La flotta verde secondo i noleggiatori

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Cresce l’attenzione per l’ambiente da parte delle imprese italiane, che hanno ormai iniziato a investire nella trasformazione del loro parco auto aziendale in una flotta dal minore impatto ambientale. Quale supporto ricevono dai fornitori di servizi di fleet management e di noleggio a lungo termine? Iniziamo in questo numero un’indagine che ci condurrà a incontrare i responsabili degli operatori del settore per conoscere e approfondire le loro strategie commerciali e di marketing su questo tema.

Nella prima puntata abbiamo incontrato i tre player più importanti (in termine di quota) del mercato: ArvalLeasePlan e Leasys.

Arval

Arval, che appartiene al Gruppo bancario BNP Paribas, è partita da un obiettivo ambizioso: quello di affrontare il problema del rispetto per l’ambiente a 360°. Ovvero creare un sistema virtuoso atto a ridurre l’impatto ambientale su tutti i protagonisti della filiera del noleggio a lungo termine. A partire dal fornitore del servizio, quindi Arval stessa, per passare alla rete assistenziale, cioè i
partner di Arval, per arrivare infine al cliente che fruisce del servizio. Come ha spiegato a MissionFleet Cristiano Paolini, direttore operativo & remarketing di Arval: «Siamo partiti nel 2004 con l’adesione al Patto Mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, impegnandoci a fare la nostra parte per proporre soluzioni di mobilità il più possibile rispettose per l’ambiente. Abbiamo poi iniziato a collaborare con Lifegate, accogliendo il loro progetto Impatto Zero, il primo progetto italiano che concretizza gli intenti del Protocollo di Kyoto, riducendo le emissioni di anidride carbonica e compensandole attraverso la creazione di nuove foreste. Arval è diventata così un’azienda ecocompatibile: abbiamo gradatamente trasformato le nostre sedi per ridurre l’impatto sull’ambiente, applicando pellicole termiche ai vetri, sostituendo i sistemi d’illuminazione con lampade a basso consumo energetico, applicando sensori luci nei corridoi che fanno accendere l’illuminazione soltanto al passaggio; nella sede operativa del remarketing il tetto è stato dotato di pannelli solari, la flotta aziendale è a impatto zero (utilizziamo veicoli meno inquinanti e compensiamo le emissioni di CO2 sostenendo economicamente il progetto di riforestazione di Lifegate), evitiamo gli sprechi di carta, tutti gli eventi che organizziamo sono a impatto zero. La cultura di sviluppo sostenibile è abbracciata dall’intera azienda: per esempio, i dirigenti si autotassano versando un contributo a Lifegate per l’utilizzo che fanno dell’auto aziendale nei due giorni di weekend, in cui l’auto viene usata per scopi privati. Insomma, le nostre iniziative sono concrete: abbiamo deciso di dare innanzitutto l’esempio e abbiamo messo nero su bianco il nostro impegno di Corporate Social Responsability in un manifesto attraverso il quale dichiariamo la nostra fedeltà a questi principi».
