Continua la guerra al Diesel in tutto il mondo, a tre anni dallo scoppio del Dieselgate. Con continui annunci da parte delle Case della rinuncia a produrre auto con propulsioni a gasolio, l’ultima in ordine di tempo sarebbe il gruppo FCA, almeno secondo il Financial Times (leggi qui), e con “editti” da parte di governo e istituzioni locali per mettere al bando queste motorizzazioni in maniera definitiva dalle loro strade. Che potrebbero essere sempre di più dopo Londra, Parigi o Amsterdam (leggi qui); il tribunale di Lipsia in Germania ha infatti dato ragione alle città di Stoccarda (casa di Mercedes e Porsche…) e Düsseldorf le quali, se vorranno, potranno vietare la circolazione delle auto diesel senza bisogno di una decisione a livello federale, respingendo il ricorso, per dei Land del Baden-Wurttemberg e del Nord Reno-Westfalia, secondo i quali la materia non sarebbe stata di competenza comunale, ma federale. E poi l’annuncio del sindaco Virginia Raggi in una Roma in piena emergenza (leggi qui) al ritorno dall’incontro a Città del Messico del Meeting di Women4Climate dello stop ai diesel in centro della capitale dal 2024.
Guerra al Diesel anche a Roma e nelle città tedesche, iniziano a cadere i baluardi del diesel?
In Germania sono molte le città che superano la soglia consentita di inquinamento dell’aria e che a questo punto si trovano nelle condizioni di imporre lo stop ai veicoli diesel. E’ sconcerto nell’industria, nei Land e, anche da parte di Frau Merkel, anche se il Tribunale amministrativo federale ha permesso una introduzione graduale dei divieti di circolazione, che in una prima fase potrà riguardare solo i veicoli più vecchi, fino agli Euro 4, mentre gli Euro 5 non potranno essere bloccati prima del 1 ° settembre 2019. A Roma, invece, e lungi da me ogni polemica politica anche per la vicinanza al voto, l’annuncio suona un po’ strumentale. In una città dove si chiudono le scuole perché “non funzionano i riscaldamenti in quanto vetusti” si è detto da più parti, si va a colpire sempre e solo un bersaglio; il motore diesel. Che, a detta degli esperti, è la tecnologia più perfomante e permette un abbattimento di Co2. Anche perché l’impatto sull’inquinamento è abbastanza ridotto e le polveri sottili, quelle oggi sul banco degli imputati, fuoriescono anche e soprattutto da freni e dischi (che notoriamente hanno anche le auto elettriche). Poco o nulla si fa contro le caldaie (soprattutto quelle pubbliche, certamente le maggiori colpevoli dell’inquinamento cittadino, almeno in Italia, leggi qui) e si fa la guerra al diesel. Che è in effetti una tecnologia europea, pochissimo usata nei principali mercati dell’auto al mondo, ovvero Stati Uniti e Cina ( e questo forse conta nella decisione delle Case…), ma che ha permesso negli ultimi 20 anni un abbattimento del 92% per gli ossidi di azoto (NOx) e del 97% per le polveri sottili (Pm10).
Guerra al Diesel, ma il mercato, soprattutto quello energetico, è pronto?
Naturalmente con le auto elettriche sulle strade la situazione dell’aria migliorerebbe un po’, neanche poi tanto nei freddi mesi invernali, almeno per le città dove l’inverno è più pungente e dove dura più a lungo, come dimostra anche lo Studio della European Climate Foundation che abbiamo pubblicato anche noi, ma il nodo della produzione di energia elettrica, soprattutto sostenibile, rimane, come aveva anche detto il buon Marchionne tempo fa a Rovereto pronto, però, a quanto pare a una inversione a U delle sue posizioni (leggi qui). Lo ha anche sottolineato BP nel suo nuovo Energy Outlook dove ha ammesso che l’auto elettrica avrà un impatto molto rilevante sul mix energetico dei trasporti privati nei prossimi anni con un picco dei consumi petroliferi. Una rivoluzione in cui il mondo della flotte aziendali, come abbiamo anche visto durante il convegno organizzato da Newsteca a inizio anno (leggi qui), è sicuramente pioniere, seppure con mille difficoltà. Ma ne vale la pena?
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