La mobilità circolare è un concetto già fra noi. Ne sono esempi tangibili i casi di successo di car sharing nei territori e nelle grandi città. E ancora, gli investimenti delle banche nelle società di noleggio a lungo termine. Sifà, società italiana flotte aziendali, ha voluto “unire i puntini” al teatro Valli di Reggio Emilia due sere fa e introdurre il concetto. “Che l’idea stessa di mobilità stia vivendo una profonda trasformazione è evidente – ha esordito l’amministratore delegato Paolo Ghinolfi -: diventerà sempre di più sostenibile e, come vi proponiamo oggi, circolare. Analizzando il futuro abbiamo pensato a tutta la filiera dell’automotive, perciò la nostra evoluzione va verso altre forme di utilizzo, come il car sharing”.
Mobilità circolare: ricerca Nomisma
Il dibattito sulla “Circular Mobility” è stato supportato da una ricerca di Nomisma che ha indagato su 200 imprese (con un parco medio di 20-25 vetture, ndr) la sensibilità verso il tema della sostenibilità. L’analisi è stata condotta dall’Osservatorio Smart Mobility che vede la società emiliana coinvolgere, tra gli altri, produttori del settore e anche le assicurazioni.
Ha spiegato la curatrice Silvia Zucconi: “La spesa di una famiglia per i trasporti è al pari di quella per il cibo, circa il 12% oggi; la sola voce più alta riguarda l’acquisto della casa, pari al 29%”. Un dato rilevante, che spiega il perché le regioni più attente come l’Emilia Romagna stanno investendo le risorse pubbliche in progetti come “Corrente” di Tper.
Il contesto: tra il 2007 e il 2017 gli spostamenti totali nel giorno medio feriale si sono ridotti da 124 milioni a 98 mln, dice lo studio. Quelli in auto passano dal 64% al 58%, mentre i mezzi di trasporto pubblici aumentano la quota dal 59 al 64%. Il tempo medio dedicato alla mobilità è di 48 minuti nel 2017, sceso dai 58 minuti dell’anno precedente.
In questo scenario, “le flotte aziendali raddoppiano le immatricolazioni in questi sette anni e la quota del NLT progredisce del 50% e sarà sempre più rilevante”, dicono da Nomisma.
Tra le imprese dotate di parco auto (l’83% del totale del campione analizzato), il 14% annovera nella flotta aziendale veicoli ibridi e il 3% veicoli ad alimentazione elettrica. Superiore la quota di chi – pur non possedendone – li utilizza per gli spostamenti aziendali o per l’esecuzione dell’attività lavorativa (21% veicoli ibridi, 10% elettrici).
Alimentazione verde, i perché delle imprese
Il ricorso a veicoli ad alimentazione “verde” è sorretto in prima battuta da motivazioni ambientali (30%) ed economiche. Queste ultime sono legate a costi e offerte vantaggiose per l’acquisto o il noleggio a lungo termine (16%) e a ridotti costi chilometrici (12%). Infine, a rendere interessante il ricorso alla smart mobility contribuiscono incentivi, detrazioni e agevolazioni come l’esenzione del bollo e parcheggi gratuiti.
Ma la sola attenzione agli effetti sull’ambiente non è sufficiente a trasformare le flotte aziendali in flotte green. L’interesse verso veicoli ibridi o elettrici da utilizzare nei viaggi di lavoro o negli spostamenti nell’ambito dell’attività lavorativa rischia non trasformarsi in effettive dotazioni. “Sono necessari interventi congiunti dei diversi attori della filiera della mobilità green – produttori, legislatori, società di servizi – per favorire il pieno sviluppo delle potenzialità del mercato”, ha detto l’AD di Nomisma, Luca Dondi.
Il caso Tper sostenuto da Sifà
La best practice di collaborazione fattiva c’è ed è da individuare nel car sharing elettrico che Sifà mette a disposizione nella sua offerta. Inoltre, è partner del progetto della società per azioni a totale partecipazione pubblica (Tper). Gestisce il trasporto pubblico locale su gomma nelle province di Bologna, Ferrara e in minima parte di Modena e Ravenna, nonchè quello su ferro sulle linee regionali dell’Emilia Romagna affidate ai gestori dell’infrastruttura Rfi e Fer.
