La, poca, pioggia e il vento degli scorsi giorni avevano dato un po’ di sollievo ai milioni di abitanti delle metropoli italiane. Ora però la situazione è tornata come quella di alcune settimane fa: sforamenti in serie dei limiti di inquinamento pressoché per tutti gli indicatori.
Lo sottolinea anche Legambiente nel suo recente rapporto scientifico “Mal’Aria 2016”, che recita come delle 90 città monitorate nel 2015, attraverso i dati forniti da Comuni e delle Agenzie regionali di protezione dell’ambiente (Arpa), ben 48 hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di PM10 (50 microgrammi per metro cubo) per legge. Tra le città più “inquinate” Frosinone (115 giorni di sforamento), Pavia (114), Vicenza (110), Milano (101) e Torino (99).
PM10 in costante aumento nelle nostre metropoli dal 2009, con un’eccezione solo nel 2014, ma semplicemente per ragioni atmosferiche.
E su questo argomento le istituzione e la politica annaspano. Adottando provvedimenti tampone per l’urgenza del momento e andando a colpire principalmente il traffico automobilistico privato (blocco del traffico, targhe alterne, zone a traffico limitato, Area C a Milano, Fascia Verde a Roma, ecc.), come si può leggere anche nella infografica pubblicata dal Corriere della Sera e che noi riportiamo (con i ringraziamenti a Via Solferino, uniti ai complimenti per il nuovo sito) , non è certamente la causa di tutti i mali.
Secondo uno studio del Centro comune di ricerca (Joint Research Centre, JRC) della Commissione europea e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in effetti è proprio il traffico la maggior causa di inquinamento atmosferico, ma solo per il 25%, seguito da fonti non specificate di origine umana (22%); combustione domestica (20%); polveri e sali naturali (18%); attività industriali (15%).