A NME, esposizione dedicata alla transizione ecologica dell’automotive e all’evoluzione di mobilità, si è tenuto “Pensare il modo differente per muoversi in modo intelligente”. Un appuntamento organizzato da Federmotorizzazione e Confcommercio Mobilità.
Sono stati analizzati i radicali cambiamenti che stanno trasformando le città, destinate a diventare più “intelligenti e verdi”, grazie anche alla micromobilità e ai punti di interscambio. La mobilità è destinata a cambiare, con un’accelerazione che deve fare i conti con un territorio non sempre pronto alla rivoluzione. Moderato da Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive, l’evento ideato da due organizzazioni che in Italia rappresentano oltre 450.000 addetti è stato aperto dagli interventi degli eurodeputati Massimiliano Salini e Paolo Borchia, impegnati a Bruxelles nelle commissioni che si occupano di riprogettare la mobilità di un intero Continente.
Incertezza su regole transizione
«L’incertezza – è l’analisi di Salini – deriva da fattori che non sono controllabili nei luoghi dove si assumono le decisioni politiche. Il percorso si annuncia duro per modificare quei provvedimenti così staccati dalla realtà assunti dalla Commissione UE, che guarda a una riduzione del 100% delle emissioni di CO2 al 2035, con solo trazione elettrica».
730 euro in più di costo auto
Secondo Borchia, «il percorso della transizione avanza con un’overdose di ideologia. C’è da sperare che l’apertura di Greta Thunberg, che ha recentemente considerato un errore lo spegnimento delle centrali nucleari in Germania, rappresenti uno spartiacque. Non dobbiamo dimenticare che gli obiettivi europei sono troppo sfidanti e ideologici, mettono a repentaglio la competitività industriale europea. Stiamo andando in una direzione difficile da sostenere. I 730 euro medi di aumento dei costi di produzione per ogni auto saranno scaricati sugli utenti, con un evidente impatto sulla competitività».
Auto Elettrica? Massimo 25mila euro
Pierluigi Ascani, presidente di Format Research, ha presentato i risultati di uno studio che mette a confronto la visione dei cittadini e delle imprese sugli effetti della transizione elettrica. «I cittadini accusano l’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico e l’integrazione tra città diverse. Il 56% dei cittadini ritiene che la transizione impatterà pesantemente sugli spostamenti, ma anche che l’84,5% degli italiani comprerebbe un’auto elettrica, se costerà fino a 25.000 euro. Per quanto riguarda le imprese, il 34,5% dei responsabili prevede un impatto negativo, con il 2,6% che vede nero, e ipotizza il rischio di chiusura»
Euro7 e Biocarburanti
Claudio Spinaci, presidente di UNEM, ha puntato il dito sulla «logica ostruzionistica al percorso avviato da anni che porterebbe a lavorazioni diverse da quelle del petrolio nelle raffinerie, pronte a ottenere carburanti da biomasse, rifiuti e addirittura della CO2 stessa. Il problema è la narrazione complessiva che oscura qualsiasi approfondimento. L’elettrico è indicato come unica soluzione, ma noi siamo sicuri che la revisione prevista nel 2026 ci darà ragione, ma sarà troppo tardi perché molte fabbriche saranno già chiuse. Le aziende, inoltre, non faranno investimenti per evolvere i motori a Euro 7 se non avranno garanzie».
Gestione città e parcheggi
Secondo Laurence Bannerman, segretario generale di Airpark, specializzato nello studio dei problemi legati ai parcheggi, la rivoluzione della mobilità urbana in Italia «è particolarmente complicata da un rapporto della ripartizione modale che prevede in media il 60% degli spostamenti in auto privata e il 40% con trasporto pubblico (esclusa Milano). Non ci sono alternative efficienti e gli spazi che abbiamo per riorganizzare sono strade, marciapiedi e piazze. Non c’è altro. Serve un ripensamento complesso che tenga conto dei pesi dei componenti della mobilità quando si introducono nuovi elementi».
Una soluzione, dal punto di vista di Ana Cecilia Paez, Associate Transport Planner, di One Works, potrebbero essere le «Città 15 minuti, risultato di un concetto per fornire servizi tenendo conto della loro distanza, in modo evitare ai cittadini lunghe percorrenze per raggiungerli. Su questo progetto Parigi ha investito fortemente, ma serve coraggio per arrivare fino in fondo. Bisogna lavorare su tre livelli: una politica che spinga dall’alto, ma sotto ci deve essere un livello intermedio composto da enti che favoriscano l’applicazione, mentre il terzo livello è rappresentato dalla legislazione, dal Codice della Strada. E su quest’ultimo punto l’Italia è carente».
Car sharing e Micromobilità in aiuto
Un aiuto alla mobilità può arrivare da un concetto di car sharing diverso, come ha sottolineato Matteo Brambilla, Marketing Manager di E-Vai (FNM): «Con E-Vai usciamo dalla dimensione della città e dal classico sharing nato una decina di anni fa. È necessario attuare uno shift modale, per permettere ad altre forme di mobilità di integrarsi con quelle antiquate di mobilità individuale. Spostamenti modali sono attualmente al 12%, e il nostro obiettivo è quello di aumentarli, puntando sull’inclusività sociale. Sono 105 comuni lombardi sono connessi a noi grazie ad aeroporti e stazioni dei capoluoghi».
Poi c’è la micromobilità, il noleggio dei monopattini elettrici in continua espansione. Una soluzione semplice e utile, che tuttavia necessita di un’attenzione particolare per evitare gli eccessi. Folco Gervasutti, responsabile marketing per l’Italia di Voi, precisa che l’azienda ha messo a punto una serie di soluzioni contro la “deregulation”.
«Siamo diventati partner di UNASCA, collaborando alla realizzazione di un modello che va a integrare libri di testo per conseguire patenti di ogni grado. Educare è più importante che sanzionare; per questo alla prima e alla seconda infrazione avvisiamo l’utente via email, mentre al terzo tratteniamo 10 euro dalla carta di credito. E per evitare il problema dei parcheggi selvaggi stiamo acquisendo aeree in autorimesse da destinare ai monopattini».
Solo auto elettriche? Questione di reddito
I lavori sono stati chiusi Simonpaolo Buongiardino, Presidente Federmotorizzazione e Confcommercio Mobilità, che chiede un aiuto per spegnere la folle ideologia che prevede lo stop dal 2035 alla produzione di auto con motori termici.
«Serve un diverso approccio al tema dello sviluppo della motorizzazione elettrica tra il Nord Europa, più ricco, e il Sud Europa Mediterraneo, più povero. Il cittadino medio italiano non acquista auto elettriche perché non se le può permettere: i decisori politici, finalmente, devono farsi interpreti dei bisogni dei cittadini e adottare linee adatte al nostro Paese, puntando con decisione allo svecchiamento del parco inquinante, il più vetusto d’Europa, anche attraverso le motorizzazioni tradizionali di ultima generazione, piuttosto che insistere su un obiettivo irraggiungibile di una transizione elettrica accelerata. Non è possibile inseguire gli obiettivi temporali dei Paesi del Nord Europa che hanno, mediamente, il 60% di reddito più alto e possono permettersi, come vettura elettrica più venduta, una Tesla che costa tra 60.000 e 80.000 euro».