FCA piani fleet

I piani di FCA nelle flotte aziendali: intervista ad Alessandro Grosso

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Per FCA piani fleet nel segno dell’equilibrio e uno sguardo lungo sull’innovazione. “Abbiamo aspettato un po’, ma entreremo nel mercato dell’elettrico a modo nostro: creando un ecosistema completo, pensando a chi li utilizzerà, dai Millennial per i quali ‘less is more’ e possedere un’auto non è più così prioritario, in poi. Ecco, il nostro è un concetto democratico di mobilità. Vendiamo auto, ma soprattutto servizi e li commercializziamo nella metodologia di acquisto che ogni cliente desidera: share, noleggio, shopping. Vogliamo parlare ad un pubblico ampio, di cui il 50% è corporate (incluso il noleggio ai privati, ndr)”. Così Alessandro Grosso, responsabile Fleet & business sales del gruppo FCA per la regione Emea, in una round table al Salone di Ginevra (qui la presentazione delle novità, in diretta), per fare il punto sul futuro delle flotte aziendali, di fronte alla sfida delle alimentazioni. Secondo il manager il diesel non dovrebbe subire un drastico crollo, visto che rimane competitivo sul costo complessivo della proprietà (Total cost of ownership) e ha pur sempre emissioni di Co2 inferiori. Nel true fleet, secondo Grosso, un cliente su due continua ad acquistare auto a gasolio. “Sulle lunghe distanze vince, è il 70% del business per flotte di medi e lunghi percorsi; quest’anno la priorità delle aziende è ancora ridurre i costi”.

Il futuro delle motorizzazioni

Cauto rispetto a una completa adozione dell’elettrico, il responsabile flotte del Gruppo FCA invita a constatare che “i grandi player non sono entrati in maniera decisiva, forse accadrà tra quest’anno e il 2020”. Il distacco è pragmatico: “Provate ad ascoltare i tassisti di Milano, il timore è di rimanere senza la possibilità di ricaricare e di pagare di più, considerato che oltre i 70km/h l’auto effettua lo switch a benzina”. Il metano? “E’ uno dei nostri claim –ammette -, anche in questo caso sussistono timori sull’infrastruttura (la penetrazione è tra il 5 e il 10% nel Paese), non omogenea in Italia. Solo alcune regioni come la Toscana, l’Emilia-Romagna e la Lombardia garantiscono efficienza. Il metano non sarà uno zoccolo duro, bensì un volano”.

Nel frattempo, l’approvazione del decreto di legge che permette il rifornimento self service per il gas naturale, 24 ore su 24 e non soltanto durante l’apertura del gestore, lascia intravedere altre spinte all’utilizzo. Anche se occorre attendere le norme attuative, che solitamente slittano i tempi di operatività.

Distribuzione fra lease, company, e-commerce

Anche sul tema del noleggio a lungo termine, FCA intende trovare un punto di equilibrio. Questo business è diretto per il 10%, quota che aumenta in mercati come Spagna e Francia. 400 i business center in Europa e 80 in Italia. “Noi incentriamo sui concessionari, che distinguiamo tra attivi e meno intraprendenti rispetto al noleggio– spiega Grosso -. In Europa, dove non è presente la società in house di noleggio a lungo termine (presente in sette mercati), viene offerta la formula in white label. Il rapporto lease-company è di amore-odio, in Italia dove operiamo con Leasys, le aziende nostre clienti scelgono ciò che più gli conviene. In più abbiamo lanciato dei canali alternativi, siamo stati precursori dell’e-commerce”. Del 2015 l’FCA Drivers club, forgiato sul modello di Volkswagen negli Stati Uniti. “Oggi l’86% delle aziende di questo segmento ha rinnovato la scelta con uno dei brand e abbiamo raccolto 6mila ordini in sei mesi. E’ utile comprendere che si tratta di un concetto cross-europeo e non solo italiano”.

L’ecobonus spingerà l’elettrico?

“Forse, smettendo di parlare di prezzo tra elettrico e ibrido, potremo assistere a vendite migliori –osserva-. Si dovrebbe insistere sui servizi e non sugli incentivi”. L’opinione dettata da una riflessione sensata: le molte campagne di rottamazione non hanno ancora tolto dalla strada i 13 milioni di vetture Euro 4. “Basti vedere che gli scambi dell’usato sono ancora alti e questo significa solo una cosa: gli italiani non possono permettersi un’auto nuova”.

Il gruppo FCA si sta muovendo per creare una infrastruttura plug-in con i maggiori player europei. “Vogliamo creare un doppio modello di business: da una parte l’integrazione con i dealer e dall’altra sulle grandi flotte di veicoli commerciali allestire una infrastruttura dedicata”. Tre i modelli elettrici previsti entro il 2020 nel Vecchio Continente e 10 in tutto il mondo. “La nostra piattaforma è full hybrid e su questa costruiremo le diverse motorizzazioni”, conclude.

Guardando a un domani molto interessante, dunque, al mondo corporate, FCA porterà la Jeep plug-in hybrid nel 2020, la nuova C-Suv Alfa Romeo “Tonale”, così come la Fiat 500 che intende essere il modello di democratizzazione della mobilità, sul mercato tra tre anni. I prototipi che Fca ha esibito a Ginevra sono i primi del piano da 5 miliardi di euro chiamato “Fabbrica Italia” che l’a.d. Mike Manley ha confermato pubblicamente dal Salone, dopo gli incontri a Montecitorio con la commissione Lavoro.

In questo articolo, i progetti presentati all’89° Salone dell’auto di Ginevra.

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