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Electric Days 2022, Giovannini: avanti sull’elettrico senza pentimenti

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Durante gli Electric Days 2022, evento promosso da Motor1.com e InsideEVs.it, il tema della transizione ecologica ed energetica della mobilità in Italia è stata l’occasione per ribadire le priorità del Governo in tema di mobilità.

Tra gli intervenuti, il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, che ha sottolineato le intenzioni di procedere sulla trasformazione energetica senza alcun dietrofront.

«L’elettrico è l’investimento di cui non ci pentiremo. Le altre tecnologie potranno essere utilizzate nei settori non elettrificabili. Abbiamo escluso le imprese dagli incentivi auto in quanto già oggi acquistano veicoli ibridi ed elettrici, per seguire politiche di sostenibilità. Quindi non necessitavano di sostegni».

[Approfondisci sulle flotte aziendali e il boom dell’ibrido]

Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili

Electric Days 2022, Giovannini: autonomia energetica e attuazione del Pnrr

Il ministro Giovannini ha evidenziato come «a oggi non prevediamo di chiedere alcun sacrificio agli italiani».

L’economia italiana continua a crescere, nonostante le difficoltà.

«Dunque il Governo sta lavorando per rafforzare l’autonomia sul fronte delle forniture del gas. La guerra è arrivata nel momento in cui l’Italia è impegnata nel mettere a terra il Pnrr e questo aumento dei prezzi e l’indisponibilità delle materie prime mettono a dura prova il sistema produttivo. Su tutti il settore delle costruzioni, elemento chiave per l’attuazione del Piano.

Non va rallentato il percorso avviato che ci renderà meno dipendenti dagli altri Paesi e adeguerà le nostre infrastrutture rendendoci più resiliente a eventuali futuri shock».

[Approfondisci sull’infrastruttura di ricarica pubblica in Italia]

Electric Day 2022: mezzi pubblici e trasporto locale sostenibile

Il tema della mobilità locale è stato l’altro tema dibattuto.

Giovannini: «Oggi stanno partendo investimenti in tecnologie digitali per rendere il trasporto locale più efficace e sostenibile. Negli ultimi due mesi le attività di sharing mobility hanno subito un balzo in avanti del 30% rispetto allo scorso anno.

Queste forme di mobilità vanno estese anche a città di medie dimensioni. Soprattutto in una fase come quella attuale in cui anche la diffusione dello smart working sta ridefinendo i consumi di mobilità».

L’elettrificazione segue lo sviluppo delle infrastrutture

Giovannini si è soffermato sul tema elettrificazione.

«Oggi è tempo di scelte. La via maestra è l’elettrico, come detto, è un investimento di cui non ci pentiremo, anche per le moto e i veicoli commerciali leggeri. L’idrogeno e i biocombustibili possono essere utilizzati in settori del mondo dei trasporti in cui l’alternativa elettrica non è perseguibile.

In parallelo vanno fatte evolvere le infrastrutture, stradali e condominiali, di ricarica.

Senza questo passaggio si rischia di vanificare lo sforzo effettuato con gli incentivi. Stiamo lavorando per rafforzare e accelerare il sistema di ricarica (anche per i veicoli pesanti) sulle nostre autostrade.

Per questo abbiamo incontrato i concessionari della rete, con cui abbiamo anche definito una strategia per evitare i cantieri nei mesi estivi».

Il focus si è poi spostato sugli incentivi.

«Per raggiungere le fasce di popolazione che oggi non riescono ad accedere, per questioni economiche, alle nuove vetture elettriche dobbiamo sostenere anche il futuro mercato dell’usato degli e-vehicles che potranno essere alla portata di tutti».

[Approfondisci sull’infrastruttura di ricarica in Europa]

Il primo studio di analisi di emissioni delle auto elettriche

Durante l’evento Electric Days 2022, le emissioni di CO2 delle auto elettriche sono state poste sotto la lente d’ingrandimento.

