Dopo anni in cui, seppur lentamente, le cifre degli incidenti stradali in Ue stavano migliorando, l’anno scorso i miglioramenti hanno segnato il passo. Lo dice il rapporto annuale sulla sicurezza stradale della Commissione europea che sottolinea come gli Stati debbano impegnarsi maggiormente per raggiungere l’obiettivo di dimezzare entro il 2020 il numero di incidenti mortali che si ebbero nel 2010, oltre 35mila.
Sono infatti state 26mila nel 2015 le vittime, ovvero 51 morti per milione di abitanti, un dato molto vicino a quello del 2014. E leggermente minore di quello italiano, dove si sono avuti 56 morti per milione di abitanti lo scorso anno, con un leggero incremento percentuale, a più 1%.
Con dati che stupiscono ma che negli anni sono sempre stati così, con a morire di incidente soprattutto in città (55% delle vittime totali), dove si verifica il grosso degli incidenti (67% del totale), in cui perdono la vita troppi giovani e giovanissimi, con un un quinto delle vittime rappresentato da 4.160 persone di età compresa tra gli 0 e i 24 anni (il 16% del totale). E con i pedoni, per il 39%, e i motociclisti e i ciclisti, per il 31%, i più colpiti. Con in più, si legge nel documento per la prima volta da quando viene analizzato questo tema a livello europeo, anche 135 mila feriti.
Si è detto di uno stop ai miglioramenti continui degli “ultimi decenni quando siamo riusciti a ridurre il numero di vittime della strada in maniera impressionante, ma l’attuale rallentamento è allarmante” come ha detto la commissaria Ue ai trasporti Violeta Bulc, che calcola costi sociale per la Comunità di “almeno 100 miliardi di euro”.
Peggioramento dovuto essenzialmente alle maggiori distrazioni alla guida, dovute per quasi il 30% agli smartphone, oltre alla crescita del traffico su strade dove, a causa della crisi economica, la manutenzione stradale è sempre meno curata. E noi italiani lo sappiamo bene. Mentre meritano un pauso le nuove dotazioni di sicurezza, sia attiva che passiva, delle auto immesse sul mercato.