«Tutto ciò è quanto Arval fa in proprio per il progetto Ecopolis, così lo abbiamo denominato, che ha per obiettivo la creazione di un sistema di vita migliore per tutti. Al progetto Ecopolis appartengono poi le iniziative volte ai clienti e ai fornitori: rispettivamente Ecopolis Fleet ed Ecopolis Mobility Point, che abbiamo varato quest’anno. La prima ha l’obiettivo di rendere ecocompatibili le flotte aziendali dei nostri clienti. È una soluzione di noleggio a lungo termine pensata e mirata al risparmio consapevole, al rispetto ambientale, e volta a garantire la sicurezza di tutti, non solo di chi guida. Si parte dal calcolo delle emissioni di CO2 della flotta del cliente, si verificano le aree di intervento e di miglioramento realizzabili attraverso la progressiva sostituzione dei veicoli a maggiore impatto ambientale e analizzando le migliori proposte sul mercato per ridurre il complesso delle emissioni della flotta del cliente. Nel frattempoil cliente inizia a versare le compensazioni delle emissioni attraverso la riforestazione. Più diminuiscono le emissioni, minore diventa la compensazione. Il miglioramento dell’impatto ambientale della flotta viene costantemente monitorato con report assieme al cliente. Importante è anche l’obiettivo dell’impegno costante sulla sicurezza, con particolare attenzione ai driver e alla sensibilizzazione degli utenti della flotta: su tutti i
veicoli di Arval è presente un Safety kit con strumenti utili a salvaguardare la sicurezza; prevediamo anche corsi di guida sicura e risparmiosa, per tutelare la sicurezza dei driver e per ridurre i consumi».
Come funziona, invece, il progetto Ecopolis Mobility Point? «Si tratta di punti logistici per la manutenzione dei veicoli dell’Ecopolis Fleet – continua Paolini – ovvero una ristretta (per il momento) rosa di punti d’assistenza realizzati per ridurre il più possibile le emissioni nell’ambiente, sia in officina, sia nella carrozzeria. I titolari e il personale degli Ecopolis Mobility Point rappresentano il centro nevralgico dell’operazione Ecopolis: sono promotori attivi della cultura di responsabilità sociale, hanno frequentato corsi sulla mobilità sostenibile, offrono veicoli sostitutivi bi-fuel o a basso impatto ambientale, facendo così toccare con mano ai clienti le possibilità concrete di ridurre le emissioni, illustrano ai driver i vantaggi economici derivanti da vetture scrupolosamente manutenute e messe a punto».
Quanti saranno gli Ecopolis Mobility Point? «Obiettivo è trasformare progressivamente la rete di assistenza di Arval, che in Italia conta 17 mila impianti convenzionati. Pensiamo di arrivare a regime a 3 mila punti di eccellenza, di cui 100 entro la fine di quest’anno».
Ma ci sono anche vantaggi concreti per i clienti? «Assolutamente sì: per esempio in termini di riduzione dei consumi, ma anche di valori residui (un’auto con tutti i ritrovati più moderni in tema di rispetto per l’ambiente, mantiene un valore più alto nell’usato, e di conseguenza scende il canone di noleggio). C’è poi un altro aspetto da considerare: una flotta efficiente e ben manutenuta ha bisogno di pochi veicoli sostitutivi, il che è un vantaggio in termini di costi, soprattutto per le grandi flotte. Penso per esempio all’Enel, che quando ha sostituito i mezzi di proprietà passando al noleggio ha ridotto il proprio parco da 40 a 30 mila veicoli».
«Occorre però investire molto nella cultura del rispetto per l’ambiente – conclude Paolini – per creare una coscienza ecologica di tutto il sistema della mobilità. Dai produttori ai consumatori».

