Mercato auto di marzo 2020

Mercato auto di marzo 2020, da Unrae i dati del crollo europeo

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Il mercato auto di marzo 2020 non lascia spazio a intepretazioni: in Europa non si vendono più veicoli. Non se ne vendono per motivi legati all’emergenza del Covid-19, con numeri leggermente diversi da paese a paese. Concentrandosi sui primi 5 mercati – oltre all’Italia ci sono anche Francia, Spagna, Regno Unito e Germania – si vede che da noi il crollo di marzo è stato dell’85%. Il peggiore.

A seguire la Francia, con -72%, la Spagna, con -69%, e Regno Unito e Germania con -44 e -38% rispettivamente. La diminuzione media in questi “top 5” (che rappresentano circa i ¾ del totale europeo) è stata del 56%, con una perdita di quasi 750.000 unità (dalle 1.347.000 di marzo 2019 alle 599.000 attuali).

Ma nel mercato auto di marzo 2020 bisogna considerare anche gli altri 25 paesi. Se per questi si ipotizza un calo di vendite attorno al 50%, la perdita complessiva in Europa – considerata come Ue + Regno Unito + Svizzera, Norvegia e Islanda  – toccherebbe il milione di unità in meno.

Questa débacle di immatricolazioni del terzo mese dell’anno si innesta peraltro su una flessione già in atto nel mercato europeo. Infatti, nel primo bimestre aveva registrato una flessione superiore al 7%.

«Il crollo di marzo – commenta Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere – riflette ancora parzialmente l’impatto della crisi. E il mese di aprile si annuncia senz’altro peggiore. È difficile fare previsioni per l’intero anno: secondo alcuni centri studi, nel 2020 il mercato auto europeo potrebbe contrarsi sino al 30%, come mai in passato».

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Mercato auto di marzo 2020? Nel resto dell’anno andrà meglio

Nei primi 5 mercati, il calo potrebbe essere del 25% nel Regno Unito e del 20% in Francia. Almeno secondo le rispettive associazioni di categoria. «Per l’Italia, ipotizziamo un crollo fra il 32% e il 46% nel peggiore dei casi. In base alla durata del lockdown».

Andrea Cardinali

Sul piatto ci sono investimenti importanti da parte delle case auto e della filiera. Basti pensare che ogni anno, in Europa, il settore investe quasi 60 miliardi di euro in R&S e genera un surplus commerciale di circa 85 miliardi. A questo dà lavoro, direttamente e indirettamente, a circa 14 milioni di persone. Più del 6% del totale. E la chiusura di 229 stabilimenti di produzione e assemblaggio, con tutto quel che ne consegue per i fornitori, ha coinvolto oltre 1 milione di persone.

«L’impatto della crisi – prosegue Cardinali – può essere molto rilevante su una filiera dagli imponenti investimenti e dagli elevati costi fissi. Il settore rischia di finire presto in ginocchio per i flussi di cassa negativi. E l’Italia risulta come il mercato impattato in modo più drammatico».

In questa situazione, Unrae esprime apprezzamento per le misure trasversali che il governo italiano sta adottando, con la messa in campo di risorse straordinarie. Questo per garantire a migliaia di imprese la liquidità necessaria per sopravvivere alla crisi epocale.

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Le richieste di Unrae al governo

«Chiediamo però che tali misure siano rese immediatamente operative e facilmente utilizzabili. Allo stesso tempo, però, la domanda di autoveicoli uscirà prostrata dal blocco totale, di durata ancora indefinita. Perciò chiediamo un sistema di provvedimenti urgenti per rimettere in moto la produzione e la commercializzazione appena le condizioni sanitarie lo consentiranno».

Alla luce della situazione e del mercato auto di marzo 2020, Unrae ha delle richieste da porre. In particolare, per le autovetture, il pacchetto che ha presentato a media e istituzioni «va nella direzione di sostenere la domanda stimolando lo svecchiamento del parco, nel rispetto degli obiettivi uropei sulle emissioni di CO2, e allineando agli standard europei la fiscalità sull’auto aziendale». Le medesime misure sostenute dagli analisti e da Aniasa, l’associazione dei noleggiatori e della mobilità on demand.

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