economia 2025

Guerra e crisi ambientale non frenano l’economia dei grandi: peccato non esserci

Gli ultimi studi, come il Disruption Index 2025, sono ottimisti per l’economia dei big, che in qualche modo si accordano politicamente su dazi, risorse, AI e il resto. L’Italia investe quanto riesce, ma è sotto scacco a livello finanziario e per le forniture. Meglio il Travel dell’Automotive

L’economia, globale, o meglio dei grandi, non sembra esser messa così male per il 2025. Eppure si arriva dal ridimensionamento della pandemia, dal dramma delle guerra, da distruzioni e drammi ambientali per alcune zone del mondo, da una politica più che in evoluzione, salvo alcuni casi.

Dati alla mano, mentre noi piangiamo per l’automotive nazionale e speriamo almeno nell’industria del viaggi, anche d’affari, 8 business leader su 10, nelle grandi aziende globali, si aspettano ricavi in crescita. Addirittura il 76% prevede una crescita della propria economia nazionale, il 68% per quella globale.

IA, Cina e America influenzano l’economia globale

Sono ovviamente buone aspettative sull’intelligenza artificiale: l’80% dei dirigenti è ottimista per l’impatto che l’IA avrà sulla propria attività. In risposta alle tensioni nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina, ci si adegua senza pianti: la metà delle aziende (56%) corregge i piani, tre su quattro (74%) modificare nettamente strategia. E Trump non fa così paura, ai grandi dell’economia: meno della metà delle aziende (47%) teme impatti negativi.

Questi in sintesi gli elementi rilevanti dal sesto AlixPartners Disruption Index, frutto di interviste a ben 3.200 CEO e C-level di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Svizzera, Cina, Giappone, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Sono 10 le industrie chiave coinvolte nello studio: Automotive, Aerospazio & Difesa, Prodotti di Consumo, Energia, Servizi Finanziari, Sanità, Media & Intrattenimento, Retail, Tecnologia e Telecom.

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Più produttività in assoluto, non semplice da noi

Interessante come sempre il commento italiano, allo studio, che ci da la misura di chi è “dentro” le buone previsioni nonostante tutto quanto accade e chi no:

“Nonostante aumentino l’incertezza e la volatilità, anche per le tensioni politiche internazionali, due terzi degli AD dichiara una preoccupazione stabile: ci stiamo abituando alle disruption, ma solo il 7% delle aziende riesce a far parte del gruppo dei leader della propria industry che hanno anche visto i profitti crescere più del 20%”.

Ha commentato Dario Duse, Country leader di AlixPartners, che poi spiega l’effetto della AI: “Quasi il 90% dei CEO ha visto la produttività dei collaboratori salire. I capi azienda sono estremamente ottimisti riguardo all’intelligenza artificiale e l’automazione sulla loro organizzazione e stanno applicando queste innovazioni anche per aumentare i ricavi, oltre che ridurre i costi: c’è una generale attesa e focalizzazione sulla spinta alla produttività”.

Ottimismo in azienda: più assunzioni ma difficili e più IA

Come rivela lo studio tra la maggioranza degli intervistati prevale un sentimento di ottimismo, rispetto alla crescita dell’economia nei prossimi 12 mesi. L’anno scorso il 58% a livello globale si aspettava un impatto a breve sulla propria attività a causa di una recessione, quest’anno solo il 38%, con il 43% dei manager che ritiene che assumerà più lavoratori a tempo pieno, segnando un salto rispetto al 34% di un anno fa.

In generale si raccoglie ottimismo rispetto al progresso tecnologico e l’automazione dei processi è vista come un’enorme opportunità. Il 72% dei CEO prevede l’implementazione di robot umanoidi su larga scala, entro i cinque anni. I dirigenti guardano sempre più all’IA e al digitale per far crescere le loro attività: l’80% dichiara di essere ottimista sull’impatto dell’IA. Già il 61% la impiega per promuovere la crescita dei ricavi, mentre il 39% pensa di sfruttarla per ridurre i costi.

Più cauti riguardo all’effetto sulla forza lavoro: il 35% segnala preoccupazioni per un’eccessiva dipendenza dall’IA e il rischio di ridurre il pensiero critico e le capacità di risoluzione dei problemi da parte dei dipendenti. Solo la metà dei dirigenti afferma che sarà facile assumere lavoratori qualificati nei prossimi 12 mesi, sale chi sostiene il contrario: 21%. Soprattutto nel settore Aerospaziale e della Difesa si pensa che le assunzioni diventeranno più difficili (27%).

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Dove cambia il business: energia e automotive

Il 40% dei dirigenti prevede che il modello di business cambierà non poco. Un dato in forte aumento negli USA e in Germania, mentre è in lieve calo in Cina e Giappone. La trasformazione dei modelli di business è attesa nei settori più colpiti dal cambiamento climatico e dalla transizione energetica, come in quello dell’energia e dell’automotive.

Economia aziendale Italia sotto scacco: per Fisco, Inflazione e Forniture

Con un Disruption Index in flessione di 2 punti (69 vs 71), per i CEO e C-Level italiani le sfide 2025 sono i tassi di interesse (per il 57%), la normativa e tassazione (per il 50%), e l’inflazione (47%).

Rispetto alla media, le aziende italiane investono di più in tecnologia e digitale (67%) e i top manager sono più ottimisti sull’IA sul (85%) ma si attendono maggiore complessità per le catene di fornitura.

Non è segreto che nel Bel Paese l’automotive, come in Europa, sia in difficoltà, per fortuna da noi “viaggiano forte i viaggi” in parte anche d’affari, come argomentiamo nelle sezioni Travel e Mice di Missionline.it: a gennaio 2025 l’indice BTT è a +19% sul 2024.

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