Sottolinea Fabio Teti, direttore amministrazione, finanza, controllo e sviluppo commerciale di Tper: “Nella mobilità integrata, il ruolo principale lo hanno le amministrazioni locali, le aziende di trasporto da sole non possono determinare il successo dei progetti”.
Gruppo Volkswagen, dal 2025 piattaforme produttive a zero emissioni
Una opinione condivisa dal future mobility manager di Volkswagen, Stefano Sordelli, intervenuto al discussion panel al teatro Valli. Il professionista ha ricordato che il gruppo ha stabilito di essere carbon neutral nel 2050. Dunque, a ritroso, è dal 2040 che VW baserà le vendite di mezzi a zero emissioni.
Come viene realizzato il calcolo? Perché i cicli di vita dei progetti automotive sono di 7 anni e in media sono un paio. Quindi 14 anni per la prima edizione di un modello e una seconda.
Ecco che il gruppo Volkswagen già dal 2025/26 si concentrerà su piattaforme produttive a zero emissioni e non produrrà più su linee tradizionali. L’investimento vale 30 miliardi. La prima piattaforma nativa elettrica è già qui ed è quella della VW Id.3 presentata alle flotte aziendali nei giorni scorsi. “L’obiettivo nei prossimi 10 anni è di produrre 22 milioni di auto elettriche, ma è più corretto dire che sostituiremo 22 milioni di auto”, chiosa Sordelli. Cita la nuova ID.3 per sottolineare che “si presenta a un prezzo accessibile e con un’autonomia da 330 a 545 km: l’evoluzione tra la eGolf e la VW Id.3 sta nel fatto che il secondo driver si ferma una sola volta per 35 minuti per ricaricare la batteria, anziché due volte per un paio d’ore ciascuna”.
Banche che investono nella mobilità
Se è vero che come in tutte le disruption avremo “early adopter” e utilizzatori tardivi, nel panel sulla mobilità circolare che Sifà ha convocato a Reggio Emilia spicca un investitore lungimirante. E’ Bper Banca, di cui il suo direttore generale Fabrizio Togni ricordato gli investimenti ante litteram nel fotovoltaico. La Banca Popolare dell’Emilia-Romagna è la sesta in Italia per attivo, con una quota di mercato del 4,66% per filiali. Ed è salita l’anno scorso al 51% di Sifà.
“Abbiamo sempre finanziato il settore dell’auto, ora il mercato sta cambiando, perciò abbiamo voluto entrare in un’azienda che offre anche servizi di mobilità e non solo mezzi – osserva -. Di certo l’elettrico rappresenta una buona risposta per le medie distanze, se consideriamo che il 50% della popolazione vive in contesti urbani”.
Il “mestiere della banca è cambiato – aggiunge – e fare il conto economico con la finanza non basta più, tra i settori quello dell’automotive vede cambiare le abitudini di utilizzo radicalmente in questi anni, di qui la possibilità di finanziare il noleggio a lungo termine che ha necessità di risorse importanti per seguire l’evoluzione”.
Investimento ripagato
Un investimento ripagato, ammette Togni.
A margine dell’evento, gli abbiamo chiesto se dopo l’ingresso di Unipol Banca nell’azionariato di Bper e a seguito del take over di Car Server da parte di UnipolSai possiamo immaginare una integrazione all’orizzonte nel settore del NLT.
La sua risposta è stata: “Non è all’ordine del giorno, ma l’investimento del gruppo Unipol ci dice che siamo nella giusta direzione con il NLT – argomenta -. Sifà è un investimento di successo per Bper, la società dimostra di sapere crescere con le sue gambe. Quanto alla quota di Unipol Banca in Bper è del 20%, una maggioranza relativa. Ognuno prosegue con la sua strategia. Con Sifà raggiungeremo le dimensioni di Car Server, auspico, nel 2021”.