Le auto con motore diesel perderanno quote di mercato a favore di quelle ibride ed elettriche; inizierà così l’era di ibride ed elettriche? Ma la cosa non avverrà nel breve periodo, anche a causa del ritardo con cui si stanno sviluppando le infrastrutture di ricarica delle vetture emissioni zero. Entro il 2030 le auto alimentate a gasolio saranno il 9% del totale mentre le elettriche toccheranno quota 20% a livello europeo grazie anche a cospicui investimenti volti a dotare l’Europa di colonnine di ricarica rapida.
Ecco i principali trend che emergono dall’analisi condotta, a livello europeo, dalla società globale di consulenza aziendale AlixPartners dal titolo “Emissioni: sempre più vicina l’Era dell’ibrido e dell’elettrico”, i cui risultati sono stati illustrati da Giacomo Mori, Managing Director, nel corso di #FORUMAutoMotive, promosso oggi a Milano con l’obiettivo di dare una nuova forte scossa alle istituzioni, che alle parole sull’esigenza di una svolta nella mobilità a motore continuano a non far seguire fatti concreti. La ricerca evidenzia come siano stati compiuti evidenti passi in avanti nella riduzione delle emissioni, ma anche come nei prossimi 15 anni l’industria automobilistica abbia davanti a sé una sfida tutta incentrata sull’ulteriore abbattimento delle emissioni.
Emissioni in calo, grazie agli investimenti in nuove tecnologie
Secondo lo studio, le emissioni di ossidi di azoto dei veicoli si sono ridotte del 40% nel passaggio dalle vetture Euro 3 a quelle Euro 6, ma nell’uso su strada i veicoli diesel ancora oggi emettono ossidi di azoto 5-7 volte superiori ai limiti di legge e dalle 3 alle 7 volte superiori rispetto ai dati di omologazione.
Inoltre, per raggiungere i target di CO2 previsti per il 2021, i costruttori dovranno più che raddoppiare il tasso annuale di riduzione delle emissioni su strada.
Rendere più efficienti i propulsori attuali è la soluzione più conveniente, ma non consente ai costruttori di raggiungere i target attesi in termini di emissioni di CO2 per il 2030 (circa 50 g/km per auto di piccole dimensioni e circa 65 g/km per auto di grandi dimensioni) che potranno essere rispettati solo se una quota significativa di veicoli ibridi ed elettrici sostituirà le vetture con i propulsori attuali.
Si avvicina l’era di ibride ed elettriche
Il differenziale di costo dell’auto elettrica nei prossimi anni si ridurrà sensibilmente sia per effetto dell’aumento dei costi per rendere efficiente il propulsore tradizionale sia della contrazione dei costi di produzione delle batterie dovuta al progresso tecnologico e alla loro maggiore diffusione (Leggi come Nissan e Anci promuovono le vetture elettriche nei Comuni).
Lo studio di AlixPartners stima che nei prossimi 15 anni le auto elettrificate domineranno i propulsori convenzionali. A partire dal 2020 si ridurrà il divario tra le vetture ibride e quelle con alimentazioni “tradizionali” e le auto elettriche di piccole dimensioni diventeranno sempre più convenienti. Con l’inizio del nuovo decennio i veicoli ibridi conquisteranno un’ampia quota di mercato, soprattutto se il loro TCO (Total Cost of Ownership) si avvicinerà al livello dei diesel. Nel lustro successivo le ibride consolideranno ulteriormente la propria presenza sul mercato, l’elettrico inizierà a diffondersi maggiormente se sostenuto da sovvenzioni pubbliche, mentre le auto diesel verranno gradualmente sostituite in quanto dopo il 2030 non saranno più convenienti per costi ed emissioni.
In particolare, nel 2030 il mix di propulsori auto europei vedrà quelli “alternativi” sostituire in modo significativo quelli convenzionali, con al primo posto i motori ibridi a benzina (28%), seguiti da quelli a benzina (25%), dai veicoli elettrici (20%), dagli elettrici plug-in (18%). In coda i diesel con una quota residuale (9%). Nessuno spazio per le auto a idrogeno e marginale per quelle a gas.
La ricerca dedica un focus, infine, allo sviluppo dell’infrastruttura pubblica di ricarica, ancora oggi in netto ritardo rispetto all’evoluzione del parco di vetture elettriche. Saranno necessari investimenti in infrastrutture per 3.700 miliardi di euro nei prossimi 15 anni a livello globale per 448 città con oltre un milione di abitanti; 30 miliardi di investimenti saranno necessari a Londra, Francoforte, Milano e Parigi. Per raggiungere questa cifra, spiega l’analisi, si potranno utilizzare finanziamenti diretti (Comuni, Regioni, nazionale pubblico) e indiretti da capitale privato (incentivi, detrazioni fiscali, prestito a bassi interessi e rendimenti regolamentati).
I commenti al #ForumAutomotive
“Quella esposta – ha commentato il promotore di #ForumAutomotive, Pierluigi Bonora – è un’analisi che da una parte mette in evidenza lo stato dell’arte del settore automotive, mentre dall’altra ribadisce le persistenti carenze delle istituzioni a livello decisionale, brave solo a enunciare e minacciare sanzioni e molto meno a mettersi d’accordo su un piano condiviso a livello globale e soprattutto realizzabile da parte dei costruttori, come se questi ultimi fino a ora fossero rimasti a guardare. La frattura sul tema emissioni che si va prospettando, inoltre, tra la nuova visione americana, dettata dalla politica del presidente Donald Trump, e quella Ue, più concentrata sul “green”, non farà altro che rendere ancora più complicata la vita alle Case automobilistiche. Insomma, il rischio è che a prevalere sarà il caos e che a farne le spese potrebbero essere, nella sempre più disgregata Europa, i livelli occupazionali nel settore. Per non parlare dello spettro di nuove tassazioni per contribuire a completare gli ingenti investimenti evidenziati nella ricerca di AlixPartners”.
“I timori connessi alle emissioni inquinanti generati dal “dieselgate” e la consapevolezza dei maggiori costi che le aziende automobilistiche dovranno sopportare, per migliorare l’ecologia dei motori a combustione interna, alimentano la convinzione che l’elettrificazione diffusa sia più vicina”, commenta Giacomo Mori, managing director di AlixPartners in Italia, “la tecnologia delle batterie si sta evolvendo rapidamente e i costi scendono per effetto delle economie di scala; nei prossimi 15 anni dovremo aspettarci una progressiva trasformazione delle fabbriche di motori per adattarsi alle nuove tecnologie e molti produttori saranno obbligati ad affrontare un cambiamento strutturale dei rispettivi assetti produttivi”.