La ricerca “Le variabili emissive dell’auto elettrica: ricarica, utilizzo e stili di guida”, realizzata dalla Fondazione Caracciolo (centro studi dell’Aci) e dal Care (Center for automotive research and evolution dell’Università degli studi Gugliemo Marconi) offre risposte a una serie di domande riguardo l’inquinamento di un’auto elettrica. Dalla produzione in fabbrica a fine vita.

Proprio l’auto aziendale e le flotte hanno rappresentato il campione ideale per lo studio.

Infatti, l’analisi si basa sui cicli reali di guida sul territorio nazionale di manager aziendali con abitazione dotata di impianto fotovoltaico e dal nucleo familiare che ricarica sul suolo pubblico.

I fattori che incidono sulle emissioni di un EV

Il professor Fabio Orecchini, direttore del Care ha evidenziato come tra i fattori che incidono maggiormente sulle emissioni di CO2 di un veicolo elettrico sia l’estrazione dei materiali per la costruzione delle batterie. Oltre al mix energetico utilizzato per costruzione e assemblaggio del veicolo.

La carbon footprint (l’impronta di emissioni di carbonio in atmosfera) di un veicolo costruito e assemblato in Cina, che attualmente ha un mix in prevalenza di fossili, supera di oltre il 35% quella dello stesso veicolo costruito e assemblato in Europa.

A incidere poco sulla carbon footprint globale è la modalità di ricarica. Invece, produzione e distribuzione dell’energia elettrica per la ricarica del veicolo insiste significativamente sull’impronta carbonica se proveniente da rinnovabili o da fonti fossili.

Ovviamente un’auto più è grande e più inquina nonostante sia molto efficiente.

Per esempio la Tesla Model 3, che appartiene al segmento D, supera la carbon footprint del 40% rispetto alla compatta Smart elettrica di segmento A.

Quanto inquina un’auto elettrica nel suo ciclo vita?

Prendendo come campione la Smart EQ, lo studio mostra che dalla produzione allo smaltimento, si può arrivare a produrre emissioni che oscillano da un minimo di 5,5 g/km di CO2 (100% rinnovabili) a un massimo di 155 g/km di CO2 (ricarica ≥ 70% fossili).

Per una Tesla Model 3, invece, si va da un minimo di 10,1 g/km di CO2 a un massimo di 263,8 g/km di CO2. Un divario che può crescere ulteriormente in funzione delle abitudini di spostamento.

Questi dati non sono direttamente comparabili con i valori di omologazione delle vetture, che si riferiscono alle emissioni allo scarico. Qui si prende in considerazione l’intero ciclo di vita del veicolo elettrico: dalla produzione allo smaltimento.

Lo stesso gruppo di ricerca si è adoperato per produrre uno studio analogo sulle emissioni complessive delle vetture endotermiche.

Per una Smart a benzina il valore minimo è oggi stimabile in 146 g/km di CO2, mentre il valore massimo arriva a oltre 250 g/km di CO2.

Come si possono ridurre le emissioni per le Ev?

Francesco Ciro Scotto, coordinatore studi e ricerche della Fondazione Caracciolo, ha dichiarato: «Come si evince, è prioritario tenere ben distinti gli strumenti dagli obiettivi».

Ha poi proseguito: «Il grande obiettivo è la decarbonizzazione, mentre i processi di elettrificazione sono uno dei potenziali strumenti, che va valutato insieme ad altri altrettanto validi (motori ibridi, biocarburanti, veicoli di dimensioni ridotte, ndr)».

Conclude: «In un approccio di analisi più complesso e integrato, lo studio evidenzia l’importanza di sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili, al fine di amplificare il contributo dell’auto elettrica alla riduzione delle emissioni.

La crescita della domanda energetica non supportata da una immediata sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili ha un impatto sui consumi di gas, in un circolo vizioso senza fine».

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