Il futuro dell’auto aziendale parla elettrico. Ma anche ibrido e ancora molto diesel. Questo quanto emerso durante MissionForum, nel convegno dal titolo “L’auto che vorrei – Il noleggio che vorrei” organizzato da questa casa editrice.
Auto aziendale, che fra tasse rinnovate in funzione delle emissioni di CO2 e difficoltà di trovare, installare e utilizzare le colonnine di ricarica possibilmente ad alta potenza, stenta ancora ad “elettrizzarsi”.
Durante MissionForum ha aperto i lavori Salvatore Saladino, country manager Dataforce Italia. Dataforce è una società di analisi di mercato che opera a livello internazionale, fornendo all’industria dell’auto informazioni soprattutto concernenti le flotte.
Il futuro dell’auto aziendale? Ibrido sì. Ma a certe condizioni
«Investire sulle auto ibride o sulle ibride plug in è corretto. Ma lo è nei termini in cui bisogna trovare il miglior compromesso fra le scelte del legislatore e quelle aziendali», ha esordito l’esperto. «È infatti ampiamente dimostrato che l’”ibrido vero” possa rappresentare una importante forma di contenimento delle emissioni. Soprattutto in ambito urbano, così come il diesel è la migliore motorizzazione oggi esistente per le flotte aziendali. Ho invece più di qualche perplessità sul mild hybrid: non c’è alcun Paese in Europa che consideri ibride queste auto, che non percorrono “nemmeno un metro” in modalità elettrica. Questo mentre qui in Italia parcheggiano gratis e superano i blocchi del traffico. Ma con emissioni appena inferiori agli equivalenti modelli a benzina e un risparmio alla pompa (nell’utilizzo reale) minimo, se non irrilevante».
La ricerca resa nota a MissionForum, effettuata tra i lettori di MissionFleet, ha mostrato che nei prossimi 3 anni solo il 4,3% dei rispondenti (351) ha detto di non volere nuove auto diesel. A questi si aggiunge un altri 5% che dice “Probabilmente non ne prenderemo”. Segno che i motori alimentati a gasolio hanno ancora il loro appeal.
Dataforce Italia: le auto ibride plug in sono quelle vere
«Analizzando i dati di CO2 omologati – continua il manager -, le uniche vetture le cui emissioni sono sotto i 95 g/km (limite oltre il quale scattano le multe europee) sono le ibride plug-in. È quindi scontato ipotizzare quale tipologia di ibrido sarà la prevalente in futuro. Se invece vogliamo palare di emissioni reali, sono i motori diesel Euro 6d Temp e Final ad avere la migliore efficienza raggiunta oggi. È il primato tecnologico dell’industria europea quello dei motori diesel, un primato che ne fa i migliori al mondo. Questo nonostante la demagogia e l’ignoranza politica, nonché la stupidità colpevole delle dichiarazioni di alcune case automobilistiche».
Il futuro? «Tutte le case auto sosterranno costi di investimento elevatissimi sulle auto elettriche. Che verranno principalmente pagati dai consumatori, ma nel breve e medio termine la vera accelerazione si vedrà sulle auto ibride. Per quanto riguarda le emissioni zero (necessarie per il cosiddetto ultimo miglio), almeno in Italia dovremo aspettare un altro decennio per vederle raggiungere una quota di mercato a due cifre».
Il futuro dell’auto aziendale: il tema fiscale
Parlando di auto aziendale non si può dimenticare il tema fiscale, gioia e dolore di molte aziende italiane. Di questo ha parlato Maurizio Petrotta, senior consultant InterTaxCons, azienda attiva in tutte le aree di taxation compliance.
«Come noto, secondo la legge attualmente in vigore, un’azienda oggi può detrarre fino al 70% dei costi di un’auto aziendale entro il limite di 18.075,99 euro in caso di acquisto o leasing finanziario e di 3.615 euro in caso di noleggio. Questo nel caso la vettura sia in uso a un dipendente per la maggior parte del periodo d’imposta. Nel caso di auto aziendale a disposizione, l’impresa può detrare solo fino al 20% dei costi, sempre con gli stessi limiti. Per quanto concerne, invece, l’ammontare del fringe benefit da assoggettare a tassazione per l’utilizzo dell’auto aziendale da parte di un dipendente, dal 1° luglio 2020 sarà valutato il livello ufficiale delle emissioni di CO2, dove la base imponibile del fringe benefit, e quindi la tassazione, aumenterà con l’aumentare di tali emissioni».
Approfondisci sul nuovo schema di tassazione secondo le emissioni di CO2.
Il futuro dell’auto aziendale sta nel servizio alle imprese
«Parte delle auto elettriche e plug in vengono immatricolate per l’attività di sharing dagli stessi costruttori, quindi non vendute sul mercato» spiega Ludovico Maggiore, Fellow del Cami dell’Università Cà Foscari di Venezia e founder di Mobility Up, impresa nata da un gruppo di persone con ampio know how nei servizi automotive che affianca le aziende nel realizzare “la mobilità di domani”.
«L’Italia è al 10° posto in termini di auto per abitante, dopo Stati uniti, Australia e Nuova Zelanda e piccolissimi stati europei. Quando India e Cina, che sono al 158° e al 111° posto di tale classifica, raggiungeranno i nostri livelli di motorizzazione, l’attuale modello di mobilità di massa non sarà più sostenibile, soprattutto nelle grandi città».