LeasePlan

Si chiama GreenPlan il progetto “verde” di LeasePlan. Ce ne parla Alberto Repetto, direttore commerciale del Gruppo LeasePlan, azienda che appartiene a Volkswagen Group (50%), Mubadala Development Company (25%) e Olayan Group (25%): «L’obiettivo è leggere i mutamenti del mercato e tramutarli in esigenze e prodotti. Oggi il tema dell’impatto ambientale nella mobilità è imprescindibile. Occorre trovare un sistema per diminuire le emissioni della flotta e portare a conoscenza del singolo driver l’importanza di questo argomento. Maggiore sarà la specifica conoscenza di questo particolare aspetto, più le aziende concentreranno le loro scelte su veicoli a minore impatto ambientale. Un driver che conosce e comprende i vantaggi dei veicoli ecologici tenderà a richiederne l’introduzione nella car policy aziendale».
«GreenPlan è uno strumento di riflessione sull’impatto ambientale – prosegue Repetto – serve a incoraggiare le imprese a contribuire a un mondo più pulito. Un sistema di monitoraggio del progresso nella riduzione delle emissioni della flotta aziendale garantisce il miglioramento e permette di raggiungere il traguardo del Fleet Conscious Award, il premio che attribuiamo alle aziende in prima linea nella riduzione dell’inquinamento. GreenPlan è un progetto globale, per la gestione verde della flotta: fornisce informazioni e consigli su come allestire la flotta e quali veicoli scegliere; supporta i clienti nel raggiungimento di comportamenti ecologici e di lungo periodo; offre il monitoraggio delle emissioni globali e suggerisce le soluzioni più convenienti per ottenere risparmi significativi».
Qual è il riscontro tra i clienti? «È elevatissimo – continua Repetto – soprattutto da parte delle grandi imprese,  che hanno un parco auto di maggiori dimensioni; spesso anche perché queste aziende hanno un loro programma di ecocompatibilità ambientale».
«Non bisogna però mai perdere di vista il concetto di Tco (Total cost of ownership), che deve ridursi in modo significativo per estendere al maggior numero di utenti possibile il concetto di ecocompatibilità. Se miglioro l’ambiente e il risparmio è tangibile, la diffusione della mobilità sostenibile sarà più rapida. Il compito di LeasePlan è quello di anticipare le tendenze del mercato: oggi l’ecologia è un tema giustamente sentito, traducibile in un vantaggio economico per il cliente, che attraverso la scelta di veicoli a minore impatto potrebbe spuntare canoni più convenienti. Perché la nostra azienda scommette sui valori residui dei veicoli a minore impatto ambientale».
Su quali sistemi si basa GreenPlan? «L’ Ecocalculator è un tool – prosegue Repetto – che misura le emissioni della flotta del cliente, a cui viene assegnata un’etichetta di partenza, in base al livello delle emissioni. Poi si stabiliscono insieme i livelli che si vogliono raggiungere e si analizzano le soluzioni (e gli impatti economici) più adatte per migliorare. LeasePlan, inoltre, fornisce tutto il supporto di analisi per il monitoraggio continuo della flotta. Anche attraverso la reportistica dei consumi dei singoli veicoli, che evidenziano anche gli atteggiamenti al volante da parte di ogni singolo driver. A proposito di driver: ciascuno di essi riceve in dotazione assieme al veicolo anche un cartoncino che riassume alcuni suggerimenti di guida per diminuire i consumi. Attraverso la reportistica, l’azienda può decidere di premiare i dipendenti più virtuosi».
Quali potrebbero essere i prossimi passi? «Migliorare le capacità di controllo dell’utilizzo dell’auto e dello stato di salute, cioè di manutenzione, del veicolo. Quello che qualche anno fa era il sistema di controllo satellitare della scatola nera, oggi potrebbe essere gestito, con una significativa riduzione dei costi, attraverso una semplice scheda usim. Il problema della verifica della meccanica e della messa a punto è importante: il noleggiatore non ha un controllo diretto sulle vetture dei clienti, ma mediato attraverso la rete d’assistenza, che comunica con il noleggiatore solamente in occasione degli interventi di manutenzione. Ovvero quando il problema c’è già stato e l’intervento è di riparazione. E se un’auto ha, per esempio, un consumo anomalo o inquina più del dovuto, oggi lo si viene a sapere soltanto quando passa in officina, cioè quando la frittata è già fatta. Un controllo più costante e diretto potrebbe contribuire a fare passi da gigante sul rispetto ambientale».

Leasys

Leasys (azienda interamente controllata da Fiat Group Automobiles Financial Services), l’altro grande player del mercato del noleggio a lungo termine che conclude il giro delle interviste di questo numero di MissionFleet, propone un approccio al tema dell’ecocompatibilità molto concreto, come ci racconta il general manager Fabrizio Ruggiero: «Siamo partiti dall’operatività. Con alcuni grandi clienti abbiamo messo in piedi progetti di investimenti sul parco veicoli con alimentazioni alternative. Per esempio con un importante Cliente stiamo rinnovando una flotta di un migliaio di mezzi Natural Power, che funzionano a benzina e metano. Parlo di investimenti perché si tratta di un vero e proprio coinvolgimento economico di tutti i soggetti partner: Fiat per la fornitura del veicolo, un Partner tecnico per gli allestimenti e Leasys per tutta l’attività di gestione. Per un altro grande cliente abbiamo previsto quest’anno la fornitura di un lotto di 700 veicoli a gas gpl. Le nostre scelte sono confortate dai risultati di mercato: oggi le alimentazioni alternative sono in forte crescita di volumi di immatricolazione».
Quali sono i rischi di queste operazioni? «Identificare quale è la formula che si rivelerà vincente dopo 36 mesi – risponde senza incertezze Ruggiero –. Oggi stiamo scommettendo su molti fronti: su gpl, metano, alimentazioni “Euro 5 Ready”, lavorando in stretta collaborazione con Fiat, ma anche mantenendo uno sguardo attento sulle vetture ibride e sulla nuova frontiera di vetture elettriche e con altre alimentazioni alternative. Elemento critico rimane la rete di rifornimento. In realtà nel prossimo futuro i confini di questo mercato saranno fortemente influenzati dai provvedimenti legislativi, centrali o locali, che saranno adottati. Per esempio, oggi suggeriamo di comprare vetture con filtri antiparticolato, ma all’uscita delle Euro 5, nessuno è in grado di prevedere se le stesse Euro 4 con filtro subiranno limitazioni di mobilità.

 

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