Dal 2 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di imporre dazi del 25% sulle automobili straniere importate nel Paese. Un passo che il tycoon ha definito come parte di un piano più ampio per “liberare l’America” attraverso il rafforzamento della sua economia e la protezione dell’industria automobilistica locale.
La proposta, che coinvolge 15 Paesi, ha suscitato preoccupazioni in merito agli effetti che avrà sulle finanze globali, tanto delle case automobilistiche quanto dei consumatori americani.
Trump ha dichiarato che questa misura potrebbe portare gli Stati Uniti a guadagnare tra i 600 milioni e un trilione di dollari nei prossimi due anni. Nonostante il suo ottimismo, la mossa rischia di risultare controproducente, con gli analisti che avvertono che le conseguenze potrebbero essere devastanti sia per le case automobilistiche che per il portafoglio dei consumatori statunitensi, che vedrebbero i prezzi aumentare.
La reazione del mercato e delle aziende ai dazi
Già prima dell’annuncio ufficiale, Wall Street aveva chiuso in rosso, e la reazione dei mercati non è stata positiva. Le azioni delle principali case automobilistiche, tra cui General Motors e Stellantis, hanno perso il 2-3%. L’incertezza legata a questa misura ha colpito in modo diretto i colossi dell’auto che, pur avendo impianti di produzione negli Stati Uniti, importano una parte consistente dei componenti e dei veicoli assemblati nel paese.
Un aspetto che non è passato inosservato è la potenziale reazione dei partner commerciali degli Stati Uniti, in particolare l’Unione Europea, il Giappone e la Corea del Sud. Questi Paesi sono infatti tra i principali esportatori di automobili negli Stati Uniti, e la misura potrebbe innescare una serie di scontri commerciali.
von der Leyen reagisce ai dazi di Trump
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha espresso il suo “profondo rammarico” per la decisione degli Stati Uniti. Secondo von der Leyen, le tariffe “sono tasse dannose per le aziende e ancora peggio per i consumatori”, e l’Unione Europea non intende rimanere passiva. Bruxelles ha già preparato una risposta: tariffe per un valore di 26 miliardi di euro che entreranno in vigore a partire dal 12 aprile, con alcune misure rimandate a causa delle preoccupazioni per una reazione più dura da parte degli Stati Uniti.
Trump ha risposto in modo provocatorio, definendo l’Europa “parassita” e lamentandosi del trattamento riservato agli Stati Uniti. Per il presidente americano, la mossa è una giusta reazione alla politica commerciale dell’Unione Europea, che definisce ingiusta nei confronti degli Stati Uniti.
Trump dichiara guerra commerciale
La situazione potrebbe ulteriormente intensificarsi se, come paventato da Trump, l’Unione Europea e il Canada decidessero di coordinarsi contro gli Stati Uniti. In tal caso, il presidente ha minacciato l’imposizione di dazi ancor più severi, che potrebbero riguardare una vasta gamma di settori, andando ben oltre il comparto automobilistico. Una prospettiva che preoccupa non solo le case automobilistiche, ma anche i consumatori e gli operatori economici che potrebbero trovarsi a dover fare i conti con un aumento dei costi a livello globale.
Le risposte dell’industria automobilistica ai dazi
Le misure di Trump hanno scatenato una serie di reazioni tra le aziende coinvolte, le cui catene di fornitura sono ormai globalizzate e interconnesse. Ad esempio, il 60% delle parti dei veicoli assemblati negli Stati Uniti proviene dall’estero, e gran parte di questi componenti è importata proprio dai Paesi che ora vedranno aumentate le tariffe. Le case automobilistiche potrebbero trovarsi costrette a rivedere i propri modelli di produzione, con il rischio di un aumento significativo dei costi che inevitabilmente ricadrà sui consumatori americani.
I dazi di Trump e il futuro del commercio
La politica dei dazi voluta da Trump potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase della guerra commerciale internazionale, oltre che abbinarsi a quanto impatta già sul mondo del travel, verso gli USA. Sebbene il presidente speri che le tariffe rafforzino l’economia americana, la realtà è che l’industria automobilistica è ormai parte di un sistema globale, dove la competizione e la cooperazione internazionale sono essenziali. La mossa potrebbe finire per danneggiare non solo i Paesi colpiti, ma anche gli stessi Stati Uniti, rischiando di compromettere l’intero equilibrio economico internazionale.