funziona con masse critiche importanti – tornerà in auge?
- Smart working e mobility management: una nuova sfida
- Sostenibilità: l’idrogeno, uno sviluppo silente che a fine 2021 arriverà a Milano