i conti in tasca all'automotive

I conti in tasca all’automotive: il Global Outlook 2020 di Alix Partners

I conti in tasca all’automotive arrivano impietosi a sancire i prossimi tre anni di vendite “depresse”, che per l’Italia saranno 4. Il Global Outlook di Alix Partners è stato presentato ieri dal suo managing director Dario Duse, ricco di dati e approfondimenti su un’industria che non si tira indietro sui macro trend di sviluppo, ma dovrà ridurre in maniera importante i limiti di break even per sopravvivere. Già, perché in ballo c’è proprio la sopravvivenza. Ricordiamo che già nel 2019 l’analisi prevedeva la chiusura di 24-25 impianti produttivi (a livello globale), se lo stimolo alla domanda non arriverà in fretta ed efficientemente, la prospettiva può solo peggiorare. In questo caso il pensiero corre subito all’Italia, visto che Germania e Francia hanno già fatto le loro scelte sugli incentivi.

«L’impatto sui volumi nel 2020 è pesante, di circa 19 milioni di vetture perse (mancate vendite) – argomenta Duse -, praticamente quest’anno si perde il 21% guadagnato nel decennio di espansione 2009-2019». Per un confronto sulla gravità della situazione, la crisi profonda del 2008/2009 costò appena l’8% all’automotive mondiale. Che quest’anno va verso una chiusura di 70,5 milioni di veicoli venduti. S’intende sia passenger cars sia Lcv.

i conti in tasca all'automotive
Dario Duse

I conti in tasca all’automotive: ripresa nel 2025

In una stima ulteriormente peggiorativa, i conti in tasca all’automotive di Alix Partners ipotizzano “un atterraggio” a 66 milioni di vetture nel 2020. Dopodiché servirà un quinquennio per tornare ai livelli del 2019 (90-93 milioni di vetture). Ci aspettano 5 anni di “vendite depresse”, che dopo il “deserto dei profitti” sancito l’anno scorso non è proprio il massimo.

La ripresa avrà con probabilità due velocità.

«In Cina sarà più rapida – argomenta il direttore -: quest’anno si attesterà a 23 milioni di pezzi per tornare nel 2025 ai suoi standard. L’Europa passerà dagli attuali 14 a 21 milioni più lentamente, con l’Est più dinamico. Il Nord America risulta meno impattato rispetto al Vecchio Continente».

Complessivamente, a causa del Covid-19, l’industria automobilistica potrebbe perdere 44 milioni di vetture nei prossimi tre anni. Generando mancati ricavi per 1,3 trilioni di dollari per le case automobilistiche. E 44 milioni di utile perduto.

L’Italia dell’automotive: l’Alix Partners Global Outlook 2020

In un’Europa fortemente impattata dagli effetti della pandemia, l’Italia si mostra in un’accentuata debolezza. «In assenza di nuovi incentivi rilevanti, il mercato si attesta a 1,2 milioni di auto rispetto ai 2,1 raggiunti precedentemente. Anche in questo caso serviranno almeno 4 anni per recuperare», sottolinea Duse.

La critica va al Governo che non propone soluzioni appetibili ai consumatori. Il solo contributo a Phev (motori ibridi) o plug in (elettrici) non funziona, infatti i fondi disponibili non arrivano nemmeno ad essere utilizzati in toto. Come ha già detto Unrae (leggilo qui), occorre un’estensione verso livelli di emissioni meno “stretti” e a quel punto aumentare la dotazione.

Per il 2021 la previsione è di un mercato da 1,6 milioni di vetture e solo nel 2022 le vendite totali dovrebbero riavvicinarsi ai livelli pre-crisi con 1,8 milioni di auto immatricolate.

Il mercato dei Suv in Italia verso il 47%

La società di consulenza apre una sottolineatura sui Suv: in Italia il trend degli sport utility vagon continuerà, a discapito delle vetture tradizionali. Nel 2025 rappresenteranno il 47% rispetto al 24% attuale. «Questo spostamento non aiuta il livello medio di emissioni», osserva Duse.

Cosa dovranno fare le Case per controbattere questi stress negativi?

Pensare ai propri flussi di cassa per andare avanti, ma anche per restituire il debito. Hanno, infatti, chiesto linee di credito per 52 miliardi in Europa e 20 miliardi in Nord America. Se nel primo trimestre 2020 il Covid19 ha incrinato i risultati economici dei costruttori per il 54% e dei fornitori per il 57%, nel secondo trimestre sarà ancora peggio. Gli Oem (i costruttori) hanno forte necessità di risorse finanziarie nel breve tempo.

«La loro preoccupazione è per il 35% in più di indebitamento rispetto al 2015 e dell’8% in progressione sullo stesso periodo 2019 – conclude il manager -. Dunque, quest’anno si devono focalizzare sul preservare la cassa. Andando avanti questa priorità diventerà strutturale. Per cui serviranno azioni strutturali, appunto, per abbassare break even e costi».

Il Global Outlook di Alix Partners è alla diciassettesima edizione.

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