E’ boom del Car Sharing in Italia, come sottolinea la ricerca “Il Car Sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?” realizzata dalla società di consulenza strategica Bain & Company condotta in collaborazione con Aniasa, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici, e presentata proprio in occasione dell’Assemblea Pubblica milanese dell’Associazione confindustriale (leggi qui il nostro report sulla giornata). Associazione che ci ha visto lungo un anno e mezzo fa quando ha accolto quattro degli operatori del settore del tempo (tra cui anche la fallita Twist).
Lo studio di Bain & Company testimonia il boom del Car Sharing
“Lo studio sul car sharing è partito con l’obiettivo di capire chi è il cliente di questo servizio e chi ne è il concorrente. Abbiamo intervistati 2000 persone con un focus su 580 utenti del servizio e 150 di non utenti sia sul free floating che sul sistema station based” spiega Gianluca Di Loreto, principal di Bain & Company che da questa ricerca sottolinea come ogni auto condivisa può togliere dalla strada “da 5 fino a 9 auto, anche se non molti hanno affermato di aver rinunciato all’autovettura privata, se non alla seconda auto di casa”. Infatti secondo lo studio “il 43% degli interpellati non rinuncerebbe mai all’auto, il 32% lo farebbe ma a certe condizioni, l’11% ha deciso di non acquistarla mentre solo il 6% ha venduto l’auto”, soprattutto in città come Milano, risparmiando così molti soldi, soprattutto se si muove in compagnia: “secondo i nostri dati con il Car Sharing è possibile risparmiare dai 6300 ai 13.300 euro all’anno a seconda dell’auto utilizzata e dei chilometri percorsi”.
Il boom del Car Sharing fa vedere com’è sempre più diffuso in diverse città d’Italia ed è utilizzato come strumento di mobilità, “ma l’utente è saltuario, pragmatico e poco fidelizzare E lo utilizza fa al posto del trasporto pubblico, 55%, e dell’auto privata al 40%” dice Di Loreto, che commenta anche il perché viene utilizzato: “è più flessibile del trasporto pubblico per il 42%, c’è più facilità di parcheggio rispetto all’auto privata per il 37%, ed è più comodo e conveniente del taxi per il 35%”.
“L’utente tipo, maschio, dai 35 ai 40 anni, è pendolare e lo utilizza per raggiungere il posto di lavoro ma non è fedele a una società di Car Sharing , in quanto possiede in media 2,8 tessere e se ne serve senza preferenze verificando la disponibilità del veicolo più vicino, ed è comunque un proprietario di auto” commenta il manager di Bain, che specifica come le percorrenze media siano “soprattutto tra gli 11 e i 20 (a Milano, ndr) e i 21-50 (a Roma, ndr) per due terzi degli interpellati, che utilizzano il Car Sharing soprattutto la mattina e spesso nelle ore di punta, principalmente nei giorni feriali anche se a Milano c’è un maggior uso anche nel fine settimana e la sera”.
Tra i desiderata degli utilizzatori, il prezzo competitivo (indicato dal 63% del campione), la presa/riconsegna ovunque (53%) e la facilità d’uso (44%), mentre rispetto all’auto, “di cui non gli interessa molto il modello” sottolinea Di Loreto, la vogliono pulita innanzitutto (48%), sicura (40%) e ben equipaggiata, su tutti, navigatore, kit BT/vivavoce, (39%). L’utente vorrebbe infine avere certezza dei costi e quindi preferirebbe una tariffazione al chilometro rispetto a quella al minuto.
Un boom del Car Sharing che, però, potrebbe essere ostacolato dal fatto che persistono alcune rigidità che rischiano di ingessare questo mercato con un potenziale ancora enorme: “Manca innanzitutto una definizione normativa di vehicle sharing, così come una cornice legislativa unica per gli operatori pubblici e privati, i quali oggi si confrontano con regolamentazioni del servizio disomogenee fra una città e l’altra, che creano anche confusione nell’utente finale specialmente quando è in trasferta”, evidenzia Andrea Cardinali, presidente Aniasa, che aggiunge: “Come testimonia la ricerca, è necessario un potenziamento delle infrastrutture, prevedendo, tra l’altro, parcheggi dedicati e di scambio intermodale presso stazioni ferroviarie e della metropolitana, centri commerciali, poli universitari e ospedalieri: vere e proprie ‘isole della mobilità’ dove l’utente possa cambiare mezzo di trasporto in modo agevole, e soprattutto garantito”.
“La ricerca dimostra come il Car Sharing sia il frutto di esigenze diverse che trovano nella flessibilità e praticità del servizio una risposta che il trasporto pubblico oggi non riesce a dare. Su queste diverse esigenze gli operatori possono trovare il proprio spazio di manovra ed il proprio posizionamento strategico. Perché diventi una vera alternativa è però necessario che esso si integri pienamente nel sistema mobilità, grazie ad una maggiore sinergia tra pubblico e privato”, chiosa Di Loreto.