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Dazi Ue sulle auto cinesi: perché non vanno bene

Lamentele da Germania e non solo, per i dazi UE sulle auto elettriche cinesi

Sono partiti i dazi, in realtà provvisori fino a ottobre 2024, sulle auto elettriche cinesi che arrivano in Europa. Come scritto già su Missionline la Byd paga il 17,4%, Geely 19,9%, Saic 37,6%.

Gli altri, che hanno collaborato all’indagine UE, vedono tariffa 20,8%. Per il resto, se la società non ha collaborato, vale il 37,6%.

I dazi sono criticabili sotto vari punti di vista, logici, di effetto a lungo termine, ma soprattutto da subito per i produttori auto tedeschi che in Cina hanno il loro principale mercato e temono risposte del governo locale.

Se Pechino aumentasse dazi sull’importazione di auto di grossa cilindrata, quelle dei tedeschi tanto amate e vendute nel grande mercato cinese, Audi, Bmw, Mercedes e non solo potrebbero essere danneggiate.

Per ora si parla di dialogo, consci del fatto che la produzione di auto elettriche, anche se fatta in Europa, dipende molto da componenti prodotta in Cina, non solo batterie. Intanto come noto, molte vetture prodotte in Cina sono già state trasferite in Europa, con anticipo.

L’industria cinese, secondo stime, potrebbe ammortizzare i dazi mantenendo ancora un vantaggio industriale e di costo, nel breve termine, forte di una struttura e dei guadagni differenti da quelli europei, come abbiamo di recente argomentato su queste pagine parlando in dettaglio dei produttori auto cinesi e delle loro vicende sul mercato, anche in ottica anni Trenta e profitti.

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